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Fino al 15.VII.2001 | Paradiso perduto | Verona, galleria La Giarina

di - 31 Maggio 2001

In un’epoca in cui l’ecosistema è continuamente minacciato dall’uomo che lo abita. Ma siccome, come diceva Milton “E’ meglio regnare all’inferno che servire in Paradiso”, gli artisti invitati, sarcasticamente, finiscono per immaginare un Paradiso che, dietro il fascino di forme e colori, nasconde paure e colpe dell’uomo ed il rimorso di aver trasformato e ammorbato la Natura.
Ne esce una mostra che sembra un film di fantascienza, popolato di robot, vegetali transgenici o costruiti con circuiti elettronici, virus e ragni minimali, donne siliconate.
Corrado Bonomi (Novara, 1956) costruisce enormi fiori pop utilizzando materiali plastici di recupero. Ernesto Jannini (Napoli 1950) mostra che sotto pelli sintetiche di animali e frutti si nascondono circuiti elettronici rievocando suggestioni cyber sul genere della nota pellicola Tetsuo. Leonida De Filippi (Milano 1969) opera in modo minimale sulla tela, isolando alberi e palme su sfondi monocromi; il dittico a foglia ora dal titolo “L’albero della vita” è decisamente interessante e pare rovesciare la prospettiva di Pistoletto, segnatamente quella degli Specchi, proponendo sfondi memori della sintesi bidimensionale e della sacralità bizantina. Davide Nido (Napoli 1950) disegna con colle a caldo strane colonie di ragni sintetici, che sembrano potersi riprodurre all’infinito, come un virus. E giusto le forme di abnormi virus assumono le coloratissime sculture in cartapesta e silicone di Vittorio Valente (Asti 1954), di chiaro fascino, dovuto certamente anche all’abbondante richiamo, nelle forme decorativo, alla tradizione informale e nucleare italiana. David Reimondo (Genova 1969) presenta una Nascita d’Adamo di sicuro impatto scenografico; la sua figura umana va formandosi in una gabbia spessa di resina bluastra, illuminando una notte senza stelle, quasi che tutta la materia e l’energia dell’universo si fossero coagulate per creare la vita. Le grandi tele di Dany Vescovi (Milano 1969) sono riempite dei colori, delle forme e dei particolari ingigantiti di fiori, e paiono puntare direttamente a ricondurre la pittura sui binari di una ricerca estetica che parte dal microcosmo vegetale e dalla Natura per scovare fascinazioni informali (si veda, a proposito, il fondamentale contributo di Dora Vallier “L’arte astratta”). La testa di marmo di Carrara presa in un forcipe di Michelangelo Galliani (Montecchio Emilia 1975) sembra presagire una rinascita dell’uomo contemporaneo, forse di un concettualismo ancora acerbo, mentre la Vanessa dalle procaci forme da manga giapponese di Paolo Cassarà (Monreale 1968), che già vedemmo esposta insieme all’opera di Galliani alla collettiva Chiamami Peroni sarò la tua… Arte alla galleria Bonelli di Mantova, non riesce a convincere oggi come allora. Nel caso delle 2 ultime opere ci risulta poco chiaro l’intento del bravo Sciaccaluga: ci perdonerà il curatore se ci permettiamo di segnalare il nostro sconcerto nel constatare come alcune opere, neppure di grande qualità, possano bellamente adattarsi a due mostre nate da idee diverse (quella mantovana intendeva sollecitare gli artisti a confrontarsi con la pubblicità, questa veronese a rappresentare l’idea del Paradiso perduto) e allestite, l’una dopo l’altra, a pochi chilometri di distanza. Qualcuno potrà anche divertirsi a trovare affinità forse fin troppo scontate tra il mondo patinato della pubblicità e l’idea di Paradiso nell’età contemporanea, ma dato che scripta manent i testi critici di Sciaccaluga propongono, delle due opere, interpretazioni e letture sostanzialmente dissimili, piegate e adattate ai temi delle mostre. Insomma, la testa di Michelangelo Galliani, ritrae una figura “nel pieno di una preoccupante mutazione” oppure ripropone una lettura inedita del “fiore stretto da una morsa della campagna Lancome”?


