Categorie: Teatro

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 30 gennaio al 5 febbraio

di - 30 Gennaio 2023

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 23 al 29 gennaio.

Danza e Teatro

QUATTRO COREOGRAFI CONTEMPORANEI ALLA SCALA
Con il titolo “Dawson / Duato / Kratz / Kilián” (al Teatro alla Scala di Milano, dal 2 al 9 febbraio) il Corpo di Ballo scaligero presenta una serata ricca di suggestioni che riunisce quattro firme di grande originalità, di diverse generazioni e universi creativi. Catarsi e rinascita nella prima assoluta di “Solitude Sometimes” del trentasettenne Philippe Kratz (cresciuto all’Aterballetto) che, sulle musiche elettroniche di Thom Yorke e dei Radiohead, si immerge nella mitologia egiziana per risalire verso la luce. Ricca di contrasti, su musica di Ezio Bosso, in prima italiana “Anima Animus” di David Dawson, creato nel 2018 per il San Francisco Ballet, combina virtuosismo, emozione, fisicità e umanità. Celebrazione della bellezza, che emerge anche dal movimento più bizzarro e imprevisto, “Bella Figura”, gioiello del 1995, torna in omaggio alla maestria di Jiří Kylián; e torna anche il sessantaseienne coreografo valenciano Nacho Duato, con Roberto Bolle in un trio maschile mai presentato alla Scala: “Remanso”, sui Valses poéticos di Enrique Granados, ispirato all’universo di Federico García Lorca, creato nel 1997 per l’American Ballet Theatre.

Dawson / Duato / Kratz / Kilián

RAYMONDA E I GIOVANI COREOGRAFI
«Ho voluto proporre quattro coreografie contemporanee di cui due mettono in evidenza il contributo dei giovani coreografi italiani». Partendo dall’assunto che «…classico e contemporaneo si alimentano a vicenda, e nel fare danza contemporanea si scoprono cose interessanti e nuove sul classico», la direttrice del Balletto del Teatro di San Carlo Clotilde Vayer ha creato “Raymonda e i giovani coreografi”, spettacolo che racchiude diverse coreografie: nella prima parte il terzo atto di “Raymonda” nella celebre coreografia di Marius Petipa sulla musica di Aleksandr Glazunov; a seguire “Appointed Rounds” di Simone Valastro che firma anche i costumi (in collaborazione con Giusi Giustino); “Delibes suite”, coreografia di José Carlos Martinez su musica di Léo Delibes, costumi di Agnès Letestu; “Aria suspended” coreografia, costumi e luci di Mauro de Candia, sulla celebre “aria sulla quarta corda” di Johan Sebastian Bach e infine “Aunis”, coreografia di Jaques Garnier, con musica di Maurice Pacher. Protagonisti della serata Étoiles, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo. In particolare per Raymonda schierate tutte e quattro le nuove étoiles che si alterneranno nel ruolo di Raymonda e di Jean de Brienne: Anna Chiara Amirante e Luisa Ieluzzi, Alessandro Staiano e Danilo Notaro.

Raymonda e i giovani coreografi

A Napoli, Teatro Politeama, repliche il 31 gennaio e 1 febbraio con doppio spettacolo. Ripresa il 23, 25, 26 e 29 marzo.

I 50 ANNI DI MUMMENSCHANZ
Festeggia mezzo secolo di vita una delle compagnie più originali al mondo. I Mummenschanz, soprannominati “Les musiciens du silence”, tornano ospiti della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana (al Teatro Olimpico, dal 31 gennaio al 5 febbraio), guidati dalla sua fondatrice Floriana Frassetto per festeggiare mezzo secolo di gloriosa carriera artistica, aprendo la loro nuova tournée italiana. Un viaggio fantastico e poetico dove la trasformazione diventa una forma d’arte nella quale il silenzio è un grande protagonista. L’ordinario diventa straordinario, gli oggetti della quotidianità si animano di prospettive inaspettate, infondendo loro nuova vita. In questo spettacolo, il pubblico potrà godersi gli sketch più celebri e amati, personaggi leggendari come le maschere d’argilla o i volti realizzati con rotoli di carta igienica. Non mancheranno i fragili giganti d’aria, l’uomo tubo e altri oggetti e forme scurrili che prendono vita grazie alla fantasia dei cinque attori.

