Nell’ambito della quinta edizione di “Fondamenta; Venezia, la città dei lettori”, Daniela Ferretti organizza una rassegna di sessanta fotografie, scattate da Bruce Chatwin (Sheffield 1940 – Nizza 1989) nel corso del suo cammino. Tra la Patagonia e l’Africa, tra il Nepal e l’Afghanistan, tra l’Australia e gli Stati Uniti.
Attratto irresistibilmente dall’altrove e dal gusto della scoperta, il brillante autore di libri come “In Patagonia”, “Sulla collina nera”, “Utz” e “Le vie dei Canti”, “Anatomia
L’attenzione al particolare, esercitata nel suo lavoro di esperto d’opere d’arte, ritorna nelle foto in cui è fermato un dettaglio significativo che diventa suggestiva metafora, come in “Bandiere di preghiera di Khumbu Nepal” o in “Miniera abbandonata del Wyoming”, mentre scatti come “Piroga dipinta” della Mauritania o “Chador”, lunghe strisce di stoffe colorate trattenute da un filo intrecciato, si fanno brani astratti di natura morta.
“La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi” sostiene Chatwin che si sente predestinato al viaggio dal nome di famiglia che un suo zio Robin faceva risalire alle parole anglosassoni “chette winde”, ossia “sentieri tortuosi”, e dall’impegno, preso con sé stesso bambino, di ritrovare la grotta patagonica dalla quale proveniva una pelle detta di brontosauro portata da un suo antenato navigatore e scoperta in casa della nonna.
myriam zerbi
mostra visitata il 3 ottobre 2003
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