Merita plauso la decisione di esporre le opere di Eduardo Nuñez Valbuena al Museo di Antropologia ed Etnologia. L’operazione contribuisce a riproporre presso il pubblico, fiorentino e turistico, un’istituzione museale che ha il vanto di essere la più antica del mondo nel suo genere. Le opere esposte trovano poi una motivata collocazione tra le teche contenenti reperti che provengono da culture di tutto il pianeta; le tele di Nuñez Valbuena sono dotate, infatti, di tutta la forza della testimonianza diretta.
Il percorso espositivo si configura come un’epopea per immagini della storia azteca. L’artista ci conduce lungo un viaggio attraverso il tempo: dalle rappresentazioni dei siti archeologici (“Del sitio de Tenochtitlàn”), passando per raffigurazioni di migrazioni, guerre (“De la reacciòn de los Mexicanos”), divinità zoomorfe, sacrifici sanguinari, fino alla descrizione delle contraddizioni della moderna Città del Messico.
La chiave di interpretazione di tutto il poema pittorico è data dalla “Nascita del meticcio”. L’epifania del meticcio è indagata come luogo della trasfigurazione culturale, momento della contaminazione e del transito.
Sono chiaramente rintracciabili i punti di contatto con il patrimonio artistico azteco, al quale Nuñez Valbuena si rifà apertamente. Nondimeno si individuano anche archetipi riconducibili a una cultura più propriamente europea. Per chiarire il tipo di ancoraggio basta osservare la tela “L’occupazione Spagnola” dove morte e rovina giungono a dorso de un cavallo schiumante come nella migliore tradizione dei Trionfi della Morte medioevali.
Si aggiungono ai quadri una serie di “lampade-oggetto”, interessanti per un antropomorfismo visionario che non può non ricordare le sculture di Mirò
Nel complesso si tratta di una bella esposizione che consiglio di andare a vedere. Esprimo, però, il rammarico che l’apparato illuminotecnico sia così approssimativo: ci sono tele che vengono illuminate dai riflessi dei neon nelle teche, mentre alcuni oggetti sono lasciati completamente in ombra.
Pietro Gaglianò
Mostra vista il 13-II-2001
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