Per dire della pittura di Gianriccardo Piccoli (1941) non si possono dimenticare termini come trasparenza e costruzione. E non si può non tenere ben al centro della riflessione il sapere della memoria. La Svizzera, ma anche la Germania, sono state le terre d’elezione che hanno maggiormente avuto l’opportunità di documentare il suo percorso artistico e poetico. Nel tempo la sua scelta di forma non ha avuto la pretesa di voler essere uguale a sé stessa, ma si è lasciata andare, pur mantenendo sempre la sua matrice originaria, ad un approdo al nuovo.
In questa mostra sono esposti venti lavori eseguiti tra il 2001 e il 2007. Sono quindi il punto, in cui Piccoli si ferma, per confrontarsi con l’esterno e con l’aspetto contemporaneo del proprio fare. Se c’è un artista che non rende la forza della sua pittura in una riproduzione fotografica, è proprio Piccoli. Si cade infatti un grande tranello visivo, l’appiattimento dell’immagine stampata tradisce il lavoro, rendendo necessaria la visione diretta dell’opera, pena il non rendersi conto della profondità che esiste tra superficie e il fondo. Le sue scatole aprospettiche, per dirla con Fabrizio D’Amico, sono “la casa” degli oggetti, la pittura è doppia, sullo sfondo e sulla superficie di garza. I materiali e gli strumenti del dipingere sono l’olio, la cera, la carta, il legno, la garza e anche l’oggetto, che diventa il fulcro di questo paesaggio pittorico. In questo viaggio visivo sta tutta la poetica di Piccoli, che gioca delicatamente con una pittura che viene da lontano, dal disegno originario, che tanta parte ha avuto nel passato, e dall’oggetto che essa accoglie e avvolge.
Nel tempo e nello spazio pittorico di Piccoli, l’ogg
Prima di arrivare al risultato finale, è come se l’opera compisse un faticoso cammino. Stadio dopo stadio, arriva, dopo stratificazioni di senso e di tecniche, al suo essere, al suo compiuto apparire. Adieu I (2001), dove oltre la superficie si lascia vedere un attaccapanni, oppure il Letto di Vincent (2003), constatazione attuale della casa di Van Gogh tratta da una recente fotografia, o ancora Butterfly (2005), Favola (2005), Porta d’Oriente (2005), ed Entro o esco (2005-2006) sono opere che raccontano che fanno i conti con l’esperienza di una costante e riservata ricerca.
I lavori di Piccoli hanno anche dei passaggi, dei tagli, che permettono, dalla superficie, di mettere a fuoco la sostanza della pittura stessa, che giace nel fondo. La composizione cromatica è raramente forte, e sempre gioca, delicata, con la trasparenza. Per raccontare meglio una nostalgia, una malinconia.
claudio cucco
mostra visitata il 14 aprile 2007
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