Ateliê Kobra
La crisi climatica non è più un rischio futuro ma una realtà presente, che mette in pericolo la nostra esistenza e l’equilibrio dell’intero pianeta. Questo il messaggio che l’artista brasiliano Eduardo Kobra vuole lanciare attraverso la sua ultima opera, che sarà presentata il 7 giugno presso Spazio Thetis di Venezia, hub dedicato all’arte contemporanea situato nell’Arsenale Nord. Una installazione di forte impatto che si fa dichiarazione visiva, evocare il fenomeno locale dell’acqua alta come metafora globale della vulnerabilità ambientale. In questo senso, Arte Água Alta dialoga idealmente con i temi dell’attuale Biennale di Architettura, a pochi passi da Spazio Thetis, incentrata sui territori fragili, sull’ecologia urbana e sull’interazione tra progetto e paesaggio.
L’opera di Kobra è stata descritta della storica dell’arte Sabrina Badalucco, studiosa presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, come «Un grido visivo che, attraverso la bellezza, invoca l’etica e la responsabilità». La superficie muraria di 80 metri quadrati dell’edificio che ospita Spazio Thetis – parte di un ex complesso industriale oggi convertito in area espositiva all’aperto – è scandita da nove aperture, originariamente pensate come finestre: oggi, con l’intervento di Kobra, ciascuna diventa scena di un’opera che raffigura celebri monumenti scultorei veneziani immersi in scenari di alluvione. Tra le icone rappresentate: l’Atlante del mondo di Tiziano Aspetti, l’Adamo di Antonio Rizzo, il Colleoni equestre del Verrocchio, le celebri figure dei Tetrarchi e il Leone di San Marco. Simboli monumentali di eventi storici, le sculture diventano icone sommerse da un’acqua che non risparmia nulla, né passato né futuro.
«Kobra trasforma l’arte in uno strumento per comunicare una filosofia umanistica: un mondo unito senza confini, collegato dalla consapevolezza della bellezza e della sua fragilità. Se questa non è la visione più adatta per dare vita al primo murale permanente su un’isola come Venezia, allora quale potrebbe essere?», ha spiegato il curatore del progetto, l’artista Nicolas Fiedler. «Durante questo periodo della Biennale di Architettura, la grandezza dell’iniziativa risiede non solo nella portata dell’installazione, ma anche nella sua enfasi sul contesto ecologico e sociale», ha sottolineato Fiedler.
Il progetto si inserisce nel percorso di ricerca dell’artista brasiliano che, da anni, comunica tematiche sociali, ambientali e umanitarie, attraverso grandi murales pubblici. Cromatismi intensi e geometrie dinamiche caratterizzano il suo stile, con volti celebri rielaborati in chiave simbolica. A New York, il suo murale The Kiss è diventato un’icona, a San Paolo, in Brasile, ha dipinto il più grande graffito del mondo, mentre di fronte al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite il suo World Peace raffigura la trasmissione di un pianeta sano da una generazione all’altra.
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