Nove opere potrebbero sembrare poche. In realtà sono un enormità considerando che l’universo pittorico di Giorgione si attesta su solo venticinque lavori certi. Esposte alle Gallerie dell’Accademia, hanno permesso a studiosi quali Aikema, Gentili, Mason, Settis, Perissa e Nepi Scirè di aggiungere un fondamentale tassello alla conoscenza di un artista restio a farsi svelare.
Poche le date certe del suo itinerario creativo che si svolge in meno di dieci anni di attività: il suo nome nel retro della Laura (proveniente dal Kunsthistorisches di Vienna insieme ai Tre Filosofi) con data 1506, e nei documenti della Serenissima in un contenzioso del 1508 per i suoi lavori al Fondaco dei Tedeschi. Nel 1510 muore di peste a Venezia. Il Vasari nelle Vite, raccogliendo testimonianze di chi l’aveva conosciuto tramanda che, malgrado le umili origini “non fu però se non gentile e di buoni costumi…e piacqueli il suono del liuto e … sonava e cantava …tanto divinamente”, che veniva chiamato nei colti circoli nobiliari veneziani dove probabilmente si forma la sua cultura iniziatica, astrologica e cabalistica.
Un libretto di appunti compilato tra il 1525 e il 1543 da un acuto conoscitore d’arte, Marcantonio Michiel, elenca tredici sue opere nelle case veneziane. Tra queste
Resta enigmatica e carica di fascino la Tempesta, nello sguardo immobile e indifferente alle nubi nere e ai lampi che le squarciano della donna nuda che allatta sotto gli occhi divertiti di un soldato senza armi. Paesaggio con figure e non personaggi con sfondo, il dipinto è messo a confronto con l’unico disegno certo del Giorgione prestato dal Museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam, e mentre il ritratto della Vecchia che
Nella realtà pittorica di questo pittore non c’è distinzione tra forma e colore, paesaggio e figure che, non limitati contorni netti, partecipano con libera sensualità della stessa atmofera. Il soggetto diviene motivo per una contemplazione dell’universo e dell’essere. Giorgione non racconta storie, i suoi incanti pittorici sollecitano sensi e anima.
myriam zerbi
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Il "putto alato" di collezione inglese quasi certamente non è di Giorgione.Già alla presentazione della mostra si sono mostrati notevoli dubbi su quella che doveva essere la vera novità in fatto di attribuzioni.Molto più probabilmente è un brano di affresco di almeno un ventennio più tardo e di area emiliana.