Lia Pasqualino, NON POSSO NARRARE LA MIA VITA
In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 15 al 21 dicembre.
È tra gli appuntamenti più attesi della Stagione teatrale del Teatro Nazionale di Napoli il debutto in prima assoluta dello spettacolo firmato da Roberto Andò Non posso narrare la mia vita, da diversi testi di Enzo Moscato, lo scrittore, drammaturgo, attore, regista e cantante napoletano scomparso nel 2024, artista che più di altri ha segnato la felice stagione della “Nuova drammaturgia napoletana e posteduardiana” a partire dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso.
La sua inconfondibile scrittura è stata capace di farsi materia e scena, di scavare profondamente nelle viscere e nell’animo umano, di farsi espressione della fragilità concreta e metaforica del corpo di Napoli. Andò entra nell’universo di Moscato intrecciando Gli anni piccoli a brani dei testi più rappresentativi dell’autore, e alcuni inediti, intessendo un racconto in cui segue le tracce nascoste della sua vocazione teatrale nell’infanzia e adolescenza vissute ai Quartieri Spagnoli.
Con Lino Musella, Tonino Taiuti, Lello Giulivo, Giuseppe Affinito, Flo, Vincenzo Pasquariello, Ivano Battiston, Lello Pirone, Eleonora Limongi, scene e luci Gianni Carluccio, costumi Daniela Cernigliaro, musiche Pasquale Scialò, suono Hubert Westkemper, coreografie Luna Cenere. Produzione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, al Teatro Mercadante, dal 1o dicembre al 7 gennaio.
Tratto dal romanzo La ragazza dello Sputnik di Haruki Murakami, Sputnik Sweetheart, è tra i rari esempi di adattamento teatrale da romanzi o racconti dello scrittore giapponese, e segna l’esordio alla regia di Francesco Biagetti, classe 1997.
Un’aspirante scrittrice, Sumire, poco più che ventenne, è «Un’inguaribile romantica, testarda e cinica, completamente inesperta della vita e del mondo. Una volta che cominciava a parlare, poteva andare avanti anche all’infinito, ma quando l’interlocutore non le andava a genio non apriva bocca». Myu è una donna d’affari, quarantenne, sposata, raffinata, ricca e bella. Nel romanzo, attraverso la voce del narratore, un insegnante delle elementari senza nome, amico e confidente di Sumire – entrambi sono «Due persone quasi sole al mondo» – il lettore esplora l’attrazione e l’amore tra le due donne, ostacolato da una passata esperienza di Myu, che la separa dal sesso e dal mondo, imprigionandola in una sorta di vuoto esistenziale.
“Sputnik Sweetheart”, di Haruki Murakami, traduzione Giorgio Amitrano, adattamento Francesco Biagetti, Alfonso Pedone, regia Francesco Biagetti, con Nicoletta Cifariello, Bianca Mei, Davide Niccolini, Alfonso Pedone, Federica Trovato; scene Lorenzo Russo Rainaldi, costumi Lorenzo Rostagno, luci Francesco Traverso, musiche Daniele D’Angelo. Produzione Teatro Nazionale di Genova. A Genova, Sala Mercato, dal 16 al 23 dicembre.
La stagione di danza del Teatro dell’Opera di Roma si apre sulle note de Lo schiaccianoci di Čajkovskij nella visione fiabesca del coreografo Paul Chalmer resa magica dalle scene di Andrea Miglio, dai costumi di Gianluca Falaschi, dalle luci di Valerio Tiberi e dai video di Igor Renzetti e Lorenzo Bruno (dal 17 al 31 dicembre). Nella vicenda, che si svolge in un magico Natale in cui allo scoccare della mezzanotte sogni e desideri della giovane Clara prendono vita, gli aspetti più oscuri e psicologici del racconto di E.T.A. Hoffmann, da cui è tratto il balletto, lasciano spazio a un’atmosfera incantata amata da adulti e bambini.
Nelle 14 recite in programma sono impegnati étoiles, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo, con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza. Attesi i due ospiti internazionali, Chloe Misseldine, prima ballerina dell’American Ballet Theatre al debutto al Costanzi, e Jacopo Tissi, nei ruoli principali della Fata Confetto e del suo Cavaliere (il 17, 19 e 20).
È un’opera sensoriale in cui le parole di Luigi Pirandello raccontano stati d’animo e rapporti tra le persone. Un giovane, mentre prende parte a una cavalcata in costume nei panni di Enrico IV imperatore di Germania, viene sbalzato da cavallo, batte la testa e impazzisce. Da quel momento, crede di essere veramente Enrico IV per dodici anni finché, a un tratto, rinsavisce ma decide di farsi credere ancora pazzo. Un audace adattamento, a cura di Fabrizio Sinisi, che assume la pazzia consapevole come arma di smascheramento del mondo.
