1965 Piergiorgio Branzi scrive nel suo diario consistente di fotografie: “Si dice che ‘le donne russe sono femmine tre volte’. Una felice dote, dato che sul mercato si trova un solo tipo di rossetto, ‘Pabieda – vittoria’, e una sola cipria, ‘Krasnuj oktiabr – ottobre rosso’.
C’è chi ha approfittato della carenza e in uno scantinato ha prodotto cosmetici in proprio, divenendo miliardario. Ci ha rimesso la testa: l’esecuzione è avvenuta la settimana scorsa.” Lo stesso testo accompagna la
fotografia di una donna che si dipinge le labbra mentre sta in piedi nella cabina di una grú elevata sopra un paesaggio innevato e circondato da palazzi prefabbricati della Mosca moderna.
Mentre la fotografia permette a chi la usa di fermare delle immagini da lui ritenute interessanti, la presentazione pubblica di queste fotografie nelle
mostre e nei libri da l’occasione preziosa di rivedere le stesse immagini e, spesso, di fare dei viaggi virtuali per luoghi e tempi distanti. Questo succede visitando la mostra proposta al Cassero medievale a Prato
dall’Archivio Fotografico Toscano: circa ottanta fotografie scattate da Piergiorgio Branzi a Mosca tra 1962 e 1966.
Branzi, nato a Signa nel 1928, nominato autore dell’anno nel 1997 dalla FIAF (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche) dedicandogli una pubblicazione monografica, comincia a fotografare nel 1953.
Attraverso Vincenzo Balocchi entra in contatto con il gruppo veneziano La Bussola, poi partecipa a quello chiamato Misa, con Alfredo Camisa, Mario Giacomelli, Nino Migliori e altri. Negli stessi anni questi
giovani fotografi italiani sviluppano lo stile del Realismo formalista, che si manifesta anche nelle immagini pubblicate dal giornale Il Mondo di Mario Pannunzio. Branzi viene mandato a Mosca da Enzo Biagi, a quel tempo direttore del Telegiornale RAI, come giornalista-reporter, e fa le riprese filmate accompagnate da un testo di commento. Ufficialmente fotografare a Mosca in quei tempi di guerra fredda non è permesso e la situazione per un reporter straniero è molto difficile, anche perché non gli viene reso facile coltivare contatti privati.
alla domenica nella Moscova – in costume da bagno, sembra, che siamo tutti uguali.
La mostra è divisa in vari capitoli e i commenti scritti del autore, esposti insieme alle immagini, sono un elemento aggiuntivo irrinunciabile, le documentazioni e le sensazioni autentiche di chi ci ha vissuto.
Inoltre vengono presentati i suoi filmati moscoviti. Il catalogo contiene tutte le fotografie in ottime riproduzioni e un testo critico importantissimo e esauriente di Giuseppe Pinna.
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Archivio Fotografico Toscano di Prato
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Katharina Hausel
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