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fino all’11.I.2004 | Architettura è scienza – Vincenzo Scamozzi | Vicenza, Museo Palladio-Palazzo Barbaran da Porto

di - 6 Novembre 2003

Una mostra opportuna quella organizzata dal Cisa – Centro Internazionale di Studi di Architettura “A. Palladio”. Il progetto, curato da Franco Barbieri e Guido Beltramini, ha coinvolto quaranta studiosi di tutto il mondo ed è riuscito a dissipare la plurisecolare cortina di pregiudizi, cliché e luoghi comuni che voleva Vincenzo Scamozzi allievo, pallido imitatore, epigono di Palladio.
Invece Scamozzi era un sofisticato intellettuale con ambizioni compendiarie ed enciclopediche, interprete di un’architettura che “ordina e diffende tutto quello che giace dentro l’arti”, come diceva un altro colto manierista dell’epoca, Pirro Ligorio, “avendo [l’architetto] di mestiero da essere huomo sciente et prattico”. La sua erudizione sterminata, orientata verso le matematiche ma anche verso la filosofia speculativa e le conoscenze scientifiche e tecniche di stampo aristotelico, gli permise di accreditarsi presso l’élite neovitruviana della Serenissima, la stessa che aveva simpatizzato per Palladio pochi anni prima, e di pubblicare a Venezia nel 1615 l’ultimo grande trattato di architettura del rinascimento, L’Idea dell’Architettura Universale.
La mostra pone giustamente in risalto i primati indiscutibili di questo protagonista, sia come architetto-museografo (suo è il primo museo pubblico della storia moderna, lo Statuario Grimani presso la Libreria Marciana di Venezia, 1593), sia come architetto-scenografo (oltre alle celebri prospettive a fuochi multipli dell’Olimpico di Vicenza è l’ideatore del primo moderno edificio teatrale autonomo, il Teatro di Sabbioneta, 1588), sia infine come architetto-illuminotecnico (il suo trattato è il primo ad occuparsi estesamente della casistica della luce, individuando sei tipolgie diverse di “lume” architettonico). Ma, nonostante tutto, la sua declinazione personale di classicismo, con scelte minimaliste che prediligevano superfici asciutte di astratta e geometrica chiarezza, non aveva la stessa capacità di seduzione di quella di Palladio, più plasticamente pittorica e di effetto. E lo si capisce dal confronto tra la Rotonda di Vicenza e la Rocca Pisana di Lonigo, due opere apparentemente simili ma dagli esiti opposti, e dove, a dispetto della maggiore spettacolarità della villa palladiana, emerge nella seconda una maggiore sapienza nel controllo degli spazi e nella relazione con il paesaggio. L’architettura intellettualistica e ascetica di Scamozzi ebbe così più fortuna con il trattato che con le opere e più all’estero che in patria, tanto da far pensare che il cosiddetto “palladianesimo” di moda nel nord fosse in realtà uno “scamozzianesimo”.
La mostra, che fa parte del progetto Vicenza serenissima, espone duecento pezzi, tra cui l’intero corpus dei disegni originali di Scamozzi, numerosi modelli, quadri, sculture, stampe, libri, ed è corredata di un monumentale catalogo e di un prezioso vademecum per un itinerario scamozziano nel Veneto. Lo stesso Scamozzi e i suoi committenti e amici, come Marcantonio Barbaro, Tiziano Aspetti, Francesco e Domenico Duodo sono presenti in mostra grazie a ritratti di Paolo Veronese e Leandro Bassano e a busti di Alessandro Vittoria.

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marco maule
mostra visitata il 16 ottobre 2003


Fino all’11.I.2004
Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio
Architettura è scienza. Vincenzo Scamozzi (1548-1616)
Curatori: di Franco Barbieri e Guido Beltramini
7 settembre 2003 – 11 gennaio 2004
Orario: 10 – 18, continuato, chiuso il lunedì
Ingresso: intero € 5, ridotto € 3, gruppi, università e scuole € 2
Museo Palladio-Palazzo Barbaran da Porto
contrà Porti 11
Vicenza
tel. 0444-323014
fax 0444- 322869


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