I quattro artisti fiorentini, legati da una forte intesa estetica e da profonda amicizia, espongono le loro opere, “storiche” e recenti, negli spazi della Tornabuoni Arte. I collages, le sculture, le installazioni si guardano tra loro dalle pareti della galleria, si confrontano riflettendosi le une nelle altre, rivelano inaspettate connessioni, dichiarano l’affinità creativa che lega gli artisti nella ricerca e nella sperimentazione del linguaggio.
Pur nel gioco di assonanze e rimandi che unisce i quattro, ognuno mantiene la propria peculiarità, una chiara identità artistica e –come dire?- una propria musa…
Per Giuseppe Chiari è Tersicore.
Ogni gesto tende alla musica, indipendentemente dall’intenzione creativa che può accompagnarlo. Chiari lo ha scoperto e ne ha tratto la vocazione fondamentale della sua arte. Nelle ultime opere echeggia, con immutata freschezza, il grido “La musica è facile”, o, anche, “L’arte è facile”. Eppure l’approccio di Chiari alla musica è contraddittorio, la evoca costantemente e la mette in discussione con gesto iconoclasta. L’aggressione della pagina musicale con segni e colori esprime la stessa ansia di libertà delle performances degli anni ’70. Gli spartiti sono ridotti a un mero strumento, supporti sui quali agire, pur mantenendo tutto il valore espressivo del segno, di quella notazione musicale che Chiari contesta ma non accantona mai completamente.
Renato Ranaldi mira, senza scrupoli, a destare inquietudine in chi osserva le sue opere. Le sue sculture e le sue installazioni si appropriano dello spazio e catturano l’attenzione. Per via della loro precarietà… Ranaldi gioca con la specificità dei materiali, con il loro peso, con la vibrazione che questo emana.
La generosità di cui parla John Cage riferendosi a Chiari è una qualità che si può attribuire a tutti e quattro gli artisti. È la gioia di condividere l’entusiasmo della scoperta della bellezza, in modo sempre nuovo, disincantato, giovanile…
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