L’Accademia dei Fisiocritici di Siena apre all’arte contemporanea ospitando nella sezione Zoologica le installazioni di Marco Acquafredda. Il giovane artista senese, prendendo come spunto il mondo animale, affronta la dimensione circolare del tempo intervenendo artisticamente su due livelli: il primo imperniato sul tema della foca, animale declinato in sette versioni diverse -a simboleggiare i giorni della settimana-, l’altro giocato sull’interpretazione in corda di dodici animali che richiamano i mesi dell’anno.
La foca viene raffigurata con la tecnica del carboncino nero e della sanguigna rossa in versione verticale e non orizzontale come sarebbe normale aspettarsi, racchiuso da due lastre di plexiglass incurvate e poste a pavimento. Dal lunedì alla domenica, le variazioni del soggetto sono minime, eppure presenti e non prive di ironici richiami alla scaletta settimanale: se il mercoledì è rosso, il giovedì che rappresenta il centro della settimana ha un nodo, il sabato viene rappresentato come un Giano bifronte e la domenica ha la testa volta indietro a simboleggiare la circolarità del tempo. L’ultima foca quasi sfugge alla vista essendo posta non a pavimento come tutte le altre, bensì nelle antiche bacheche di legno che ospitano gli animali tassidermizzati, creando confusione e stupore allo stesso tempo: non si riesce a prima vista a distinguere se sia un animale vero o un disegno. Acquafredda interviene nell’ambiente dell’Accademia in modo così sommesso e pacato da riuscire a confondere le sue creazioni con ciò che le circonda, creando un gioco armonico, per nulla stridente.
La perfetta integrazione tra opera d’arte contemporanea e ambiente circostante si percepisce soprattutto nei dodici animali in corda appesi da un capo all’altro delle vetrine a creare un complesso intreccio simile ad una ragnatela. Alternando forme suggerite a forme apertamente dichiarate, l’artista colloca i suoi animali scheletrici dal forte sapore anatomico sopra le teste dei visitatori che spesso neanche si accorgono di ciò che li sovrasta. Il colore stesso della corda, finemente intrecciata in una serie di
Come una scaletta evolutiva, sebbene con un ordine non cronologico ma semplicemente fatto di affinità artistico-rappresentative, gli animali di Marco Acquafredda attraversano il mondo dei mammiferi come quello dei rettili e degli uccelli: dal pipistrello, al tridimensionale leone, allo squalo, alla suggestiva tartaruga, all’aquila, al coccodrillo con due code, al ghepardo raffigurato nell’atto della corsa, al mandrillo, al granchio, alla raganella, alla elaborata rana pescatrice. Fino all’ibis scarlatto, che con la sua insolita versione in corda colorata chiude l’anello.
L’integrazione delle opere non si svolge soltanto ad un livello cromatico o formale, bensì anche e soprattutto ad un livello inconscio. Acquafredda difatti ha passato molto tempo all’interno dell’Accademia dei Fisiocritici studiando l’ambiente su cui intervenire. La lunga presenza fra gli animali imbalsamati ha lasciato un segno indelebile sull’artista che probabilmente attraverso una via subliminale ha riproposto certe immagini. Solo così si può spiegare la presenza del coccodrillo a due teste vicino alla teca degli animali “doppi” ovvero quel genere di terribili giochetti della genetica spesso presenti nelle natura animale come in quella umana, tipo capretti e gattini a due teste. Allo stesso modo si spiegano la presenza della rana pescatrice vicino alle viscere delle rane e la posa strettamente anatomica della raganella, così come la presenza dell’ibis scarlatto adiacente alla teca dei coralli.
sara paradisi
mostra visitata il 2 agosto 2006
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