Il protagonista della scena barocca lucchese – dimenticato dagli storici dell’arte fino all’intervento di Roberto Contini, che nel 1997 ha dedicato a Marracci un attento studio critico, volto alla ricostruzione del percorso formativo e creativo dell’artista – fu allievo di Pietro da Cortona, al seguito del quale restò per un intero decennio, assimilando e riproponendo in ambito toscano le fondamenta dell’impostazione stilistica e contenutistica della sua opera.
E proprio la copia di un dipinto di Pietro campeggia, come sorta di manifesto di presentazione, all’ingresso dell’esposizione camaiorese. Si tratta della grandiosa Incoronazione di Santa Teresa (Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi), che costituisce un imprescindibile testo di divulgazione settecentesca del cortonismo nella città di Lucca.
Ma il principale responsabile della trasmissione del celebrativo gusto romano nella cittadina toscana era stato, già nel secondo Seicento, proprio Marracci, alla cui paternità Contini ha recentemente ricondotto la straordinaria tela raffigurante la Predicazione di S. Paolino Vescovo in Lucca e la distruzione degli idoli, appartenente alla collezione dello Szépmüvészeti Muzeum di Budapest e trasferita in Italia in occasione della mostra.
Se la qualità pittorica dei dipinti marracceschi non mantiene sempre – come i recentissimi interventi di restauro, operati sulla gran parte delle opere in esposizione, confermano – il livello stilistico della tela di Budapest, la serie di disegni preparatori esposti nella prima Sala e recuperati dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi svela una personalità artistica dalla mano fresca e dall’intuito spontaneo.
All’esposizione di dieci dipinti, realizzati da pittori attivi tra Camaiore e Lucca all’epoca del Marracci e spesso con lui confusi da una critica poco attenta, è infine riservata l’ultima Sala delle Scuderie. Si tratta di opere di soggetto prevalentemente religioso, di livello artistico ordinario e talora scadente, conservate per la maggior parte nelle chiese versiliesi. La scelta di includere questa serie di tele negli ambienti espositivi svela comunque lo spirito di profondo rigore con cui l’iniziativa è stata condotta: le corrette attribuzioni dei dipinti tornano così alla luce, offrendo contemporaneamente all’occhio del visitatore un significativo corpus di opere emblematiche del gusto figurativo di carattere devozionale diffuso nella Toscana seicentesca.
Alle Scuderie Borbone di Camaiore, in un percorso che si articola tra i loculi separati della prima Sala per terminare nello spazio unico ed arioso dell’ultima, riaffiora insomma, in questi giorni, un capitolo trascurato della storia dell’arte italiana, volto a ricostruire con un ritrovato vigore storico la vicenda artistica di Giovanni Marracci, pittore dall’identità ancora indefinita che, se ebbe l’indiscutibile merito di trasmettere in una Toscana provinciale il gusto figurativo elaborato nella Roma dei Barberini, svelò gli aspetti più autentici della propria creatività nella freschezza del tratto disegnativo, brillante preludio ad opere pittoriche di valore non sempre eccelso, ma rappresentative di un momento della storia dell’arte in rapida evoluzione e testimoni di un’epoca segnata da profonde trasformazioni politiche e religiose.
Alice Tavoni
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