Mario Merz (Milano 1925-2003) era d’origine svizzera, nato e morto a Milano. Ma Torino era senz’ombra di dubbio la città nella quale aveva vissuto. Il luogo dove ha sviluppato la propria concezione e pratica dell’arte. Nel capoluogo piemontese era stato detenuto per le sue attività di partigiano, ancora a Torino era stata allestita la sua prima personale nel 1954. Il bagno di cultura che lo ha formato era da parte a parte torinese, certo l’Arte Povera, ma ben prima i dialoghi con Spazzapan, Moreni e Pistoi. Dialoghi talora burrascosi, poiché il “Re Leone” non aveva certo un carattere accomodante.
È dunque per un’infinità di ragioni che Torino non poteva esimersi dal dedicargli una grande retrospettiva, allestita alla Gam e al Castello di Rivoli, nell’attesa che in aprile venga inaugurata la Fondazione diretta dalla figlia Beatrice (anche editrice con la Hopefulmonster). Naturalmente, data la missione e la disponibilità allestitiva delle due sedi, i tre curatori hanno scelto di articolare il percorso in due scansioni cronologiche.
Alla Gam si possono ammirare i lavori meno noti, in particolare la produzione pittorica dagli albori del 1952 alla metà degli anni Sessanta. Proprio del 1952 è il notevolissimo Foglia, letteralmente d’avanguardia nel clima informale coevo, un incernieramento di forme e colori che si confrontano con la temperie dell’epoca, non cedendo ad una vague di maniera.
Lo comunica già il titolo, quel riferimento esplicito e potente all’origine naturalistica dell’olio su tela, all’energia primitiva che sarà la cifra stilistica di tutta la ricerca merziana. L’anno seguente firma Il saldatore, come ricorda Maria Cristina Mundici, lampi di luce presaghi dei celeberrimi neon. Altri lavori visibili in Gam, datati sino al ‘68 e già integralmente “installazioni”, risolutamente superano la forma-quadro. Splendido in questo senso Nella strada (1967): ancora di tele si tratta, ma dotate di cerniere che permettono loro d’aggettarsi, bianche ma bordate da aguzzi rinforzi in metallo laccato rosso. E il candore del tessuto viene attraversato, squarciato dall’attraversamento ripetuto di un neon.
Allora si passa alla seconda parte della mostra. Al Castello vengono esposti lavori forse anche troppo visti. Ma anche in questo caso lo stupore ingenerato dall’allestimento, essenziale e rigoroso, è assai meglio di vari saggi critici verbosi. Veder riuniti in poche stanze alcuni i più splendidi esempi di igloo (fra i quali il Triplo igloo, 1968-84, dalle scomposte pareti in vetro), installazioni come Accelerazioni = sogno, presentata a Kassel nel 1972, e le incombenti bestialità dipinte come Vento preistorico (1981), mettono a nudo definitivamente l’energetica del lavoro di Merz. Quand’anche ci si continuasse a riempire la bocca col “concettualismo”, pur osservando l’essenzialità minimale di Senza titolo (Tavolo per Marisa) (2003), dovremo rammentare la lezione impartita da questa rassegna, che sicuramente resterà incisa nella memoria della storia dell’arte.
articoli correlati
Mario Merz sulla Mole
L’omaggio di Sarra a Mario Merz
Il ricordo di Exibart
Spazzapan a Caraglio
Moreni ad Alfonsine
link correlati
Il sito della Fondazione Merz
marco enrico giacomelli
mostra visitata il 10 gennaio 2005
Proseguono le aggiudicazioni stellari della casa d’aste di Dallas, la maison famosa per i cimeli cinematografici e i fumetti (e…
In attesa dell’apertura della nuova sede, la GAMeC di Bergamo presenta il programma del 2026 dedicato all’educazione: in calendario due…
Archeologia, architettura e trasporto pubblico si incontrano lungo la Metro C di Roma: le nuove stazioni Colosseo/Fori Imperiali e Porta…
Damiano Michieletto firma una rilettura esistenziale del Lohengrin di Richard Wagner che, in scena al Teatro Costanzi di Roma, ci…
Alla Fondazione Querini Stampalia, fino al 12 aprile 2026, un dialogo inedito tra Antonio Corradini e Luigi Ghirri mette in…
Dal 6 all’8 febbraio 2026, Arte Fiera inaugura un nuovo corso con la direzione artistica di Davide Ferri: tra ritorni…
Visualizza commenti
Con la GAM ad adempiere al ruolo di ancella di Rivoli, cosa scontata le poche volte che l'attuale gestione si è occupata di contemporaneo, con tutto il dovuto rispetto per Merz, beninteso