Gli ectoplasmi iridescenti di
Mauro Di Silvestre (Roma, 1968) sono fatti di
materia pittorica, la cui consistenza rievoca il mondo fluido e impalpabile dell’infanzia:
i primi disegni a colori, le corse con le dita fra gli arabeschi dei tappeti e
della carta da parati.
Quei collage dinamici che per noi erano gesti puri e
accidentali, sono per quest’artista romano giochi cromatici in equilibrio sulla
tela. Nella sua azione pittorica la figura umana viene rappresentata attraverso
il
milieu in
cui risiede o ha risieduto, e su cui ha lasciato tracce di memoria.
Così il soggiorno di Anna (
Living Room, 2009) diviene lo spazio e il
tempo dell’altrove, in cui la poltrona gialla, che esplode di colore ocra con
tagli cromatici di puro bianco, funge da ponte fra la presenza di Anna e il suo
tempo di permanenza. Se lo spazio narra le emozioni, rendendo la presenza dell’essere
umano quasi del tutto superflua, il tempo si dilata fino ad annientare le
barriere del “qui e ora”, dissuadendo dalla tentazione di collocare i lavori di
Mauro Di Silvestre nell’inflazione del banale.
Infatti, il tentativo di ridurre il suo lavoro
semplicemente all’aspetto narrativo sarebbe una sottovalutazione che
immediatamente viene meno quando si considerano le molteplici possibilitĂ di
lettura dei suoi dipinti: l’uso della linea spezzata, letteralmente cancellata,
informa per esempio su quanto sia importante la percezione al fine di poter “restaurare”
i vuoti e le sovrapposizioni.
Ciò che produce lo scarto interessante in un’opera come
Wallpaper
– Il cavallo rosso del 2009 è l’effetto di luce, di retro-illuminazione che colma i vuoti lasciati
nella pittura: come se una sorta di solarizzazione intervenisse dal retro della
tela e illuminasse l’immagine frontale.
Questo carattere si rafforza in
Polaroid cancellata
veneziana, un
lavoro in cui i livelli visivi sembrano esser messi in opposizione per poi compenetrarsi
in un secondo momento. Emerge un enorme contrasto fra gli oggetti immobili
sullo sfondo (un manifesto) e le campiture di colore; ma poi i confini tra
fronte e retro sfumano, così come quelli tra primo e secondo livello s’indeboliscono.
Per entrare nei lavori di Mauro Di Silvestre è necessario un
piccolo sforzo, attraverso il quale cogliere gli indizi pittorici, le forme e l’impercettibile
mutamento dello statuto delle immagini – immobili per eccellenza – che si
trasformano con impeto futurista in ologrammi visibili sulla tela. E
riflettenti memorie e antichi ricordi, divenuti magicamente presenti per
soddisfare le esigenze del dipinto.
Visualizza commenti
... dissuadendo dalla tentazione di collocare i lavori di Mauro Di Silvestre nell’inflazione del banale.... Ma io dico... ma perchè scrivere queste cose... diciamo le cose come stanno... è un lavoro brutto... inutile... e ahimè banale... e il problema che oltre ad essere colpa dell artista, è di una serie di gallerie critici che continuano a sostenere una non ricerca... ma chiediamo a questi artisti come il nostro Di Silvestre cosa ci vogliono dire... raccontare,,, perchè se la recensione della mostra è questa sarebbe bello chiedere a lui cosa ne pensa. Mauro leggi qualche libro... vai al cinema... parla di altro... non andare piu in giro con i calciatori e cerca di tirar fuori qualcosa di vero. La fortuna assiste fino ad un certo punto... poi la storia ti punisce prima o poi... non è un attacco all artista, ma alla sciatteria del sistema arte... non faccio arte e non sono un artista, ma sono un pezzo del vostro pubblico... che semplicemente non ne puo piu del cattivo gusto... e per di piu ignorante.
@farrina: sicuramente la tua opinione è importante, ma gratuita quanto le tue parole.
è un voler parlare a tutti i costi.
il lavoro di mauro di silvestre ha una buona base e è costruito su un'idea nuova. quello che sostiene potrebbe essere valido qualora lui si fossilizzasse ...