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Tra green economy e arti delle donne, ecco il quinto numero di alfabeta2

di - 26 Dicembre 2010

È in edicola in questi giorni il numero 5 della
rivista alfabeta2, con due focus dedicati alla Green Economy e alle arti delle
donne. Alain Touraine rilascia una strepitosa intervista (Benvenuti nel vuoto
sociale
) dedicata alle conseguenze profonde della crisi, mentre Franco Berardi
Bifo affronta di petto il tema del collasso europeo, tra dirottamenti di
risorse e abolizione de facto di un’eredità plurisecolare.

Arturo Lorenzoni e Gianni Silvestrini propongono un’analisi dello stato
dell’arte relativo alle fonti rinnovabili, e Carlo Corazza, Mauro Annunziato,
Leonardo Romei chiariscono il concetto – troppo spesso ambiguo – di
‘sostenibilità’ applicato all’ecologia, tra impatti su contesti urbani e mobilità
da una parte, e falsi miti dall’altra.
Le arti femminili del nostro tempo sono indagate dalle protagoniste, che
forniscono punti di vista finalmente nuovi sui temi e i dibattiti in campo. La
panoramica ampia e articolata si muove tra le riflessioni di Laura Fortini
sulla critica femminista degli ultimi anni e di Gilda Policastro sull’immagine
della scrittrice proposta dallo Spettacolo italiano, la conversazione tra
Elisabetta Benassi e Marilena Renda, la rilettura proposta da Stefano Chiodi
dell’opera critica sperimentale e attualissima di Carla Lonzi, e le analisi di
Silvia Bottiroli – dedicata alle figure femminili del teatro italiano
contemporaneo – e di Lucia Tozzi sulla posizione delle donne nel circuito delle
archistar. Come spiega lucidamente Silvia Ballestra nell’editoriale: “prima ancora
di porsi il problema del famoso (e talvolta micidiale) ‘specifico femminile’,
bisogna forse capire quali effetti produce l’assenza delle donne nei ruoli
decisionali della produzione
”.
Chiudono il numero tra gli altri il gustosissimo pezzo di Helena Janeczek
(Gramsci a Gallarate), a metà strada tra bozzetto di costume e acuta critica
culturale, e Il paese dei senza piramidi di Achille Bonito Oliva, sull’assenza
di “fiducia nella storia” caratteristica della classe politica italiana,
incapace di lasciare tracce durature di sé e di “scegliere l’architettura” al
posto dell’edilizia (con l’eccezione del Maxxi). La retrospettiva per immagini
di questo numero è dedicata a Jacques Villeglé. (christian caliandro)

[exibart]

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