Categorie: toscana

Un bacione a Firenze |

di - 26 Febbraio 2003

WI, le due lettere che fanno da titolo stanno per Working e Insider. Una manifestazione che per tre giorni ha unito, nello spazio Alcatraz della Stazione Leopolda di Firenze, una mostra, un seminario su Produzione Artistica e spazi pubblici ed un laboratorio, Insider, finalizzato alla messa a punto di progetti di intervento con opere d’arte in cinque quartieri di Firenze.
Andare a trattare l’argomento dell’ex Meccanotessile è allo stesso momento doloroso e doveroso. Simone Siliani, assessore alla cultura del Comune di Firenze che, con l’assessorato all’urbanistica e Sergio Risaliti, ha organizzato l’evento, dice che è stato composto un gruppo di esperti, formato da Bruno Corà, Maurizio De Vita e Pierluigi Sacco, che deve redigere un progetto culturale e gestionale entro l’aprile di quest’anno. E’ comunque certo che da tempo ormai immemorabile questa parte della vecchia Galileo, è destinata a diventare il Centro per l’arte contemporanea della città, da così tanto tempo da essere ormai più vicino al territorio della leggenda che a quello della speranza.
Ho pensato di proporre a diversi artisti di lavorare proprio sul luogo, sulle sue evocazioni, di far essere il Meccanotessile da contenitore a contenuto, di farlo vivere come ambiente nel quale l’opera, performativa, fotografica, video ecc. già ci ha abitato”. E poi, quasi paradossalmente o come segno del destino la mostra si tiene alla Leopolda, luogo “non finito” eppure funzionante. 37 sono stati gli artisti chiamati a sviluppare questo rapporto ed il risultato, disposto per i tre livelli dello spazio Alcatraz, è estremamente affascinante. Gabriele Basilico ha fotografato il Meccanotessile “visto dai palazzi che ci sono intorno” dice Risaliti, “ma soprattutto visto come un meteorite, un corpo estraneo, caduto o ritrovato, e Giulio Paolini ha visto il luogo come scena nella quale è il luogo stesso a essere rappresentato”. Botto e Bruno hanno qui quattro grandi fotografie, stampate su PVC, nelle quali si mescolano atmosfere, scorci, luci e soggetti possibili ma improbabili e Robert Pettena segue con un video ossessivo l’infinita corsa, all’interno dell’enorme spazio, di un giovane suonatore di zampogna.
Gli artisti hanno la capacità di vedere un luogo ancora prima della sua definizione, qui c’è ciò che hanno visto. Sono cinque-sei mesi di lavoro fatto senza pubblico, senza clamore, senza nulla che disturbasse la ricerca di una relazione intima con quell’ambiente”. Loris Cecchini ha realizzato un plastico di tre metri dell’edificio e vi ha collocato dentro tre piccole roulottes. Ha poi coperto il tutto con una pellicola di plastica che è al tempo stesso trasparente e riflettente, che quindi mostra ed insieme cela l’oggetto. Il gruppo Kinkaleri ha percorso tutto il perimetro dell’edificio filmandone il punto di incontro fra pavimento e parete. Il video viene proposto da sei monitor affiancati. Nei primi cinque le immagini scorrono contemporaneamente, nel sesto invece il tutto è in ritardo di un passo creando un certo straniamento in chi guarda. “Sono contrario al fatalismo ed al nihilismo, ho voluto fare e far fare, mettere l’arte al centro del centro per l’arte. D’accordo con l’amministrazione locale, ho voluto farlo vivere già adesso, prima della sua consacrazione ufficiale”. Vincenzo Castella ha fotografato l’erba spontaneamente cresciuta nel area del Meccanotessile, ma lo ha fatto con inquadrature che spingono a pensare che ciò che si vede sia la fitta vegetazione di una foresta lontana da qualunque centro abitato. Bernardo Giorgi ha allestito una tavolata apparecchiata per un’immaginaria cena degli ultimi operai rimasti, o dei loro fantasmi. Aroldo Marinai, con il suo video, mette a confronto due letture del Meccanotessile, una più intimista che vede l’edificio come un reperto dimenticato di archeologia industriale e, all’opposto, l’altra “irrispettosa” ma assolutamente vitale di un gruppo di amici che fra le candide colonne di ghisa giocano un’accanita partita di calcio. Paolo Canevari ha portato all’interno del Meccanotessile un’aristocratica e classica Roll’s nera sul cui parabrezza si staglia la scritta “ho fame” ed ha documentato l’evento con una foto scandita da un brillante bianco e nero. “Insomma”, conclude Risaliti, “ho voluto provare a far baciare questa città ed il Meccanotessile dal principe azzurro, l’artista, sperando che la bella addormentata possa svegliarsi dal torpore che la imprigiona”. (gianni caverni)

