Novij Urengoi è il nome di un piccolo centro abitato della Siberia, talmente piccolo da non essere neppure segnalato dalle mappe. Venne creato non più di una ventina di anni fa con l’intenzione di valorizzare un territorio sterminato e tradizionalmente considerato poco ospitale. Più che una città o un paese, a metà strada tra la città e il villaggio, Novij Urengoi ha visto quindi la luce circa un decennio prima dei tempi della perestroikae
La mostra è frutto di un lavoro voluto da Alberto Meomartini, attuale presidente dell’Italgas, che ha proposto a Tornatore questo originale progetto. Il risultato sono circa 300 fotografie in bianco e nero scattate da Tornatore e articolate in differenti capitoli, a ognuno dei quali è dedicata una saletta del Palazzo.
Ogni capitolo è introdotto da alcuni versi composti per l’occasione da Emilio Tadini, pittore e critico d’arte, cui è stata affidata, con lo stesso Tornatore, la curatela dell’esposizione. La mostra è inoltre accompagnata da affascinanti musiche composte da Goran Bregovic e Michele Tadini .
L’insieme coinvolge facilmente il visitatore per la semplice e diretta capacità narrativa delle immagini, come per la loro naturalezza e spontaneità..
Come nel caso delle fotografie scattate da Wim Wenders, anche qui l’occhio del regista, avvezzo alla narratività cinematografica, dona al lavoro una sfumatura dolce e sapiente al tempo stesso. Così nascono nuances di grande intensità plastica. Così lo sguardo di Torantore sa universalizzare l’immagine: rendere eterno ogni momento ripreso e vivo ogni sguardo. Quasi che la realtà ripresa dalla macchina fotografica sapesse insieme, paradossalmente, attualizzare e esaltare ogni individualità di luoghi e persone e nello stesso tempo rendere ogni vissuto esistenziale presente e condivisibile da ciascuno, oltre ogni inevitabile distanza spaziale e culturale.
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