Una commedia è Enrico stesso: prodigio di cosmetica del sé, equilibrista che duetta col Tempo che scorre e ne esce frodato, ma senza disonore. Con divertito accanimento. Enrico è il mostro che rigetta il decadimento, proprio e delle persone care, e urla la sua disperata passione di stare nel mondo, nei sensi, nella vita.
“Enrico IV”, di Luigi Pirandello, regia e costumi Giorgia Cerruti, adattamento a cura di Fabrizio Sinisi, con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Giulia Eugeni, Luca Serra Busnengo, disegno luci, consulenza scenotecnica Lucio Diana, sound design Guglielmo Diana. Produzione Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con CTB/Centro Teatrale Bresciano e Operaestate Festival. A Torino, Teatro Astra, dal 16 al 19 dicembre.
È in programma, dal 18 al 21 dicembre alla Fabbrica del Vapore di Milano, la XVI edizione di NAOperformingfestival, luogo di convergenza tra discipline, osservatorio permanente sulle relazioni tra esseri umani, ambiente e tecnologie emergenti. L’edizione di quest’anno, dal titolo CY_BOT – Organi aumentati, è dedicata al corpo come spazio di mutazione e possibilità: corpi che si estendono, si amplificano, si trasformano. Tra materia organica e tecnologia, tra gesto e codice, nasce un nuovo linguaggio del vivente.
Ospite speciale Nei Harbisson, primo cyborg ufficialmente riconosciuto, in programma anche Pablo Ezequiel Rizzo, Michele Ifigenia Colturi, Chiara Cecconello, Simone Lorenzo Benini e giovani artisti selezionati tramite bando, oltre a incontri e conferenze.
Teatri di Vetro torna aprendo le porte al Presidio di pratiche e di pensiero, spazio di cura, responsabilità. Spazio d’arte. Il cuore del Presidio si concentra in Oscillazioni (al Teatro India di Roma, dal 16 al 18 dicembre), tre giorni di pratiche e pensiero, formati ibridi e dispositivi scenici aperti. Gli artisti e le artiste mescolano diari di lavoro e frammenti performativi, generando oggetti scenici che convocano lo sguardo degli spettatori e delle spettatrici.
Tra questi Fabiana Iacozzilli con Oltre_dall’altra parte della montagna apre il diario di lavoro e le tracce rimaste fuori dalla creazione di OLTRE, tra testimonianze e scelte dolorose che interrogano il processo creativo. Lucia Guarino, con Contengo moltitudini, indaga la figura archetipica di Pulcinella, corpo outsider che scardina codici. Andrea Cosentino propone Esercizi comici di depensamento comunitario, un happening-conferenza che gioca con l’AI per smontare senso e forma, trasformando il pubblico in complice di un crash test creativo. E poi Celia/Macera, Bartolini/Baronio, Paola Bianchi, Stefano Murgia, Simona Lobefaro e Lorenzo Giansante, Alessandra Cristiani, Menoventi, Michael Incarbone, Operabianco.
A inaugurare la nuova edizione della rassegna La Bibbia che non ti aspetti, progetto teatrale di Luca Doninelli, è La regina di Saba con Laura Marinoni, con al pianoforte Andrea Coruzzi (produzione Gli Incamminati, il 16 e 17 dicembre al Teatro Oscar di Milano). Tratto dal Primo libro dei Re, dalla Legenda Aurea e dal testo sacro etiope Kebra Nagast, è il racconto in prima persona di uno dei personaggi più misteriosi della storia.
La storia umana reca una traccia precisa della sua esistenza, attestata anche nel Vangelo. Il racconto dell’anziana regina al suo più fedele collaboratore comincia con il viaggio di lei giovanissima lungo il deserto per incontrare il favoloso re Salomone e la sua immensa saggezza. Ma nel tempo molte cose cambieranno, lo stesso Salomone conoscerà la più dura delle prove, e solo dopo molti anni il senso di quel primo viaggio apparirà in tutta la sua importanza.
Pierpaolo Sepe e Riccardo Festa dirigono Margherita Remotti nello spettacolo In nome della madre tratto dal romanzo di Erri De Luca (all’OFF/OFF Theatre di Roma dal 19 al 21 dicembre), un moderno quadro fatto di parole, tratte e interpretate dalle immagini descritte nel libro di uno tra gli autori contemporanei più amati.
Il monologo racconta la vita di Miriàm/Maria, madre di Ieshu/Gesù. L’atmosfera è sospesa tra terra e cielo, in un’ambientazione contemporanea avvolta da stupore e mistero, eppure intrisa di umanità, in cui si racconta la storia di una donna che per amore sfida il mondo con il proprio corpo.
Una storia carnale e terrena, vissuta dalla donna più celebre di tutte le donne (“la più benedetta di tutte le donne”), dall’eccezione in carne ed ossa, oppure da una donna qualunque, come lei stessa si definisce nel testo.
