La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha sostenuto a lungo Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974): prima premi e mostre collettive e ora finalmente una personale.
Revolving landscape è un lavoro nato da “una riflessione sullo sviluppo delle megalopoli, ma anche dalla voglia di indagare e capire il modo in cui le città prendono corpo ed anima. Per riflettere sulla conurbazione, sul modo in cui le città vivono nel paesaggio, parlando ad esempio del modo in cui vengono usate le infrastrutture…”. Un tema che sembra andare di gran moda oggi, soprattutto nella capitale sabauda, tendenza testimoniata dal gran numero di mostre su urbe e urbanizzazione.
Nell’anno in cui la Fondazione guarda all’Asia, ecco spuntare queste geografie rotolanti, revolving landscapes appunto: “partendo con un gruppo di tre persone: 2 registi e 1 architetto -spiega Tuttofuoco- abbiamo seguito una specie di dorsale che unisce 17 megalopoli. La scelta voleva tenere insieme innanzitutto Cina e India, poi sono venute le altre.” Del viaggio rimangono speciali souvenir: sculture che rileggono attraverso plastiche colorate l’estetica kitsch-modernista della nuova Asia. Ma anche la povertà , i contrasti, le sensazioni che un lungo pellegrinaggio per il mondo porta con sé. Sullo sfondo, in video, le immagini del viaggio si offrono come chiave di lettura di questi ricordi scultorei, che stanno tra loro in quella stessa relazione fluida che caratterizza le geografie di GoogleEarth (peraltro citato nel video). Relazioni tanto fluide e rotanti che per andare da una città all’altra basta seguire le rotte di neon colorato disegnate sul soffitto della fondazione.
Città e paesaggio sono i veri protagonisti della mostra, declinati ora in landmark da fotoricordo, ora nella luce del tramonto in La noce d’oro (2005), in cui stormi di uccelli si lanciano in acrobazie sopra le vie trafficate di un videogioco. Gioco, spettacolo, nostalgia e frammenti di città ritornano in Luna Park (2005), una delle opere più belle di Tuttofuoco, in cui l’insegna del vecchio Luna Park Varesine, piccolo pezzo di storia della Milano-che-fu, è stato fatta restaurare ed esposto, lasciando, tra plastica colorata e luci, un amaro senso di perdita.
Dopo un viaggio di 80 giorni attorno al globo, ecco quindi presentata la maturità artistica di Tuttofuoco. A parte la durata del viaggio e la destinazione non sappiamo se, come nel Romanzo di Vernes, Tuttofuoco abbia salvato una principessa dal rogo di crudeli Marajà , ma sappiamo per certo che, per il fuso orario, è riuscito a tornare a Londra prima rispetto alla scommessa.
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tutto fuoco e niente arrosto
Una delle mostre piĂą inutili cui abbia assistito, anche in Tv ogni tanto fanno dei bei reportages....
Anche solo per dare un senso alla propria esistenza i commenti sarebbe bene argomentarli, altrimenti perché scriverli?
CERTE MOSTRE PERO'ANDREBBERO ARGOMENTATE UN PO' MENO
sandretto company e' da un po che cercano di fare da talent scout ma regalano solo zappate sui piedi !ma guardatevi bene in giro , girate con tutti i soldi che avete dovreste alzare le chiappe verso posti meno convenzionali e artisti meno scontati.
..c'è da dire aldilà del fatto che l'esposizione pare un po' scontata.. la fondazione ha poche colpe.. l'unica forse quella d'aver dato fiducia 2anni fa a questo artista.. infatti quando gli è stato comunicato che avrebbe potuto godere di una personale la fondazione ancora nn sapeva cosa l'artista avrebbe prodotto e poi presentato 2anni dopo. Aldilà di tutto ciò.. cmq se analizzata per bene.. l'esposizione nn è tutta da buttare via.. sarà che ho avuto la fortuna di farci lezione x l'università fatto sta che vista attraverso gl'occhi dell'artista rende meglio..