20 ottobre 2003

fino al 30.XI.2003 Bruce Chatwin – Fotografie Venezia, Museo Correr

 
Qual è la natura dell’inquietudine umana?” è la domanda intorno alla quale ruota l’esistenza di Chatwin, viaggiatore, esploratore e scrittore inglese. Che si interroga “se la nostra smania di nuovo sia, in sostanza, un impulso migratorio istintivo, affine a quello degli uccelli in autunno?”…

di

Nell’ambito della quinta edizione di “Fondamenta; Venezia, la città dei lettori”, Daniela Ferretti organizza una rassegna di sessanta fotografie, scattate da Bruce Chatwin (Sheffield 1940 – Nizza 1989) nel corso del suo cammino. Tra la Patagonia e l’Africa, tra il Nepal e l’Afghanistan, tra l’Australia e gli Stati Uniti.
Attratto irresistibilmente dall’altrove e dal gusto della scoperta, il brillante autore di libri come “In Patagonia”, “Sulla collina nera”, “Utz” e “Le vie dei Canti”, “Anatomia Bruce Chatwin - Natura morta - Still Life dell’irrequietezza” e “Che ci faccio qui?” era afflitto da quello che chiama “Malessere della sedentarietà”, e che Baudelaire definiva “Orreur du domicile”. Interrotta la sua carriera di esperto d’arte alla casa d’aste Sotheby’s per spostare lo sguardo verso orizzonti più ampi, la sua esistenza diventa una catena di avventure, conoscenze, creazioni letterarie anche relative al mito del suo stesso personaggio. Affascinante ed enigmatico, la sua ambiguità sessuale non gli impedisce di sposare nel 1965 Elisabeth Chanler alla quale si deve l’aver ordinato e sviluppato le foto che oggi ci permettono di ripercorrere i passi di chi, andando “collezionava luoghi” asserendo “I viaggi non arricchiscono la mente, la creano”.
L’attenzione al particolare, esercitata nel suo lavoro di esperto d’opere d’arte, ritorna nelle foto in cui è fermato un dettaglio significativo che diventa suggestiva metafora, come in “Bandiere di preghiera di Khumbu Nepal” o in “Miniera abbandonata del Wyoming”, mentre scatti come “Piroga dipinta” della Mauritania o “Chador”, lunghe strisce di stoffe colorate trattenute da un filo intrecciato, si fanno brani astratti di natura morta.
Bruce Chatwin - Casa fabbricata con fango battuto e ricoperta di sterco di muccaLe foto di viaggio sono per Chatwin note visive irrinunciabili, come i Carnets moleskine rilegati in tela cerata nera che riempiva di appunti, a cui teneva tanto da affermare “perdere il passaporto era l’ultima delle preoccupazioni; perdere un taccuino era una catastrofe”. In bianco e nero o a colori sono eleganti, dense, mai banali, sia che si tratti del volto inciso dell’agricoltore della Patagonia, sia che si tratti del bagliore dorato di una casa di fango ricoperta di sterco di mucca del Mali o di un interno di Lisbona con il televisore trasformato in gabbia d’uccelli.
La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi” sostiene Chatwin che si sente predestinato al viaggio dal nome di famiglia che un suo zio Robin faceva risalire alle parole anglosassoni “chette winde”, ossia “sentieri tortuosi”, e dall’impegno, preso con sé stesso bambino, di ritrovare la grotta patagonica dalla quale proveniva una pelle detta di brontosauro portata da un suo antenato navigatore e scoperta in casa della nonna.

myriam zerbi
mostra visitata il 3 ottobre 2003


Bruce Chatwin. Fotografie
Museo Correr – Piazza S.Marco. Tutti i gg 9 19 fino al 31.X (biglietteria 9-18).
9 – 17 dal 1.XI (biglietteria 9 16). Ingresso con il biglietto del museo: intero € 11, ridotto 5euro, gratuito per i residenti. Per informazioni: +39 041 2747683; mkt.musei@comune.venezia.it


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