La filiale della Galleria Giorgio Persano vista da fuori è molto meno trendy della sede principale, situata in posizione strategica nel centro della città, in Piazza Vittorio. Via Principessa Clotilde, invece, va cercata fra ex fabbriche, supermarket e sedi del Bingo. In occasione della personale di Gilberto Zorio, lo spazio evoca al meglio il suo passato: il grande open space è praticamente al buio, una specie di sibilo continuo sovrasta le note dell’Internazionale; entrando, pare di trovarsi in un capannone industriale impazzito, tra tubi di ferro e blocchi di cemento. Che formano stelle a cinque punte. E’ naturale, dove c’è Zorio ci sono stelle. Ma queste sono stelle particolari, in movimento, che riempiono lo spazio della galleria. Due sono in metallo, la prima un enorme scheletro di tubi leggeri, con una sacca ad una delle estremità che gonfiandosi e sgonfiandosi produce il sibilo che satura l’ambiente. L’altra in lastre di alluminio e inox, anch’essa enorme, ruota lentamente su se stessa.
Schivando la stella roteante, si accede a una stella formata da pareti di blocchetti di cemento. Le luci si accendono, cessa la musica, da una scaletta nascosta si sale sulla struttura in cemento. Dall’alto si attende che cali il buio e quando cala il buio si accende un’altra stella in cemento, gemella della prima ma più piccola, il cui centro si illumina mentre la musica riparte, le note dell’Internazionale proiettate sulla parete in forma di spartito. All’interno della stella, un’ultima sorpresa, che non stupirà chi conosce Zorio: un alambicco di vetro riempito di fosforo, che proietta una luce artificiale e accecante, simbolo della trasformazione degli elementi.
La tolda silenziosa non è silenziosa affatto. Tra sibili e musica, offre al visitatore uno teatro affascinante, nell’alternarsi di luce e buio, silenzio e rumore, stelle metalliche e stelle di cemento. Zorio, esponente dell’Arte Povera nato in provincia di Vercelli nel 1944, ha qui la possibilità di esprimere appieno la sua inclinazione verso un’arte materica, fatta di forme geometriche ed essenziali, di strutture che attraverso una continua trasformazione sprigionano la loro energia semplice e primordiale.
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bravo prof !