Sono durati due anni i lavori all’interno dalla biblioteca di Michelozzo, presso il complesso conventuale di San Marco.
La biblioteca, commissionata da Cosimo de Medici nel 1441, viene realizzata da Michelozzo come luogo di riflessione e di speculazione. L’architetto, pur rimanendo nel solco della tradizione monastica, da vita alla prima biblioteca rinascimentale: officina dell’elaborazione della cultura, non solo tempio della conservazione.
Accurate indagini hanno condotto alla scoperta del colore che in origine ricopriva le pareti; attraverso sistemi di raschiatura della superficie pittorica sono stati rinvenuti più strati di colore, dall’ultimo, bianco sporco, al primo, quello che probabilmente era stato disposto dallo stesso Michelozzo: verde smeraldo.
A testimonianza delle differenti fasi sono stati lasciati scoperti alcuni tratti di parete, si possono così osservare l’originale verde e, risalenti a periodi successivi, il rosso giallastro, il bianco e il bianco sporco. In prossimità dei portali, alle estremità corte della sala, sono emersi due affreschi riferibili alla scuola di Jacopo Chiavistelli ed eseguiti, presumibilmente, da Carlo Molinari introno al 1670. Si tratta di architetture dipinte con effetti illusionistici con, al centro, lo spazio per l’effigie di un santo.
Un accurato lavoro di restauro conservativo è stato condotto anche sul soffitto a cassettoni dell’adiacente Sala Greca, così denominata perché ospitava la sezione della biblioteca comprendente gli autori greci. Questa, per la prima volta aperta al pubblico, conserva al suo interno dei pregevolissimi armadi in legno, commissionati nel ‘700, dove oggi si possono ammirare i vasi dell’antica spezieria di San Marco, ceramiche di Montelupo risalenti al 1570. È interessante lo studio condotto sul tema decorativo del soffitto. I finti marmi non vogliono essere finzione sostitutiva di materiali pregiati, una tale velleità poco si addice all’ordine domenicano; rappresentano piuttosto una raffinata raffigurazione simbolica: per esempio la luminosità dei rossi allude alla luce divina.
Per celebrare la conclusione dei lavori e la riapertura al pubblico è stata allestita un’esposizione che raccoglie diversi manoscritti, in origine custoditi a San Marco, ora appartenenti ad altri enti come la Biblioteca Medicea Laurenziana o l’archivio di Modena.
Pietro Gaglianò
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Sono stata a vedere la biblioteca: perchè non hanno riprisinato dappertutto il colore originario?