Lo spazio Alcatraz della Stazione Leopolada di Firenze si fa scena di seminari e approfondimenti sul mondo dell’arte contemporanea. Il 21 febbraio ha ospitato “Produzione artistica e spazi pubblici”, organizzato da Sergio Risaliti. Otto ore di confronto su due progetti che si prendono per mano: Working ed Insider. Al di là dell’immagine di Firenze come città d’arte del passato, entrambe le proposte cercano di studiare le potenzialità delle vaste periferie cittadine, con le loro diverse identità, storie e caratteristiche sociali. Sono stati coinvolti ben cinquanta artisti di tutte le generazioni. Con Insider, sono chiamati a focalizzare sui quartieri di Peretola, Rifredi, Sant’Ambrogio, Santo Spirito e Rovezzano, realizzando opere da inserire nella maglie del contesto urbano. I progetti sono stati esposti il 22 febbraio allo Spazio Alcatraz, per accogliere le opinioni della cittadinanza su aspetti che entreranno a far parte del suo quotidiano.
Working si concentra invece su un luogo preciso, meno ampio e allargato della periferia nel suo insieme. Punta il dito, infatti, sull’ Ex- Meccanotessile di Rifredi, struttura industriale oggi vuota, ma futuro contenitore del Centro per l’arte contemporanea di Firenze. In questo caso, l’edificio si fa contenuto stesso degli interventi degli artisti, che hanno realizzato al suo interno performance e azioni ispirate dall’atmosfera metafisica del luogo. Per la prima volta in Europa, gli artisti si inseriscono in un contesto ancora in fieri, la sede di un’istituzione che “sarà”, ma non è ancora, un punto di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea. Vediamo i risultati di questo esperimento in mostra alla Stazione Leopolda.
In marzo, nello stesso spazio, si terrà il ciclo di seminari “La sfida del contemporaneo”- Spazi e prospettive di formazione, a cura di Maria Grazia Messina. L’ organizzatrice stessa, Angela Vettese, Paola Ballese e Sergio Risaliti, affronteranno il tema del sistema educativo italiano, relativamente all’arte contemporanea, mettendo sul piatto osservazioni e commenti derivati dalla loro esperienza diretta sul campo. L’appuntamento è da non perdere: tutti i venerdì, dal 7 al 21 marzo, alle 17.30. (silvia bottinelli)


artisti coinvolti:
Working: Walter Aprile e Andrea Volpe, AVATAR, Alessandro Bagella, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Massimo Barzagli, Gabriele Basilico, Lapo Binazzi, Botto e Bruno, Paolo Canevari, Francesco Carone, David Casini, Vincenzo Castella, Loris Cecchini, Paolo Chiasera, Michele Dantini, De Blasi-Moscara, Paolo Fabiani, Marina Fulgeri, Bernardo Giorgi, Kinkaleri, Aroldo Marinai, Ma0, Margherita Morgantin, Maurizio Nannucci, Giovanni Ozzola, Pantani-Surace, Eva Parigi e Matteo Zetti, David Palterer, Giulio Paolini, Robert Pettena, Letizia Renzini e Paolo Fiumi, Stefano Rovai, Remo Salvadori, Virgilio Sieni, Spin +, Carlo Zanni.

Insider: Mario Airò, Stefano Arienti, Massimo Bartolini, Michele Dantini, Paola De Pietri, Paolo Fabiani, Pier Francesco Gnot, Marcello Maloberti, Liliana Moro, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Robert Pettena, Cesare Pietrouisti, Bernard Rudigher, Stalker, Luca Vitone.

“La sfida del contemporaneo”- Spazi e prospettive di formazione
7 marzo: Maria Grazia Messina e Paola Ballesi. Università e Accademie di Belle Arti. Percorsi a confronto.
14 marzo: Angela Vettese. L’esperienza della nuova Facoltà di Arti Visive di Venezia
21 marzo: Sergio Risaliti. Scuole o Musei, la formazione dei curators
Stazione Leopolda – spazio Alcatraz – Viale Fratelli Rosselli, 5, Firenze (zona Porta al Prato)

Organizzazione St-Art-Project, www.startproject.it


[exibart]

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