MUMMENSCHANZ Stiftung, Noe Flum

CODING DANCE
Individuare il momento perfetto in cui codice numerico e linguaggio artistico divengono tutt’uno. Da questa ricerca nasce “Coding Dance”, nuova produzione firmata Versiliadanza e COB Compagnia Opus Ballet ideata da Leonardo Diana, che ne firma anche le coreografie (a Firenze, Teatro Cantiere Florida, il 4 febbraio). Un lavoro incentrato sulla relazione tra danza e matematica dove linguaggi come il coding a blocchi e il machine learning vengono applicati alla scrittura coreografica per sviluppare nuovi sistemi di movimento, ma non solo. Sappiamo che, come sosteneva Galileo, il libro della natura è scritto in caratteri matematici: basti pensare alla serie di Fibonacci che ricorre nel numero di petali dei fiori, o ai frattali che spontaneamente si presentano nella flora. Eppure ogni stringa numerica, ogni regola geometrica, si cela dietro a un’armonia apparentemente casuale. In questa stessa maniera otto danzatori sul palco si muovono secondo sequenze numeriche, funzioni matematiche, simmetrie, elementi geometrici, creando interazioni solo in apparenza caotiche che finalmente convergono in un perfetto andare all’unisono, in una costante ricerca dell’imitazione della natura. Spettacolo in audiodescrizione poetica per non vedenti grazie alla cura di Camilla Guarino e Giuseppe Comuniello.

Coding dance

UN POYO ROJO
Spettacolo esplosivo che unisce brillantemente teatro, danza, acrobatica, sport. Due uomini nello spogliatoio di una palestra. Una provocazione, un invito a ridere di noi stessi esplorando tutto il ventaglio delle possibilità fisiche e spirituali dell’essere umano. Straordinaria maestria corporea di Alfonso Barón e Luciano Rosso che rivelano anche una folgorante capacità di improvvisare davanti alle sempre diverse reazioni del pubblico: sono stuntman e danzatori, sportivi e acrobati. La fantasia al potere inventa una partitura corporea in punta di spirito: virilità, vanità, conflitto, seduzione, arti marziali e variété, fisicità e comicità, ambiguità e desiderio, abbracci e battaglie, attacchi elastici e allegre resistenze.

Un poyo rojo

“Un Poyo Rojo”, di Alfonso Baron, Hermes Gaido, Luciano Rosso. coreografia Luciano Rosso, Alfonso Baron, regia Hermes Gaido, interpreti Luciano Rosso e Alfonso Barón. Produzione Timbre 4 Buenos Aires, Carnezzeria srls. A Valenza (Al), Teatro Sociale, il 4 febbraio; a Cuneo, Teatro Toselli il 5, per We Speak Dance, rassegna di danza contemporanea ideata da Piemonte dal Vivo in regione.

FIGHT OR FLIGHT
Debutta, in prima nazionale il 4 febbraio, al Teatro della Tosse di Genova, nell’ambito della rassegna di danza Resistere e Creare 2023, “Fight or flight”, nuova creazione di Simone Maier prodotto da Mechanical Monkeys. Combatti o fuggi è la reazione degli uomini, sin dalla notte dei tempi, quando percepiscono un pericolo. È quell’input che attiva un meccanismo di difesa primordiale, istintuale, ancestrale, per salvaguardare se stessi e il proprio “branco”. I corpi restano sempre all’erta e continuano a rispondere con tremore, accelerazione del battito cardiaco, rilascio immediato di adrenalina, anche se da tempo abbiamo abbandonato le caverne e sconfitto le belve feroci. E l’uomo contemporaneo combatte ancora, tutti i giorni, nel vortice della frenesia cosmopolita; combatte contro lo stress del lavoro, contro le folle, il traffico dell’ora di punta, contro gli haters del web, contro il tempo che non basta mai. È una guerra dove tutti vestono gli stessi abiti, una corsa in cui non si sa più da chi si scappa né verso cosa correre.

Fight or flight, ph. Aurelio Dessi

CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?
Continua la tournée dello spettacolo che vede protagonisti Vinicio Marchioni e Sonia Bergamasco. Titolo di grandissimo successo, grazie anche al film con la coppia Richard Burton/Liz Taylor, racconta la storia di due coniugi di mezza età, Martha e George, che hanno invitato a casa Nick, giovane collega di lui, e la moglie Honey. Mentre il tasso alcolico della serata sale sempre più, Martha e George si abbandonano a un crescente gioco al massacro, fino a far fuggire i loro ospiti. «È un testo che ancora una volta mi riporta all’America e alla drammaturgia americana, una nuova avventura», scrive il regista Antonio Latella. «Un testo realistico che diventa visionario per la potenza del linguaggio, per la maniacalità della punteggiatura e per la visionarietà, affidato a un cast non ovvio, non scontato. Un cast che possa spiazzare e aggiungere potenza a quella che spesso viene sintetizzata come una notturna storia di sesso ed alcool».

