Elementi principali del lavoro sono: l’acqua (medium
filmico, scacchiere percettivo), l’archeologia (memoria, eco, ripescaggio,
relitto), l’architettura (modulo minimo, diaframma, limite, perimetro), la
storia (plot), la condizione del lavoro artistico, la sua verità (e non verità)
nel luogo deputato (l’acquario-museo) al rapporto con il fruitore.
L’esperienza della Starfish House, evento
scientifico-cinematografico realizzato nel 1964 dall’oceanografo mediatico Jacques
Cousteau, è ripresa in un saggio di scenografia analitica dell’archeologica
subacquea. L’architettura è qui intesa come spazio d’interazione tra uomo e
ambiente, natura e guscio antropico.
Ma questa rievocazione, che torna nelle foto di Bated
Breath, è solo
una delle figure attraverso cui gli autori indagano il rapporto liquido fra
interno e esterno, delimitato e sconfinato, naturale e artificiale (ad esempio
nella maquette integrata di Shell). L’attenzione per l’ambiente subacqueo non è naturalismo
descrittivo.
Non la physis, non uno scarno modello epigonale di Talete; piuttosto
una poetica dialettica, e scientifica. L’immersione è pratica riflessiva,
studio del medium acquatico, e quindi del prodotto visivo che giunge (in pasto)
allo spettatore.
La chiave microscopica torna in diversi lavori, attraverso
un’indagine fisica che produce immagini di processi organici (spugne,
conchiglie), biologici (batteri, alghe, come negli acquerelli di Relics, o nel ready made deposizionale
del Grande vetro),
chimici (formule di struttura, molecole, ecco la scultura Platonic Aquarium), anch’essi messi in
architettura,
ovvero collocati entro differenti magic mirror rilucenti (vasche, lastre, liquid
door), modelli
spaziali confinati per esperimenti fisici formali concettuali.
C’è poi lo sguardo d’insieme, macroscopico, sul teatro d’acqua.
La mostra della Bevilacqua riprende e sviluppa il lavoro iniziato circa un anno
fa nell’acquario di Coney Island. L’acquario è un ambiente spettacolare, un
idro-zoo dove le immagini si succedono, e lo spettatore vi si immerge, come
davanti o dentro una fiction. Questo schermo (di proiezione) è anche soglia, e
sinapsi: la membrana di contatto tra profondità naturali e mentali.
Le strutture dell’acquario sono spazi – idealizzati,
metaforici – posti tra percezione e immaginazione. L’immagine è colta e
trasferita nello spazio chiuso (vasca, architettura). Qui, attraverso
un’analisi risignificante, acquisisce valore trasformativo, illustrando la rete
dei rapporti – anche di quelli mendaci – tra l’oggetto e la sua immagine.
Una
personale torinese
gianluca d’incà levis
mostra visitata l’11 settembre 2010
dal 26 agosto al 10 ottobre 2010
Isola
& Norzi – A Ballad of the Flooded Museum
a cura di Paola Nicolin
Fondazione Bevilacqua La Masa – Palazzetto Tito
Dorsoduro 2826
(zona Campo San Barnaba) – 30123 Venezia
Orario: da
mercoledì a domenica ore 10.30-17.30
Ingresso:
intero € 5; ridotto € 3
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39 0415207797; fax +39 0415208955; info@bevilacqualamasa.it; www.bevilacqualamasa.it
[exibart]
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tra i peggiori artisti (s e così si possono chiamare) sulla scena dell'arte.
perchè? sono artisti? ma dai semttiamola con queste farse. sono figli di buona famiglia con la strada facilitata, ma il lavoro parla da sè. scopiazzato qua e là e senza alcuna possibilità di futuro.
ma sì dai copiamo un pò il lavoro degli altri così che magari riusciamo ad avere più successo!
isola per favore segui la strada del papi almeno c'è lui a difenderti.