Fare Museo diventa occasione per restituire, attraverso la formula
espositiva, le esperienze maturate dagli artisti entrati in relazione con il
contesto cuneese. E senza ricorrere, fra l’altro (perché gli sforzi in epoca di
tagli sono già notevoli), alla cosiddetta “residenza d’artista”, opportunità
che avrebbe ulteriormente incrementato le progettualità e le connessioni in
situ, per non
dire, forse, arricchito anche i mezzi.
Nasce in ogni caso un nucleo ben articolato ed eterogeneo
di “attività”, che sono poi opportunità per sperimentare linguaggi diversi che
parlano di urgenze della contemporaneità.
Grossetête, l’eco del passato nelle parole di Cesare Viel e le tre dialettiche project
rooms si fondono
infatti nel comune denominatore della sperimentazione con il territorio:
mission dopotutto del CeSAC, che ritorna in scena dopo la stagione delle grandi
mostre tematiche della direzione Busto.
Cesare Viel mette a punto Solo ciò che accade, audio-installazione nella sala
delle colonne. Entrarvi significa penetrare una spazialità sonoramente densa,
poiché tra i segni visibili delle caldaie e degli sfiatatoi dell’acqua calda
l’artista suggerisce paesaggi reali e mentali che rimandano al microcosmo della
produzione della seta. Olivier Grossetête, invece, alla sua prima personale in Italia, dà
vita ad architetture imponenti ma quasi senza gravità, perché realizzate in
cartone.
Dall’eco del Bateau Ivre di Rimbaud, viaggio iniziatico di
una barca origami, si arriva a Château d’eau, riproduzione di un serbatoio
idrico ispirato a forme tipiche dell’area rurale intorno al Filatoio.
Realizzato e issato con la collaborazione di alcune scuole locali, la scultura
si presenta come un container di materia astratta. Un bacino colmo di energia,
la stessa che simbolicamente dà il via alla costruzione di uno spazio
condiviso.
Con la coda dell’occhio di Alessandro Quaranta è invece la prima opera prodotta
nell’ambito di Viapac (progetto Via Per l’Arte Contemporanea), che traccia un
punto nel percorso delle project rooms. Nella video-installazione a due canali – che non
si guarda infatti frontalmente, ma “con la coda dell’occhio” – Quaranta
presenta due paesaggi geograficamente speculari e in comunicazione attraverso
codici linguistici fatti di riflessi luminosi.
Mentre Andras Calamandrei sceglie il ricamo per raccontare
paure e pericoli legati al tema della sicurezza, Irina Novarese costruisce un archivio della
memoria. La collezione di foto anonime è l’insieme di identità vere e presunte,
dove i meccanismi di attribuzione delle identità sono spesso la proiezione di
immagini personali sugli altri.
Altri tre preziosi contenitori, espressione di cultura
materiale e immateriale sulla memoria locale.
Cesare
Viel in mostra a Villa Croce a Genova
Andras
Calamandrei al Camping Village di Venezia
Al
via la stagione a.titolo del Cesac
mostra visitata
il 20 ottobre 2010
dal 9 ottobre al 12 dicembre 2010
Fare Museo
a cura di a.titolo
CeSAC – Centro Sperimentale per l’Arte Contemporanea – Il Filatoio
Via Matteotti, 40 – 12023 Caraglio (CN)
Orario: da giovedì a sabato ore 14.30-19;
domenica ore 10-19
Ingresso: intero € 7; ridotto € 4
Info: tel. +39 0171618260; fax +39
0171610735; cesac@marcovaldo.it; www.cesac-caraglio.com
[exibart]
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non se ne può più di queste mostre. date i soldi a chi veramente fa progetti. basta le a.titolo. ma che fanno???