Chi ha paura di Virginia Woolf, ph. Brunella Giolivo

“Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee, traduzione Monica Capuani, regia Antonio Latella, con Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni, Paola Giannini, dramaturg Linda Dalisi, scene Annelisa Zaccheria, costumi Graziella Pepe, musiche e suono Franco Visioli, luci Simone De Angelis. Produzione Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli. A Roma, teatro Argentina dal 31 gennaio al 12 febbraio. In tournée.

IL COMPLEANNO DI PINTER
Il regista Peter Stein riprende il suo personale viaggio nella straordinaria drammaturgia pinteriana, con “ll Compleanno”, una delle pièce più̀ apprezzate e rappresentate di Harold Pinter scritta a soli 27 anni, e messo in scena per la prima volta il 28 aprile 1958 all’Arts Theatre di Cambridge diretta da Peter Wood. La vicenda parte da una situazione apparentemente innocua per poi sfociare nell’inverosimile per via dei suoi personaggi. Individui paurosi, isolati dal mondo in uno spazio ristretto, infelici ma al sicuro. Fintantoché́ non arriva qualcosa o qualcuno, a scuotere il loro pertugio e a rappresentare una minaccia. Un teatro che mette in scena individui soffocati dalla repressione, spesso neanche consapevoli della loro condizione, anzi convinti di essere in effetti uomini totalmente liberi.

Il compleanno di Harold Pinter, regia Peter Stein

Il compleanno (The birthday party), di Harold Pinter, regia Peter Stein, Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Fernando Maraghini, Alessandro Sanpaoli, Emilia Scatigno, scene Ferdinand Woegerbauer, costumi Anna Maria Heinreich. Viola Produzioni e Tieffeteatro Milano. A Roma, Sala Umberto, dal 31 gennaio al 12 febbraio.

ULISSE ARTICO
Il nuovo testo di Lina Prosa, con protagonista Giovanni Crippa, sposta la geografia della dell’Odissea classica dal Mediterraneo al mare Artico. L’eroe contemporaneo riparte dalle terre polari, da una nuova Troia, da una nuova terra di macerie, sperimentando ancora una volta il naufragio, nel cui tormento, questa volta, non c’è una Itaca che l’aspetta. Lo scioglimento dei ghiacciai disegna un nuovo paesaggio continuamente in sottrazione, di derive inarrestabili, alla cui radice sta una moderna guerra invisibile. È la guerra strisciante che l’inquinamento e il surriscaldamento termico impongono al nostro mondo. Il passaggio delle macerie dallo stato solido a quello liquido rende la tragedia ancora più insopportabile di quella antica. Niente sopravvive, si perde il senso della continuità. Ultimo rudere ad esibire la deriva è la casa-naufraga. Qui dentro scopre il cadavere di una donna inuit, una cacciatrice che ha preferito il suicidio allo spettacolo estenuante e scandaloso della fine. In questa decomposizione della realtà avrà mai Ulisse la possibilità di produrre un ultimo gesto mitico?

Ulisse artico, con Giovanni Crippa

“Ulisse Artico” di Lina Prosa, regia Carmelo Rifici, scene Simone Mannino, musiche Zeno Gabaglio, con Giovanni Crippa. Produzione Teatro Biondo Palermo, in coproduzione con LAC – Lugano Arte e Cultura. A Palermo, Teatro Biondo, fino al 5 febbraio, al LAC di Lugano, il 7 e 8 febbraio.

GILGAMESH
Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno, danno vita a una narrazione su uno dei più antichi poemi a noi conosciuti, con i grandi temi al centro del testo: la vita, la morte e la guerra. «Quando ebbe una prima traduzione dell’opera – commenta il regista Giovanni Calcagno – Rilke affermò di non aver letto mai niente di così potente, e più tardi anche Elias Canetti, dopo averne ascoltato alcuni brani recitati da un suo amico attore, manifestò la necessità di confrontarsi con questo testo per tutta la vita. Anch’io nel mio piccolo, sono rimasto folgorato quando ho potuto contemplare, al museo delle civiltà anatoliche di Ankara, i bassorilievi ittiti che rappresentavano gli episodi salienti dell’epopea. Era il 2006 e da allora questa storia continua a procurarmi uno strano senso di necessaria inquietudine. Per questo, così come hanno fatto chissà quanti cantastorie prima di me, cerco di tramandarla, raccontandola a chi non la conosce».

