Categorie: trento bolzano

progetto everest | Intervista a Vittoria Coen

di - 22 Febbraio 2002

Intervista a Vittoria Coen, curatrice di “Everest”, un progetto sperimentale di mostra tematica in Internet

Come nasce il progetto di questa mostra?
Quest’anno è il cinquantenario del Film Festival della Montagna Città di Trento ed il 2002 è l’anno internazionale della montagna. Ci saranno quindi tutta una serie di manifestazioni internazionali concomitanti dedicate a questo tema, secondo i più diversi punti di vista, da quello cinematografico, a quello escursionista – naturalista ecc. In questa occasione mi è stato chiesto di ideare un progetto ed è nato “Everest”.
Il titolo va inteso in senso simbolico, come desiderio di elevazione spirituale, crescita, ma anche di sforzo fatica, all’interno di un anelito primordiale che è insito nell’uomo; la montagna quindi come una sorta di “orizzonte curvo della fantasia” che può interagire anche con la sua negazione: la pianura. Infatti una vetta è il limite del piano e la pianura è sia negazione del rilievo sia condizione necessaria di quel rilievo. All’interno di questo concetto allargato che si apre a tutti, non solo agli uomini della montagna ma anche a quelli della pianura e del mondo, si colloca Everest, una mostra che partendo dalla metà del Settecento, e quindi dalla tematica del “Viaggio in Italia”, arriva fino alla giovane sperimentazione internazionale.

Alcuni degli artisti invitati hanno realizzato delle opere specifiche sul tema di questa mostra; che cosa ne emerge?
Nelle opere di questi giovani artisti non ci sono quasi mai riferimenti a luoghi precisi; non ci sono descrizioni, ma espressioni simboliche, allusioni concettuali che rendono molto flessibile l’orizzonte semantico del termine “montagna”. Il passaggio più interessante è quello che da una concezione descrittiva di questo tema conduce all’espressione ed all’interpretazione di un desiderio, svincolato dalla rappresentazione tradizionale.

Perché hai deciso di utilizzare Internet come spazio espositivo?
Fondamentalmente per due ragioni. Innanzitutto per continuare in questo ponte verso la più recente arte contemporanea, avvicinandomi agli strumenti più utilizzati dai giovani artisti; basti pensare che ormai quasi tutti mandano le immagini per posta elettronica. In secondo luogo mi interessava la sfida di cercare un nuovo modo di realizzare una mostra.

Infatti Everest non ha precedenti. Credi che in futuro le cosiddette “grandi mostre” si diffonderanno in Internet?
Penso di sì, soprattutto a partire dalle giovani generazioni.

Ci sono dei vantaggi organizzativi ed economici concreti nell’utilizzare questi nuovi strumenti?
Certamente e su questo io faccio una mia battaglia personale. Ormai le mostre costano troppo. Non è più possibile giustificare il costo di un evento con gli obiettivi culturali di quell’evento.
Credo che oggi ci si debba interrogare sul senso che possono avere investimenti miliardari per una mostra da parte di un’amministrazione pubblica che ha infinite altre voci di spesa. I costi organizzativi reali sono ormai altissimi ed io vorrei tornare ai contenuti. Internet permette ad esempio di abbattere i costi del trasporto, del personale, dell’assicurazione. Certo, se devo fare l’esegesi dell’opera di Monet ho bisogno dei quadri di fronte a me per valutarne lo stile, la pennellata ecc. Tuttavia, se il mio obiettivo sono dei contenuti oppure un tema, il discorso è diverso: una mostra può valere anche per quello che dice non solo per quello che esibisce.

Stefano Coletto

[exibart]

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  • E il real audio per ascoltare l'intervista? Caro Exibart, scrivi nello strillo che si può "sentire" la curatrice e poi...

  • ma senti senti (per rimanere in tema di udito): si punzecchiano tra colleghi... ma smettetela

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