Ripetersi, con caparbia determinazione, senza per questo abdicare nei confronti di una rassicurante monotonia. Perché amare lo scarto, l’elemento perturbante, l’imponderabile e, al tempo stesso, dimostrare una capacità fortemente analitica può rivelarsi il miglior antidoto alla più deleteria autoreferenzialità, soprattutto sul lungo periodo. Dopotutto, in arte, non si inventa mai nulla, piuttosto si accelera o si rallenta una condizione preesistente, destabilizzandola. È una questione di intensità. O di lucida esasperazione di ogni singolo dettaglio.
Che
Pierluigi Pusole (Torino, 1963) conosce molto bene e frequenta dagli albori della carriera artistica – iniziata sul finire degli anni ’80 -, riversandola nella realizzazione di cicli pittorici dalla spiccata attitudine scientifica. Come succede anche nella nuova serie di dipinti,
Io Sono Dio 2008 (ISD), inserita nell’omonimo e più ampio progetto del 1996 e riconducibile proprio a questa continua evoluzione formale, all’apparenza impercettibile ma costante, che lo conduce ad afferrare, precisandola ogni volta di più, la
microdifferenza presente in natura. “
Quando dipingi puoi avere un progetto, un concetto ma poi ti imbatti nel problema reale, in un risultato completamente diverso”, ha detto una volta Pusole, intervistato da Massimiliano Gioni. Intendendo con ciò una creazione concepita come rimessa in discussione di tutti quei valori dati ormai per certi.
In questo senso va dunque letta l’intitolazione
Io Sono Dio data alla trentina di acrilici su tela (undici appesi e diciannove incasellati in un apposito archivio esibito in mostra), esposti nell’abbacinante biancore della Galleria In Arco. Tante piccole variazioni su un unico tema fisso, il paesaggio, dall’omogeneo colore
verde turchese, vanno a costruire il suo personale sistema d’indagine, classificatorio e strutturato, di un modo di essere e di vivere la realtà circostante. E soprattutto di un mondo interiore, refrattario a qualsiasi idea romantica di abbandono all’estro momentaneo del puro talento, proteso com’è verso una disciplinata consapevolezza delle proprie capacità pittoriche.
Che si susseguono, senza soluzione di continuità, sotto forma di
foreste teutoniche costrette in atipiche forme geometriche, di lussureggianti
vegetazioni sottolineate da un tratto nervosamente stenografico e di
cellule dall’aspetto alieno, elette a microcosmo dell’intero complesso di segni, codificati nei precedenti lavori.
“
Le tre categorie di questo progetto sembrano consentirgli di distribuire le proprie urgenze, così che anche il livello di astrazione è diversificato”, nota nel testo a catalogo Norma Mangione, “
fortemente trattenuto nei paesaggi, esploso nelle vegetazioni e infine riconciliato entro i limiti delle cellule”.
Tutto perfettamente funzionale alla sua idea di
progressiva acquisizione di metodo.
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ma questo dipinge ancora????e la mena ancora con sta storia io sono dio????
per fortuna si
e anche molto bene
è pieno il mondo di bravi pittori o persone che sappiano dipingere bene.come scrive andrea!
ma è tra le peggiori persone che io abbia conosciuto. convinto di essere chissà chi! sempre pronto a criticare, alle spalle, anche chi lo sostiene.me compreso.
..per essere fedele all'interezza del suo progetto , dovrebbe sacrificare tutto il suo corpo . "Io sono dio" presuppone la necessità di avere solamente una forma spirituale.
messaggio per l'artista:
dio esiste, ma rilassati non sei tu!
Il migliore si vede sempre! La prova del 9 è tutta l'invidia di chi non capisce nulla e non serve a niente. Grande Pusole. Uno dei pochi a farci fare bella figura nel resto del Mondo. Io Sono Dio è geniale,basta vedere quanti tonti iniziano a fare subito salotti all'altezza del grande Fratello. Quello dovrebbero commentare, non Opere d'Arte con la A Maiuscola.