Cast Gilgamesh, Ph. Luca Del Pia

“Gilgamesh. L’epopea di colui che tutto vide”, raccontata da Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno, testo e regia Giovanni Calcagno, composizioni video Alessandra Pescetta, musiche originali Andrea Rocca, disegno luci Vincenzo Bonaffini, consulenza scientifica Luca Peyronel. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale. A Modena, Teatro Storchi, dal 2 al 5 febbraio, e in tournée.

4:48 Psychosis
Una partitura lirica, una sinfonia sull’amore e sull’assenza di amore attraversato in versione integrale da Elena Arvigo che dà voce e corpo ad uno dei testi più controversi, assoluti e intimi del teatro contemporaneo mondiale. “4:48 Psychosis” non aderisce alla forma teatrale convenzionale. La parola di Sarah Kane, autrice rivoluzionaria, è flusso di pensiero: 24 quadri in cui non ci sono indicazioni per la messa in scena né temporali né psicologiche. Descrive il luogo senza confini, senza le barriere      che dividono la realtà dall’immaginazione. Racconta la fragilità dell’amore, la ribellione dall’ordine costituito, la tenacia di fronte all’irrinunciabilità della speranza sentimentale. “4:48 Psychosis” non è dunque l’ultima lettera di un suicida ma una preghiera, una richiesta di ascolto e di amore. Questa lettura di di Arvigo non vuole essere uno spettacolo sulla follia ma uno spettacolo luminoso, un inno alla vita, nonostante la consapevolezza del suo essere effimera e sfuggevole riscoprendo così il senso vitale che abita ogni stato di dolore.

Elena Arvigo, Ph. Pino Le Pera

“4:48 Psychosis” di Sarah Kane, traduzione Barbara Nativi, regia Valentina Calvani, scene costumi e luci Valentina Calvani e Elena Arvigo, musiche originali Susanna Stivali. A Roma, Teatro Argot, dal 2 al 5 febbraio.

LE COSTELLAZIONI DI NICK PAYNE
Una drammaturgia unica e travolgente, una storia d’amore raccontata con le leggi della fisica. In scena, tutte le possibili infinite fasi di una relazione: una danza giocata in frammenti di tempo per raccontare conoscenza, seduzione, matrimonio, tradimento, malattia. Ciò che facciamo o non facciamo potrebbe essere fatto o non fatto allo stesso modo o in modo diverso in infiniti universi paralleli. Così dice la “Teoria delle stringhe”. È partendo da questo assunto che Nick Payne, drammaturgo inglese, indaga il sentimento umano per eccellenza, l’Amore. Su una drammaturgia aperta, infinita come le possibilità del caso, il giovane regista Raphael Tobia Vogel scava a fondo nei personaggi.

Costellazioni

Costellazioni” di Nick Payne, regia di Raphael Tobia Vogel, traduzione Matteo Colombo, con Elena Lietti e Pietro Micci, scene e costumi Nicolas Bovey, luci Paolo Casati. Produzione Teatro Franco Parenti, TPE – Teatro Piemonte Europa. A Roma, Teatro Basilica, fino al 5 febbraio.

IL VENDITORE DI SIGARI
Berlino 1947, ore sei e trenta. Nella Germania appena uscita dalla guerra, tutte le mattine alla stessa ora, due uomini si incontrano: un professore ebreo che vuole partire per fondare lo Stato di Israele e il proprietario di una tabaccheria, dall’aspetto tipicamente tedesco. Sono sopravvissuti alla tragedia che ha appena sconvolto e quasi annientato un popolo intero. Si attaccano, si rinfacciano colpe reciproche e recriminano sui torti subiti, fino a scoprire dolorosamente quanto gli obblighi della Storia possano condizionare il modo di agire dei singoli individui. A quali compromessi un essere umano, da solo, è disposto a scendere quando si trova sull’orlo dell’abisso? Lo spettacolo, partendo dalla questione ebraica in un momento cruciale della sua evoluzione, parla a tutti, perché tutti prima o poi siamo chiamati a fare i conti con la nostra identità e a scegliere i tempi e i modi della nostra partecipazione sociale.

Il venditore di sigari

Il venditore di sigari”, di Amos Kamil, traduzione Flavia Tolnay con la collaborazione di Alberto Oliva, regia Alberto Oliva, con Gaetano Callegaro e Paolo Cosenza. Produzione Manifatture Teatrali Milanesi. A Milano, Teatro Litta, fino al 5 febbraio.

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