Categorie: Street Art

Il caso In Bonafede, quando la street art provoca: la parola a Evyrein

di - 30 Marzo 2023

Evyrein è uno street artist veneto che si è formato da autodidatta, confrontandosi costantemente con altri artisti italiani. Le sue opere hanno spesso un background provocatorio, come nel caso del suo ultimo lavoro, in cui ha ritratto il boss mafioso Matteo Messina Denaro e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni stringersi la mano. Ed è proprio questo aspetto che lo ha fatto avvicinare, fin da subito, alla figura di Banksy, lo street artist anonimo più famoso al mondo che, da oltre 20 anni, comunica i suoi messaggi in maniera molto minimale e diretta.

Evyrein gravita fin da giovane intorno al mondo dei graffiti, non da protagonista ma osservando le tecniche e i messaggi. La street lo ha sempre incuriosito, la sua è una forte sensibilità per tutto il mondo “urbano”. Ed è proprio durante il lockdown del 2020 che decide di uscire allo scoperto, per iniziare a realizzare le sue prime opere a Padova, mostrando la sua arte sulle superfici pubbliche.

G8 Shaka – Padova – Piazza delle Erbe – 2022 – Foto Laura Guerrini

Ci racconti cosa è avvenuto per la tua opera In Bonafede, che rappresenta Giorgia Meloni e Matteo Messina Denaro? Hai avuto delle conseguenze per questo lavoro.

«Circa tre settimane dopo la sera del 22 gennaio, sera in cui ho attaccato l’opera, ho ricevuto la visita della Digos a casa mia, con un mandato di perquisizione. È successo alle 6 del mattino, pensavo si trattasse di un errore. Armi non ne ho mai trafficate e non faccio uso di droghe, rapporti con la mafia non ne ho mai avuti. Mi hanno chiesto se mi facessi chiamare Evyrein. Volevano sapere dove mi trovassi la sera del 22 gennaio. E quindi ho capito di cosa stessero parlando. Lì per lì non riuscivo a crederci.

Hanno voluto il materiale inerente a quella sera del 22 gennaio, mi hanno sequestrato i vestiti, le bombole, l’I-pad, i file, i miei lavori in generale. Dopo questo mi hanno portato in questura. È stato tutto incredibile. Mi è stato riconsegnato metà del mio materiale e mi hanno riaccompagnato a casa. Chi fa il nostro mette sempre in conto il discorso dell’imbrattamento. Il problema è che non erano lì per questo, la mia accusa non era questa. Sono indagato per vilipendio allo Stato, per quello che ho rappresentato su quel muro. Il proprietario del palazzo dove ho affisso l’opera non ha sporto denuncia, in quel caso tra l’altro ho lavorato con la tecnica del paste up, è come se avessi attaccato un poster. Gli agenti della Digos mi hanno anche detto, tra l’altro, che l’opera dopo 20 minuti era sparita. Dalle telecamere hanno visto che attorno all’una di notte, due ragazzi son passati, l’hanno vista, presa e portata via».

In Bonafede – Padova – Via Marsala – 2023 – Foto di Federica Andreazzo

Sei un artista che unisce la street art con provocazione, l’arte con la satira. Qual è il tuo punto di vista? Perché hai sentito l’esigenza di esprimerti e lanciare questo tipo di messaggi?

«Io lavoro cosi, mi definisco uno street artist. Non vorrei passare per arrogante, ma sono molto radicale su questa cosa. Lo street art serve, ha un suo perché. Ci sono gli street artist, i muralisti, i graffitari. Bene, io sono uno street artist. La street art serve per dire qualcosa, per comunicare qualcosa, per far discutere, e può essere anche pungente. Questo per me è il significato, è fatta anche per esporsi, può essere satirica. Forse anche io ho fatto della retorica con l’opera In Bonafede perché ho raccontato qualcosa che le persone già conoscono: il rapporto Stato-Mafia è una vecchia storia, era quello il messaggio, non ho detto niente di nuovo…Non ho preso in causa Giorgia Meloni o Matteo Messina Denaro, sono solo due esempi».

Love Letters Only – Padova -Via S. Martino e Solferino – 2022 -Foto di Laura Guerrini

Dall’idea alla realizzazione: come funziona per te il cosiddetto “processo creativo”?

«Il mio processo creativo è spontaneo, ho il mio logo e lo “spammo” in giro, per il resto cerco di rimanere nell’attualità. In quel momento non si parlava altro che della cattura di questo boss. Mi son svegliato una mattina e in mezz’ora ho creato l’opera. Se fossi stato giorni a pensarci, non mi sarebbe venuto in mente. Non riesco a stare lì a pensare, mi deve balzare in testa e quando succede, la butto giù. Può passare un giorno, una settimana, un mese. Il mio processo creativo è lungo, ma quando ho l’idea, sono veloce; ma deve venirmi l’idea».

Flowers Banger – Padova – Via Vescovado – 2022 – Foto di Evyrein

Che tecniche utilizzi?

«Utilizzo gli stencil, i paste up, in generale la poster art per una esigenza mia, nel senso che la mia arte è tutta spontanea e illegale, non lavoro su commissione, so che rischierei una multa per imbrattamento, quindi devo essere veloce. Esco di notte e mi faccio il mio viaggio, scelgo i posti in base a quello che mi viene in mente di fare».

Il tuo primo lavoro su strada: che ricordo ne hai?

«Il mio primo lavoro su strada è stato interessante, almeno secondo il mio punto di vista. Eravamo in pieno lockdown, non si poteva uscire. Ho pensato che fosse il momento ideale, quando non c’è nessuno in giro. Giravano pochissime macchine. Di notte poi non ne parliamo. Quello è stato il mio primo lavoro su strada e ne ho un bel ricordo. Avevo già realizzato parecchi lavori, fino a quel momento non ero mai uscito. Li avevo tenuti per me, fino a che ho deciso di farli vedere anche agli altri».

Ci vorrebbe un miracolo – Padova – Piazza delle erbe (volto della corda) – 2021 – Foto Evyrein

Cosa farai domani? Progetti per il futuro?

«Non lo so, non faccio progetti a lungo termine. Dopo due giorni dell’arresto, chiamiamolo così, ero già in strada. Non mi sono fermato, non sono riusciti a farmi passare la voglia. Mi sono spaventato, quella mattina ho avuto paura, questo sì… Ora rischio una multa dai 1.500 ai 5.000 euro, per me è gravissimo. Però a me piace dire: “Non mi avete fatto niente”. Anche perché peggio di così, non saprei cosa pensare!».

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