Avvolta da un’aura misteriosa e decadente, si dispiega la nuova ricerca estetica e filosofica di Plinio Martelli (Torino, 1945). Dopo Vanitas, l’artista piemontese torna da 41 artecontemporanea con una personale seducente, provocatoria e ironica quanto basta. Le sue opere profondono un’ambiguità lussureggiante, a tratti quasi perversa, forte di un erotismo un po’ trash. Rimandano ad atmosfere pompose e classicheggianti, ora barocche, ora gotiche o noir, in cui il desiderio è chiave di lettura di immediata riconoscibilità.
In mostra appaiono in primo piano alcuni particolari fisici, maschili e femminili, già ritratti nei disegni del 2001. Si tratta di immagini fotografiche in bianco e nero, di piccolo o grande formato, raffiguranti porzioni di corpo decorate da tatuaggi. Motivi geometrici, tracce tribaleggianti, sinuosità puramente esornative. Elementi che “da decorativamente estetici diventano allegorie di uno stato d’animo” (Guido Curto, 2001).
Fondali neri e quieti conducono lo sguardo prima ai contorni morbidi delle figure, poi agli arabeschi danzanti in foglia d’oro, sedimentati sul derma. Similmente a svariati lavori precedenti, i volti dei protagonisti sono pressoché celati.
Se in passato Martelli ha raffigurato i frutti della body-modification servendosi di un approccio prevalentemente pittorico, sia in relazione agli aspetti cromatici che alla scelta dei soggetti, nell’ambito della sua produzione è oggi il di-segno a farla da protagonista. Sempre in costante evoluzione, l’analisi interpretativa dell’artista continua comunque a spingersi negli anfratti della dimensione p
Il tatuaggio guadagna il ruolo di icona, mandala, parafrasi. Cristallizza in colore il ricordo di sentimenti ed esperienze che per suo mezzo si fanno indelebili. Ad ogni modo, il fulcro autentico di queste opere non è l’elemento ornamentale di per sé, bensì il corpo tatuato. La pelle diviene tela da improntare, superficie sulla quale lasciare il segno. Ed ancora luogo, spazio, contesto, occasione. Schiene nude, natiche ed avambracci si commutano in spartiti da leggere e mappe da decifrare, traduzione di labirinti emotivi. Fondati su fregi dorati, che se da un lato costituiscono mere applicazioni arzigogolate, dall’altro simboleggiano emozioni fluide che affiorano dal dentro, per solidificarsi sull’epitelio traspirante.
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