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fino al 30.X.2010 | Lara Favaretto | Torino, Franco Noero

di - 30 Settembre 2010
Se vi capita di passare in corso San Maurizio e buttare un
occhio attraverso le finestre della Fetta di Polenta, o passeggiare in piazza
Santa Giulia e sbirciare nella vetrina al civico 0/F, non preoccupatevi, lo
storico edificio dell’Antonelli, da due anni spazio espositivo della Galleria Franco
Noero, e il palazzo al cui piano terra si trova il project space della stessa
galleria, non stanno per crollare. La selva di tubi Innocenti non sono altro
che i lavori di Painlessly Consumed, la terza personale torinese di Lara Favaretto (Treviso, 1973; vive a Torino).

Per creare la sorta di coreografia architettonica che ha
invaso i cinque piani della Fetta di Polenta e il project space, l’artista
trevigiana è partita dagli appunti di viaggio e dalle fotografie scattate in
India ai ponteggi in legno usati per la costruzione degli edifici. In Painlessly
Consumed
le
impalcature, prive di ogni compito strutturale e installate senza alcuna logica
ingegneristica, si muovono nello spazio con il caos apparente dei ponteggi
indiani, inventando nuove volumetrie e inquadrando porzioni di spazio.

Liberati da ogni funzione di sostegno, i tubi Innocenti
diventano qualcosa di nuovo (tutta l’arte di Favaretto è un inganno tra ciò che
qualcosa sembra e ciò che realmente è) e si trasformano, salendo di piano in
piano, in strutture sempre più fittizie. Dal piano terra dove l’impalcatura è
aperta nel mezzo per lasciar passare lo spettatore, si passa al piano superiore
dove i tubi sono tagliati e raccordati da una massa di fili di lana, ma è
all’ultimo piano che l’astrazione è totale. Qui i tubi sono mozzati a una
decina di centimetri da terra e pendono sospesi in un vuoto che ne contraddice
la funzione e ne amplifica il senso di precarietà, ma anche quello di magia.

In questa stanza sospesa a oltre venti metri di altezza,
in un palazzo che sembra una sfida alle leggi della statica, l’impalcatura
fluttua nell’aria inutile come il ferro da stiro con i chiodi di Man Ray o le macchine celibi di Marcel
Duchamp
.

Nei lavori di Favaretto accade spesso che i materiali
utilizzati siano, come li chiama lei stessa, “dei derelitti, dei residui”. Lo sono anche questi tubi che
portano le tracce dell’usura, tanto che il titolo, Painlessly Consumed, “consumato senza dolore”, sembra
rivolto a loro. Usurati ma felici (certamente più di quelli piegati nel crollo
del ponteggio che Favaretto aveva progettato per il lavoro in piazza Dante a
Trento), tanto più che ora, liberati dal dovere di sorreggere qualcosa, possono
finalmente compiacersi della poeticità del loro nome, che in realtà è un
cognome.

La I maiuscola dei tubi Innocenti, che si riferisce al
nome di famiglia dell’autore del brevetto di questo sistema di ponteggi, può
finalmente diventare minuscola. I tubi di Painlessy Consumed diventano innocenti, un aggettivo
che descrive bene questi oggetti semplici che portano su di loro il peso
materiale della vita umana e nemmeno si lamentano.

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La seconda personale da Noero

La prima personale da Noero

stefano riba

mostra visitata il 23 settembre 2010


dal 23 settembre al 30 ottobre 2010

Lara
Favaretto – Painlessly Consumed

Galleria Franco Noero

Via Giulia di
Barolo 16d (zona corso San Maurizio) – 10124 Torino

Orario: da
giovedì a sabato ore 15-19 solo su prenotazione

Ingresso
libero

Info: tel. +39
011882208; fax +39 01119703024;
info@franconoero.com; www.franconoero.com

[exibart]

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  • Debole quanto inutile.
    Come è possibile rasentare il nulla così a lungo senza mai caderci dentro?

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