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Alfredo Sigolo




“Paradiso perduto”. A cura di Maurizio Sciaccaluga. Dal 28.IV.2001 al 15.VII.2001. Verona, galleria La Giarina, via Interrato dell’Acqua Morta 82. Orari: da martedì a sabato 15.30-19.30 (chiuso il lunedì e festivi). Informazioni: tel./fax 045/8032316; e-mail: lagiarina@libero.it.
Breve catalogo in galleria(testo di Maurizio Sciaccaluga).


[exibart]

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  • Sono del tutto d'accordo col recensore. Quest'adattare forzatamente opere a temi decisi dal critico si può rivelare spesso un'idea alquanto debole.Ma sopratutto mi sembra che proprio in questo caso emerga la grossa potenzialità di internet. Finalmente una indipendenza della critica d'arte... basta con quelle mielose recensioni delle riviste di regime. Vi prego non cambiate, almeno voi!

  • Le tre opere che si vedono mi sembrano interessanti. Dovrei prima vedere di persona la mostra per esprimere un giudizio comunque anche quello che dice alfredo sigolo è vero.
    Ciao

  • ma pensa che nome che si è inventata Maria Pisani, Re Censore!!!

    Complimenti...

  • Ehi non toccatemi il grande Sciacca! Forse voi nonlo sapete ma lui è uno dei pochi che non è schiavo del regime. Ciao ciao

  • Sarà pure uno YEAHMAN il Risaliti ma i risultati delle Papesse stanno sotto gli occhi di tutti, no?

  • Intervengo per segnalare a Maurizio: che spesso è accaduto che Exibart si sia occupato di te e del tuo lavoro. Segnalo le mostre in http://www.exibart.com/IDNotizia2680.htm, 2287.htm e 2484.htm, oltre alle varie segnalazioni di tuoi articoli su Arte (basta digitare il nome "Sciaccaluga" nel search). E non è neppure la prima volta che si accende il dibattito intorno alle tue mostre (si veda quello su Chiamami Peroni e quello su Caterina Notte, che pare ben avviato). Questo per dire che il caso presente non è episodico. A me (e credo anche ai lettori) ha fatto piacere il tuo intervento e spero che ciò si ripeta in futuro, proprio per la tua posizione in "prima linea". Per ciò che concerne Cassarà e Galliani spero sinceramente di avere l'occasione di ricredermi. Permettimi di astenermi sulla questione degli yesman, colpevole di essere "persona NON informata dei fatti".

  • Innanzi tutto, sono felice che una mia mostra susciti un acceso dibattito. La maggior parte delle esposizioni organizzate oggi in Italia sono talmente sterili e ripetitive da non provocare alcuna reazione, se non un annoiato consenso che nasconde solo disinteresse. Per questo, se qualcuno legge negativamente alcune delle mie scelte (ma comunque le "legge"), non posso che considerarlo un segnale d'attenzione particolare. Non confondermi tra la massa dei 'critici yesman' alla Risaliti e Cerizza è sempre stato un mio obiettivo primario.
    Adesso però veniamo alle opere di Cassarà e Galliani. Pensare che un lavoro possa essere letto in modo univoco è quantomeno ingenuo. Un opera, qualunque sia il suo valore e il significato che le avrebbe voluto dare l'artista, si presta a diverse interpretazioni, e può mostrre aspetti diversi in differenti contesti. Non vedo perché un'opera che affronta il problema del rapporto con la pubblicità non possa anche rimandare a un'idea di paradiso perduto. Ci sono lavori che parlano di sensualità, ma anche di corpo, ma anche di sogno, ma anche di desiderio, ma anche di incapacità di comunicare, e questi diversi aspetti non li mostrano insieme, o in unico momento, ma di volta in volta, secondo il taglio teorico con cui li si 'illumina'. E comunque, sono dispiaciuto di leggere giudizio negativi su Cassarà e Galliani che, credetemi, sono oggi in Italia due tra i pochissimi artisti non uniformati al sistema, e ancora dotati di capacità tecniche e poetiche.

  • Per finalità ed iniziative in comune, sono aperto a tutte le forme divulgative e promozionali dell'Arte con interscambi e collaborazioni. Con l'occasione mi propongo come artista (pittore e muralista metafisico).
    Saluti

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