L’esposizione nasce dallo studio di due opere parallele, entrambe incompiute di Michelangelo: il progetto per la Sagrestia Nuova di San Lorenzo e la misteriosa e affascinante scultura in marmo, attribuita a Michelangelo, di medie dimensioni, raffigurante un adolescente ripiegato su se stesso, in atteggiamento corrucciato e introverso. La scultura doveva far parte del vasto programma decorativo della sagrestia, come testimonia un celebre disegno dell’artista conservato al British Museum. La cappella fu commissionata da papa Leone X per accogliere le tombe del figlio Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano, nonché quelle del nipote Lorenzo de’ Medici duca di Urbino e del fratello Giuliano de’ Medici duca di Nemours.
Al centro della mostra, quindi, l’opera “incompiuta” di Michelangelo o il dubbio, ancora di alcuni studiosi, che questa scultura appartenga allo scalpello michelangiolesco.
Complicate e bizzarre sono le vicende che hanno portato l’Adolescente alla sua sede attuale dell’Ermitage. Bisogna risalire al 1785 quando la zarina Caterina II ordinò al direttore della banca di Inghilterra John Lyde Brown, di acquistare una collazione di sculture antiche e moderne. Tra queste una “statua bozzata d’un giovane cavandosi una spina dal piede, opera molto lodata di Mich. Angelo; nudo e l’anatomia è assai ben intesa, e si dice fosse nella Galleria Medici”.
In altre occasioni l’opera viene citata sotto il nome di “Ragazzo accovacciato”, ma solo nel 1922 una geniale intuizione della studiosa tedesca Anny E. Popp collega la scultura dell’Ermitage al progetto di Michelangelo per la Sagrestia Nuova. Si suppose, dai disegni del progetto, che la scultura fosse tra quelle rimaste sparse sul pavimento della Sagrestia al momento che Michelangelo lasciò nel 1534 la città per recarsi a Roma.
La mostra a Casa Buonarroti parte da questi presupposti, ricostruendo la vicenda artistica ed umana dell’artista. Sergej Androssov e Umberto Baldini, curatori della mostra, hanno spiegato come del resto l’importanza dell’attribuzione fine a se stessa non sia importante in confronto al “ritrovamento” di una delle più belle sculture della scuola michelangiolesca.
La statua è incompiuta,come tante le opere dell’artista, la schiena, il bacino e le gambe sono modellate con precisione, ma senza eccessivo dettaglio. La parte inferiore appena abbozzata, il viso appena percettibile, guardandolo dall’alto si vede solo una capigliatura fitta e ricciuta.
Ma l’invenzione di Michelangelo è così potente ed espressiva da comunicare il significato più intimo dell’opera. A chi non cerchi un qualcosa di esplicito, l’opera appare in realtà non solo compiuta ma anche uno dei capolavori dell’artista.
Nell’Adolescente si può ritrovare tutte le caratteristiche tipiche dell’operare michelangiolesco: il volto è simile a quello del Giovane schiavo della Galleria dell’Accademia di Firenze, così come la schiena è trattata con la maestria e il virtuosismo che si ritrovano nello Schiavo ribelle del Louvre.
Accanto alla vicenda dell’Adolescente quella della sagrestia Nuova: la mostra ripercorre la storia del progetto. Fogli autografi illustrano la complessa evoluzione del progetto, la realizzazione delle tombe dei duchi, la decorazione, i trofei, alcuni dei quali affidati a Silvio Cosini. Opere dei collaboratori di Michelangelo impegnati nella Sagrestia: Raffaello da Montelupo, il Tribolo, Simone Mosca, Francesco da Sangallo. La mostra si conclude con le testimonianze della fortuna della Sagrestia. Anche se l’impresa non fu portata a termine l’opera si impose come una visione di perfetta e compiuta bellezza, tipica della grande creazione michelangiolesca.
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