Una grazia lieve e un minimalismo coraggioso e deciso sono le note con cui Haris Epaminonda dialoga con lo spazio scarpiano della Fondazione Querini Stampalia. Le aree scelte e il loro difficile programma figurativo, con il linguaggio di Carlo Scarpa, fatto di paradossi, vengono alleggerite grazie a questo sforzo riduzione figurativa, linguistica e materica, il peso della pietra si disfa nella leggerezza dell’aria, l’invadenza dell’acqua nella grazia del giardino, la luce dorata nel silenzio bianco del travertino e delle luci al neon che si riflettono sui marmi policromi delle tessere a maeandri.
La giovane artista cipriota (1980) riesce con pochi gesti, misurati e essenziali, a dispiegare un intero linguaggio formale e a generare un arcipelago formale e cosmogonico sospeso nell’architettura, sottraendo a quella matericità, regalandole grazia e silenzio. Bastano pochi elementi figurativi per misurare e rivelare uno spazio e la sua interpretazione.
Epaminonda non interpreta solo lo spazio, ma mette in scena quasi una palingenesi mediterranea, razionalista e magica allo stesso tempo, bizantina e astratta, con una sicurezza assoluta, in equilibrio come su un filo esile nel labirinto della interpretazione di Scarpa.
I gesti di Epaminonda ricalcano quelli dell’architetto, ma li sospendono in una specie di luce lieve, in cui lastre piatte e scure di metallo, lisce e sottili, dialogano con le tessere e le piastre di ottone di Scarpa, fili di ferro come ricordi di misure di pentagramma sospendono le distanze fra i cancelli del giardino e la luce del canale, un piccolo sasso sferico e nero sta sospeso sulle vetrate che separano le vasche di contenimento dalla porta d’acqua, prima di una ciotola e di cornici che inquadrano il riflesso di un cielo dorato, senza figure, inquadrato da stucchi bianchi e lucidi senza fregi o decorazioni. Memorie di un arcipelago mediterraneo luminoso e fluido affiorano in una teca al centro, con due pesci rossi, che come soli rimandano al video che riprende l’orizzonte di un mare che è anche una sponda fra cielo e terra, aria e acqua, in cui l’uomo si immerge, esattamente come nell’architettura, spazio in cui l’osservatore è diventato l’opera, che diventa a sua volta, puro silenzio.
Haris Epaminonda, grazie anche alla bravura degli artigiani che l’hanno seguita, come Crovato, Enea Righi e Lorenzo Paini, mette in scena una grande sicurezza formale e una consapevolezza poetica che incantano e restituiscono il tempo alla sua natura di spazio, e lo spazio alla sua materia temporale. Una installazione ambientale da visitare, con calma e disponibilità allo stupore.
Il catalogo è un libro d’artista raffinato e prezioso, opera nell’opera, edito da Humboldt, co-prodotto dalla Kunsthaus di Zurigo, dalla Fondazione Querini Stampalia, dalla galleria Massimo Minini di Brescia e la Rodeo Gallery di Instanbul.
Ilaria Guida
Mostra visitata il 2 e 10 maggio 2014
Dal 15 marzo al 18 maggio 2014
Haris Epaminonda
Chapter IV
Fondazione Querini Stampalia,
Santa Maria Formosa
Castello 5252, 30122 Venezia
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, chiuso il lunedì.