Nel 2015 la compagnia Sotterraneo celebra il decennale al Teatro Studio di Scandicci (Fi). In quell’occasione gli spettatori ricevono delle cartoline con una domanda: l’Occidente sopravvivrà da qui al 2025? Chi vuole. può rispondere e riconsegnare le cartoline che, a seguire, vengono murate in una parete del teatro, dentro a una capsula del tempo. Ora il 2025 è arrivato e per i Sotterraneo è il momento di riaprire la capsula e leggere i messaggi dal passato.
Nasce così Time Capsule, la nuova performance della compagnia (il 19 e 20 dicembre, al Teatro Cantiere Florida di Firenze). Un evento unico che continuerà il 21 con Dj Show – Twentysomething Edition, edizione ad hoc per salutare il doppio decennio della performance che fa ballare il pubblico all’interno di una drammaturgia. Una playlist di brani di ogni genere ed epoca viene intervallata da azioni rapide, testi brevi e visioni di passaggio con l’idea di mettere in campo un esperimento: divertimento e pensiero cognitivo complesso possono andare di pari passo? Per info e prenotazioni: teatroflorida.it.
È l’ultimo dei lavori drammaturgici di Italo Svevo, composto tra il 1926 e il 1927. Svevo si esprime sulla grande questione di tutti i tempi: come affrontare la vecchiaia e la decadenza fisica? È legittimo desiderare di ringiovanire? Scendere a patti di faustiana memoria con il diavolo, consegnarsi alle mani dei medici e dei loro esperimenti? O non è forse più saggio accettare che la vita faccia il proprio corso, accogliendo con naturalezza i mutamenti del nostro fisico e della nostra mente?
Protagonista della commedia è Giovanni Chierici (interpretato da Nello Mascia) ormai avanti con gli anni, che vuole sottoporsi a una “moderna” operazione che gli consenta di tornare indietro nel tempo, di ringiovanire.
«Svevo – spiega il regista Valerio Santoro – è un maestro nel delineare le crisi e le nevrosi dell’uomo moderno, complice anche il tessuto culturale dei suoi tempi, la nascita della psicoanalisi di Freud e i fermenti sociali dell’epoca. L’“eroe” sveviano è l’uomo con le sue fragilità e le sue inettitudini di fronte al susseguirsi delle vicende della vita».
“La rigenerazione”, di Itali Svevo, regia Valerio Santoro, con Nello Mascia, Roberta Caronia, Matilde Piana, Alice Fazzi, Nicolò Prestigiacomo, Massimo De Matteo, Mauro Parrinello, Roberto Burgio, Roberto Mantovani; scene Luigi Ferrigno, costumi Dora Argento, musiche Paolo Coletta, suono Hubert Westkemper, luci Cesare Accetta. Produzione Teatro Biondo di Palermo / Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. A Palermo, Teatro Biondo, dal 13 al 21 dicembre. In tournée.
La trasposizione in balletto dell’immortale Sogno di una notte di mezza estate shakespeariano, fonde musica classica, drammaturgia e danza contemporanea nel progetto coreografico firmato da Davide Bombana per COB Compagnia Opus Ballet (a Treviso, Teatro Del Monaco il 17 dicembre).
Scrive il coreografo: «Rifacendomi ai temi dell’irrazionale e dell’assurdo presenti nel celebre testo di Shakespeare, ho voluto creare un’atmosfera quasi beckettiana dove, tra realtà e allucinazione, un gruppo di danzatori danno vita ad un gioco di intrecci amorosi imprevedibile e vivace. Alla storia di quattro giovani amanti, sopraffatti in una notte d’estate dal loro bisogno d’amore e dall’irruenza della loro libido, si mischia la vicenda di Oberon e Titania, re e regina del mondo dell’allucinazione che, contendendosi in un feroce combattimento una loro proprietà, sconvolgono nella loro furia l’equilibrio del pianeta».
I destini dei migranti africani e quelli dei lavoratori precari
Il progetto Campobello, di Eva-Maria Bertschy, regista e drammaturga svizzera, in collaborazione con il regista maliano Abou Bakar Sidibé e l’attrice siciliana Daniela Macaluso, nasce da oltre due anni di ricerca condotta da Bertschy insieme alla Fondazione Studio Rizoma nei territori di Campobello di Mazara e nella Sicilia occidentale, in dialogo con lavoratori stagionali, associazioni locali e realtà che operano sul tema delle migrazioni e del lavoro agricolo.
È la storia di Simona e Amadou, due vite parallele che si incontrano nella città degli invisibili. Il loro amore diventa un atto politico, un gesto di resistenza dentro un ordine sociale intransigente. Tra solidarietà e abbandono, Campobello (a Palermo, Teatro Garibaldi, il 17 e 18 dicembre) mette in scena in un legame ideale, i destini dei migranti africani e quelli dei lavoratori precari europei, le storie di persone senza diritti ai fantasmi di un passato coloniale mai veramente superato.
