Un evento da non perdere. È l’entusiasmo che mi spinge ad esprimere un commento così lapidario. La mostra allestita alla Biblioteca nazionale, nell’ambito delle manifestazioni legate alla III Settimana della Cultura, rappresenta un’occasione unica per poter ammirare i prodotti della collaborazione tra gli artisti, pittori e scrittori, più significativi del secolo da poco terminato. Ogni libro è testimone di una storia, è un frammento della complessa storia delle relazioni e degli intrecci tra le correnti artistiche e tra le diverse forme di espressione.
È un modo inconsueto di procedere alla lettura della storia dell’arte del XX secolo. L’esposizione si articola secondo un percorso che rappresenta tutti i principali movimenti artistici del ‘900: dai Nabis fino alle sperimentazioni dell’arte concettuale; sono presenti anche artisti, per così dire, trasversali, che non aderirono mai pienamente ad una corrente o ad un manifesto (valga come esempio Marc Chagall, presente in mostra con le acqueforti per un’edizione delle “Fables” di La Fontaine).
Una chiave di lettura interessante riguarda il processo creativo che vede confrontarsi, in modo sempre inedito, pittori e scrittori. In alcune situazioni, come nel caso delle quattro acqueforti realizzate da Picasso per il “Saint Matorel” di Max Jacob, l’artista procede alla composizione delle immagini in modo completamente svincolato dal testo, curandosi esclusivamente della propria ricerca personale. Altrove un legame esiste, anche se a volte criptico e inquietante, come per le opere che i pittori metafisici, quali De Chirico e Carrà, dedicano rispettivamente ai “Calligrammes” di Apollinaire e a “L’après midi et le monologue d’un faune” di Mallarmé.
In altri contesti, quelli più specificamente connessi alla promozione di una scuola di pensiero, l’opera grafica diventa oggetto e, al tempo stesso, significante principale dei contenuti della pubblicazione; emergono il volume “Staatliches Bauhaus Weimar”, prodotto dalla collaborazione di Moholy-Nagy, Bayer, Breuer e Schleifer, e le opere dei futuristi Depero e d’Albisola. Non mancano, infine, le opere di artisti relativamente più recenti, riferibili all’ambiente della pop-art e dell’arte concettuale; tra queste segnalo il sorprendente volume che Bob Rauschemberg dedica all’Inferno di Dante e la realizzazione di Giulio Paolini ispirata agli scritti sull’arte antica di Winckelmann.
Tutti i volumi esposti provengono dal Fondo Bertini che la Biblioteca nazionale di Firenze ha recentemente acquisito. È una collezione unica e preziosissima, frutto della passione di Loriano Bertini per questa originale forma d’arte: circa 4300 pezzi raccolti nell’arco di 40 anni.
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che mostra interessante! grazie per avermela segnalata, non ne sapevo niente.