Il visiting professor del XV Corso Superiore di Arti
Visive promosso dalla Fondazione Ratti, il libanese
Walid Raad, ha coordinato quest’anno ventun giovani
artisti provenienti da tutto il mondo.
Fra i selezionati esposti alla Bevilacqua, il bel lavoro
di
Silvia Giambrone, vincitore di uno dei tre premi messi in palio da Epson, partner
dell’evento, spicca per la riflessione sulla comunicazione e sul suo
significato. Il video
Translation è una performance di scrittura che indaga il rapporto fra
legge, linguaggio e corpo. Mano sinistra e mano destra scrivono in due lingue
diverse la frase “
non c’è altro Dio all’infuori di Dio”. Nel gesto simultaneo si perde la
tautologia e resta solo il segno dissonante prodotto delle mani.
Diego Marcon, con
Studio per dieci tavole, presenta una poetica e
intrigante installazione che raccoglie prime e quarte di copertina di libri
raccolti o trovati dal rigattiere. I messaggi riportati nelle pagine interne vanno
a costituire una delicata enciclopedia del sentimento, privata e collettiva
allo stesso tempo.
Jaša, eccentrico artista sloveno, ha ideato una caotica e
inquietante installazione
site specific, volta a schernire il sottoprodotto che gli
individui rappresentano e che gli è valsa il terzo premio. La rumorosa
proiezione di un video su una superficie di un bianco abbagliante è stata
accompagnata da una performance nella quale l’artista ha rinchiuso i
partecipanti al vernissage all’interno della galleria.
Se alla Bevilacqua La Masa l’allestimento è eterogeneo e
multiforme, alla Fondazione Buziol l’atmosfera è elegante e rarefatta. Il
bell’allestimento, principalmente di lavori video, è sostenuto dalla natura
intima dei luoghi: in ogni stanza comode sedute avvolgono lo spettatore e lo
predispongono alla visione.
Assai curato il lavoro dell’ultimo premiato,
Dan
Starling. Il
canadese, con la sua
Kidnapper’s Opera, trae spunto dal rapimento della figlia di un
ricco industriale avvenuto negli anni ‘90, per giungere a una riflessione sul
sistema della domanda e dell’offerta che trae la sua origine dalla frase di
Brecht: “
Che cos’è la rapina di una banca rispetto alla fondazione di una
banca?”.
Commovente e delicato
The Toufic Lesson: the withdrawal
of tradition del
romano
Giulio Squillacciotti, un’attenta riflessione sullo sradicamento delle persone
coinvolte in un disastro naturale, costrette ad allontanarsi dai luoghi della
loro infanzia. Nonostante non sia direttamente collegato con la tragedia dell’Aquila,
non si può fare a meno di pensare all’attualità di questo lavoro, prodotto con
maestria e indubbia capacità narrativa, che non scade mai nel banale.
Se questi sono i giovani artisti che si affacciano sulla
scena, c’è da ben sperare per lo sviluppo dell’arte di domani.
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Il bel lavoro di silvia giambrone (ragazza intelligente) è una citazione di boetti...gli artisti in mostra sviluppano una serie di "omaggi" al 900. Il punto è un esercito di artisti similari che decidono di gestire un "vuoto" attraverso mix e riproposizioni novecentesche. Il vero dato è questo esercito di giovani, questo sviluppo di una certa alfabetizzazione artistica che sviluppa un linguaggio ormai spuntato( se non nella sua dinamica "citazionista"). Ma di citazioni non se ne può più. