Categorie: toscana

Fino al 10.VII.2001 | Sala di Consultazione | Firenze, Istituto Francese

di - 5 Luglio 2001

Identità diverse escono alla guisa di libri tolti dagli scaffali, si posano, si sovrappongono, manifestano la loro individualità costituendo, allo stesso tempo, un luogo unitario da indagare nell’interessante mostra dal titolo “Sala di Consultazione”, visitabile fino al 10 luglio prossimo presso l’Istituto Francese di Firenze. L’esplicito riferimento allo spazio nel quale l’organizzazione scientifica, razionale della biblioteca viene sovvertita dall’intervento del pubblico fa di quest’evento, organizzato da Galleria Biagiotti Progetto Arte con Galleria Neon di Bologna, una proposta culturale di ampio respiro. Curata da Gino Gianuizzi, “Sala di Consultazione” ospita le opere di quattordici artisti italiani e stranieri. Ad aprire il percorso è un’installazione di Silvia Cini pensata per un rapporto tra due soggetti: tra l’artista e il visitatore; tra il conosciuto e lo sconosciuto. «La mia idea» dice «è quella che le persone possano sconfinare, capire il testo, dare una propria interpretazione, perché il racconto da me composto può assumere, di volta in volta, a seconda di chi lo ‘legge’, una sfumatura diversa. Infatti, questo lavoro, accompagnato da un libretto delle citazioni da me scelte con un’introduzione di Alessandra Pioselli, vuol rappresentare il tentativo di far viaggiare in 17 mondi diversi chiunque si fermi a conoscerlo. In questo contesto la citazione è un’estrapolazione, che si chiude in se stessa e diventa parte del racconto. Il mio monologo è una richiesta all’altro di ascoltarmi condotta in modo assolutamente intimo. Ho volutamente adottato un andamento lento proprio per favorire una imprevedibile ‘interattività’». Proseguendo, nella video installazione di Sergia Avveduti i libri e l’arte si armonizzano con lo sport. Nelle mani della nazionale dei lanciatori del disco una selezione di libri, scrupolosamente incartati, sostituiscono il comune attrezzo impiegato nella nota disciplina atletica. La tanto strana quanto divertente gara diviene un video. Attorno al monitor i libri lanciati sono disposti a semicerchio secondo una logica personale di collegamenti e di intreccio dei pensieri. Candida Höfer, Clegg & Guttman, Sandrine Nicoletta espongono qui delle fotografie. Anche Eva Marisaldi, invitata alla Biennale di Venezia, presenta una serie di foto ed un lavoro basato sui libri sottolineati, mentre per Dragoni Russo i libri, sostegno di loro stessi, diventano una insolita “libreria”. Rigorosamente in legno sono, invece, i ripiani della struttura, che accoglie i volumi scelti da Francesco Bernardi. L’ordine estremamente personale nonché il metodo usato per riunire i testi regalano curiose sculture. Il risultato è sorprendente. La logica delle combinazioni individua, oltre ad un appassionato lettore, una naturale sintonia con l’esperienza di “Sala di consultazione”. In questo caso, come in altri, il contatto con le biblioteche è stato prezioso soprattutto per i prestiti difficili da ottenere. Tutto il personale coinvolto si dato da fare con entusiasmo. Nell’ambito di questa inconsueta relazione gli organizzatori sono stati informati su numerosi servizi poco conosciuti, pertanto, hanno deciso di riservare un apposito spazio a dei depliant, che ne illustrano una parte fornita dal Sistema Bibliotecario Fiorentino. Testi, per la maggior parte, provenienti dalla Biblioteca Nazionale e dalle Università sottolineano, inoltre, la preferenza elettiva di Emily Jacir, che con Anton Sinkewich, ha sistemato ad incastro insieme ad una Bibbia una serie di libri sulla Palestina sospesi davanti ad una porta chiusa. Basta toglierne solo uno per far cadere giù tutto. L’attesa, il senso di precarietà fanno di questo lavoro un sintomatico veicolo di comunicazione dell’arte contemporanea che, talvolta, riesce ad estrinsecare attraverso la semplicità concetti profondi. L’installazione rispecchia la situazione del Medio Oriente: un equilibrio, in apparenza, certo è, in realtà, instabile. A controbilanciare l’inquietante ritmo del lavoro di Jacir, sentito da palestinese, è il malizioso fascino dell’opera del gruppo M+M. Il celebre spezzone di “Shining”, nel quale Jack Torrance interpretato da Jack Nicholson è alla macchina da scrivere, è riproposto in video a ciclo continuo, contornato da alcune copie di libri – messe in vendita a L. 20.000. – nelle quali è pubblicata ripetutamente solo la frase pronunciata dall’attore. La conclusione della mostra vira verso la sfera personale, intima introdotta all’inizio. Andrea Sperni apre la porta della sua camera con le foto della scrivania, dell’attaccapanni e della sua libreria a grandezza naturale. Antonio Andrighetto offre una suggestiva combinazione di foto, scultura, libro. Su un piccolo tavolo rettangolare un calco di una mano presenta il delicato rapporto tra esterno / interno e viceversa, mentre su una parete non illuminata è appesa la foto della scultura immersa in un fondo nero. L’estrema essenzialità è qui amplificata dalla purezza del bianco e dal contrasto deciso. Il risultato è una creazione affacciata sulla finestra del mistero. In sintonia con Eliot “Sala di consultazione” ci ricorda che non finiremo mai di esplorare, che dopo tanto esplorare saremo di nuovo al punto di partenza, dopodiché finalmente conosceremo il posto per la prima volta. Sia nell’intera mostra sia in ogni singola opera ad uno stato di quiete ordinata si sostituisce una forma di entropia dinamica. Tale movimento suggerisce, senza segnare un ‘ritorno a’, una riflessione più consapevole sull’arte di relazione, di interazione e sembra scongiurare possibili degenerazioni.

Silvia Fierabracci
Mostra visitata il 4 giugno 2001.



SALA DI CONSULTAZIONE
Aperta al pubblico dal 5 giugno al 10 luglio 2001
Istituto Francese, Piazza Ognissanti, 2 Firenze.
Orario: dal lunedì al Venerdì dalle 16 alle 19.


[exibart]

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  • Mi sembra quindi di capire che vi è sempre un rapporto preciso, non casuale, tra le installazioni e i libri scelti. A questi due primi elementi forse si unisce un nuovo modo di attraversare il luogo, l'Istituto Francese, e di confrontarsi con i suoi spazi; però non so, è solo un'idea... Mi attirano molto le ultime realtà che descrivi: un "altro" spazio all'interno di uno spazio. Dalla tua descrizione sembrano proprio luoghi che è possibile "vivere", ed osservando i quali, forse, si può istituire uno scambio di sguardi tra chi è dentro e chi resta fuori. Realtà fittizia all'interno della realtà "vera", diciamo così... E' presente un tentativo di restituire, mediante la forma e l'ampiezza delle installazioni, un'armonia precisa tra luogo vissuto e spazio reale? Se sì, forse è in questo senso che bisogna intendere il riferimento a "Shininig".

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