Niente immigrati remunerati per imprese oltre l’accettabilità etica e la sopportazione fisica. Niente performance che risultano un affronto al buon senso. Questa volta, con il progetto speciale pensato per la Galleria Civica di Trento, Santiago Sierra non ha fatto leva sull’effetto immediato, irritante, ottenuto sul pubblico attraverso un meccanismo di esasperazione della discriminazione sociale. Stavolta ha lavorato sull’intimità, spingendosi con misura e maestria fin nei meandri più nascosti dell’animo umano.
Sono infatti le reazioni psicologiche più profonde ad essere stimolate durante la fruizione dell’intervento, che invade l’intero spazio della galleria. Il visitatore è in questo caso anche l’attore, ma un attore ignaro. Chi entra in galleria è travolto all’interno di un percorso senza uscita dentro la propria mente: quello innescato da Sierra è infatti un labirinto interiore più che una costruzione strettamente fisica. L’atmosfera introspettiva è rafforzata dal fatto che l’accesso in galleria è consentito ad un solo visitatore alla volta, ad una persona. L’impatto è inaspettato, la dimensione dello spazio irreale. L’esperienza prende forma nel confronto con sé stessi e con il vuoto assoluto.
Una volta varcata la soglia si è posti di fronte al costante bagliore del bianco delle pareti, al silenzio della solitudine, alla perdita della spazialità creata dal continuo camminare senza meta. Claustrofobici corridoi bianchi si susseguono tutti uguali, minimali come blocchi di cemento.
In questo modo viene cancellata la percezione spaziale e temporale che vale per il mondo esterno: sono i nostri passi a misurare il movimento, siamo noi soli al centro di questa realtà viscerale. E non è facile essere da soli, senza difesa, senza certezze, di fronte all’ignoto: non sappiamo cosa ci aspetta e non possiamo controllare le nostre reazioni.
Mercificazione, ingiustizie sociali, disuguaglianze. A Trento Sierra è andato oltre tutto questo per spingersi direttamente fino alla radice di ogni problema. E’ arrivato alla fragilità umana dimostrando –lui spagnolo caliente e provocatorio- tutta la raffinata maturità raggiunta dal suo lavoro.
articoli correlati
La galleria dell’amore
Interessi zero!
Dimensione follia
Katarzyna Kozyra
milla hauser
mostra visitata l’8 ottobre 2005
Alle Gallerie d’Italia di Napoli, in mostra i capolavori di Diego Velázquez dalla National Gallery di Londra, in dialogo con…
Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 20 al 26 maggio, in scena nei teatri…
Al museo MAO di Torino, un progetto espositivo racconta 2000 anni di cultura visiva e materiale tra Mediterraneo e Asia…
BOOKS, il festival dedicato ai libri d’arte e d’artista, torna dal 24 al 26 maggio, nella Sala delle Ciminiere del…
L'installazione relazionale al MudaC di Carrara permette di osservare il mondo da lontano grazie alla presenza di due periscopi, riflettendo…
Questa settimana, a New York, il suo "16:10" ha fissato il record di $ 1,8 milioni. Ecco i traguardi d'asta…
Visualizza commenti
Non mi aspettavo una cosa di questo tipo, una delle cose più originali che abbia mai avuto modo di provare, con delle emozioni che sorgono sempre più intense mano a mano che si procede!
il tempo del passo, il bianco che riduce.
*cough*
molto bello, utile per superare molte paure
Un labirinto dotato di un unico (doppio) senso. Un'interpretazione forte e piena di senso della dissoluzione del senso?
ci son rimasto male alla fine del percorso, mi aspettavo un altro mondo..potrebbe essere il passaggio perfetto fra il nostro tempo..e un mondo migliore...comunque è purificante. l' essenziale è l essenziale! il non avere punti di riferimento crea una contaminazione dell anima da parte della propria anima.