Sono tutti nomi di donna quelli che compaiono nel carnet dei workshop previsti per questa edizione di Networking. Sei artiste che arrivano dall’Italia, dalla Francia, dall’Europa dell’est, dal Sudafrica, da Instanbul; persone che sono nate in un luogo e si trovano a vivere o a lavorare in altri scenari; sei donne che attivano laboratori territoriali sul tessuto urbano dei centri toscani e cercano, insieme agli stagisti, una casa.
Anche quest’anno Networking convoca alcuni giovani artisti operativi in Toscana e innesca inediti centri di elaborazione e produzione in diverse città.
Il progetto, a cura di Arianna di Genova in collaborazione con Matteo Chini e Lorenzo Bruni, ha debuttato a Pontedera con il workshop condotto da Gülsün Karamustafa; intorno all’artista turca gli stagisti hanno esplorato l’immaginario delle shanty houses, le case di fortuna, e nello specifico hanno tratto dal patrimonio culturale degli immigrati, e dai materiali di recupero della città, la materia prima con cui realizzare le case dei sogni.
A Serravezza Gea Casolaro ha lavorato intorno all’amplificazione del concetto di abitazione, in tutti i suoi svolgimenti possibili, privati e collettivi, mentre a Firenze Zineb Sedira ha condotto gli artisti sui luoghi domestici della condivisione, o della separazione, in cui la casa diventa scena delle microcomunità familiari.
A Prato è intervenuta l’artista serba Dragana Parlac e tutor del prossimo e ultimo laboratorio, a Monsummano, sarà Katarzyna Kozyra. Ogni workshop, della durata di quattro giorni, si svolge in distretti topografici o sociali scelti dall’artista e, alla sua conclusione, vede l’esposizione dei lavori maturati dagli stagisti. La manifestazione si chiuderà a Livorno, a fine mese, con la conferenza tenuta dalla sudafricana Doris Bloom.
Questo, a grandi linee, il calendario di Networking (senza tralasciare la mostra finale collettiva e la presentazione del catalogo che si prevedono per la prossima primavera); la struttura è quella consolidata di un brain storming in cui la creatività individuale viene convogliata lungo percorsi tematici che focalizzano alcuni nodi problematici della cultura contemporanea.
Sullo sfondo c’è sempre il territorio, quello toscano, certo, ma in una prospettiva più ampia tutti i luoghi in cui l’insediamento ha sviluppato condizioni di disagio, ha determinato ruoli e gerarchie e ha, in definitiva, dato vita ad habitat sempre instabili e in corso di mutazione.
È indicativo che le artiste invitate siano tutte portatrici di un messaggio che parla di trasferimenti, viaggi e quindi ricerca. Che, all’interno dei diversi progetti, diventa sempre la ricerca di una casa.
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pietro gaglianò
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