Certamente non puntano ad una provocazione John Duncan e Carl Michael Von Hausswolff presentando a Prato il loro progetto di video, installazioni e sound art. Nessun artista ragionevole ci proverebbe, non con della pornografia espressamente recitata, non con un’installazione sonora che si basa su un’esperienza più che decennale.
Stun Shelter è una grande mise en espace che interviene sull’ambiente e sullo spettatore mettendo in atto una serie di alterazioni che agiscono su diversi livelli della percezione. Non solo. I banconi di Thinner Bar… e i video di SEE intendono creare suggestioni, mediante associazioni visive, dirette alla coscienza dello spettatore, a quello che lo spettatore pensa di vedere (così si esprime Duncan parlando del suo lavoro).
L’azione sonora è percepibile già all’esterno della galleria. Varcata la soglia, lo spettatore è fasciato dal suono, dalla semioscurità, dalle immagini porno proiettate sul fondo e sul soffitto della galleria. Su due lati si trovano i banconi in ferro e vetro (è Thinner Bar… di Von Hausswolff), ordinari elementi da arredo, sui quali si allineano inusuali articoli di consumo: colle, solventi altri prodotti chimici che inalati producono
Sulle pareti si ripetono i loop di una serie di film per adulti che Duncan ha girato in Giappone negli anni ’80. La storia -una ipertrofica donna-vampiro che si assicura l’eterna giovinezza nutrendosi dei liquidi vitali dei propri amanti– è il pretesto per la rappresentazioni di sesso hard-core che percorrono un ampio campionario di tabù.
Tutta l’atmosfera è ossessiva e claustrofobica, permeata dalla distorsione sonora prodotta da un oscillatore.
I due artisti, attraverso una serie di canali, vogliono attivare una fibrillazione della coscienza ponendo lo spettatore in una situazione di disagio fisico e sensoriale all’interno del quale può costruire percorsi propri di autoanalisi. La provocazione, dunque, in definitiva c’è, ma sotto forma di maieutica e di sinestetico stimolo intellettuale.
pietro gaglianò
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Gran spazio e bella mostra. Ok Duncan, ma grande il lavoro di Von Hausswolff.
Progetto validissimo, che ha coinvolto due grandi artisti troppo trascurati in italia, e supportato da un impeccabile "regia" curatoriale. Per fortuna che assistiamo ad operazioni di questo tipo in spazi privati..quando gli spazi pubblici in italia si dedicheranno ad accogliere progetti di questo tipo?
Ma perchè voler creare situazioni di disagio fisico per costruire percorsi di autoanalisi?
Caro Pietro l'articolo è bene esposto e lo stile, come sempre, perfetto.