Titanic non è una ricostruzione storica del più famoso naufragio della storia. Il giovane drammaturgo e regista Davide Sacco prende spunto da quel disastro per riflettere, con il linguaggio di una commedia nera, sul potere e le sue dinamiche, e sul naufragio come metafora di una deriva morale, conseguenza di scelte ciniche e opportunistiche.
Nelle prime ore del 15 aprile del 1912, a Londra, prima ancora che si diffonda la notizia del naufragio, l’armatore della compagnia responsabile del Titanic e un prete senza scrupoli si incontrano per escogitare un piano che li possa salvare dal crollo finanziario e da un danno d’immagine irreversibile. L’unica soluzione possibile sembra essere quella di vendere l’intera compagnia a un giovane e facoltoso rampollo, noto per la sua goffaggine e il suo animo disincantato.
“Titanic”, scritto e diretto da Davide Sacco, con Rosario Lisma, Filippo Luna, Alessio Barone, musiche Davide Cavuti, luci Luigi Della Monica, costumi Luciana Donadio. Produzione Teatro Biondo Palermo, fino al 21 dicembre.
Dopo aver esplorato in diversi spettacoli il mondo degli ultimi, dei reietti, degli esclusi e dei perdenti, lo spettacolo Salveremo il mondo prima dell’alba di Carrozzeria Orfeo, con la drammaturgia di Gabriele Di Luca (al teatro Elfo Puccini di Milano, fino all’11 gennaio) , indaga il mondo del benessere e dell’apparente successo, attraverso il racconto dei primi, dei vincenti, della classe dirigente, dei ricchi, paradossalmente, però, imprigionati nello stesso vortice di responsabilità asfissianti, sensi di colpa e infelicità che appartengono a tutti e, quindi, frantumati da tutto ciò che la mentalità capitalista non può comprare: l’amore per se stessi, la purezza dei sentimenti, gli affetti sinceri, la ricerca di un senso autentico dell’esistenza.
Il tutto viene esplorato in pieno stile Carrozzeria Orfeo, grazie a un occhio sempre lucido e, forse, disilluso, che coglie, con ironia e anche estremo divertimento, i paradossi, le contraddizioni e le deformazioni grottesche della realtà attraverso personaggi strabordanti di umanità, ironia e dolore.
Il one man show di e con Arturo Brachetti, dal titolo Solo, è un viaggio sospeso in uno spazio indefinito nella storia di Arturo. Protagonista è il trasformismo, l’arte di cui Brachetti è il Maestro indiscusso, a cui si affiancano le altre affascinanti discipline in cui Arturo eccelle: grandi classici come le ombre cinesi e la chapeaugraphie insieme a sorprendenti novità come la poetica sand painting e il magnetico raggio laser. Dai personaggi dei serie tv più celebri alle grandi icone della musica pop, passando per le favole e la lotta con i raggi laser in stile Matrix.
La lunga tournée prosegue a Sanremo, Teatro Ariston, il 16 dicembre, a Gallarate (VA), Teatro Condominio Vittorio Gassman, il 19 e 20, a Cesena, Teatro Alessandro Bonci, il 22 e 23.
Natale che Danza 65.0 è il nuovo progetto del Balletto di Roma per celebrare le festività natalizie e festeggiare i 65 anni di storia proponendo spettacoli capaci di dialogare con generazioni diverse. Dalla tradizione russa reinterpretata nello Schiaccianoci di Massimiliano Volpini, all’omaggio ad Astor Piazzolla di Valerio Longo, con Astor. Un secolo di Tango, fino al Gala di Urban Dance diretto da Andrea Alemanno, il progetto integra anche una finestra di discussione su un tema oggi centrale e molto dibattuto nel settore: la relazione tra danza e sport. Stili e temi diversi – dal classico al contemporaneo fino all’urban – e che trova, dal 17 al 21 dicembre, nell’Auditorium Conciliazione un palcoscenico ideale.
Con TRE, il nuovo lavoro di Annalisa Limardi (coprodotto da Tuttoteatro e Pergine Festival, a Roma il 18 dicembre, Spazio Rossellini nell’ambito delle finali dei Premi Tuttoteatro.com 2025), l’artista prosegue il suo percorso di ricerca sul rapporto tra corpo, linguaggio e relazioni, già avviato con No. Lo spettacolo nasce dal legame reale tra tre sorelle – corpi e abilità diverse che si incontrano e si scontrano – e si costruisce in una dimensione ibrida, in cui movimento, voce e partitura sonora diventano strumenti per indagare la complessità dei legami familiari e della cura.
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