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Voglia di aria nuova al MIBACT. Franceschini chiama a raccolta la sua squadra per un confronto sulle prossime mosse. A cominciare dai sovrintendenti

di - 15 Aprile 2014
Qualcosa si muove, o qualcuno. Sono gli oltre centocinquanta sovrintendenti, su cui spesso piovono accuse di immobilismo se non addirittura di intralcio ai piani di sviluppo, direttori di poli museali, archivi e biblioteche del Mibact, che ieri, convocati dal ministro Franceschini, si sono incontrati al Collegio Romano.
Una maratona di quattro ore, circa cinquanta interventi, tutti di discussione e proposta in merito alle iniziative che il ministero si impegna a mettere in campo nei prossimi mesi.
Come ormai è noto, questione che sta a cuore a Dario Franceschini, in tempi di spending review, è la collaborazione tra pubblico e privato. Intenzione dichiarata è quella di focalizzare l’attenzione sui sistemi di agevolazione fiscale, a vantaggio di chi investe in arte e cultura. Ma anche il legame virtuoso, tutto ancora da costruire, tra cultura e turismo. Ed è qui che i sovrintendenti, con spesso i loro vincoli e un’idea del bene culturale quasi interamente impostata sulla tutela e poco sulla valorizzazione, sono chiamati a giocare (e magari ad apprendere) un ruolo più attivo e propositivo.
Non a caso Franceschini ha avvisato che va avanti anche il progetto di modifica della struttura ministeriale, perché, afferma il ministro “è giusto difendere il sistema delle sovrintendenze, ma dobbiamo al tempo stesso accettare la sfida di una sua modernizzazione per migliorarne e razionalizzarne l’organizzazione e le modalità decisionali, riducendo gli ambiti di discrezionalità e aumentando il confronto ed il coordinamento nei giudizi, e ponendo maggiore attenzione alle esigenze dei territori e dell’integrazione turistica”. Un Ministero più al passo coi tempi, anche grazie alle tecnologie e alle potenzialità dei meccanismi legati al marketing, che, se sfruttati al meglio, permettono di promuovere musei e siti archeologici, e di riflesso, tutto il territorio circostante.
La sfida allora è quella di essere contemporanei, per dimostrare che, al contrario di quello che si crede, la cultura produce ricchezza e contribuisce allo sviluppo. (Roberta Pucci)

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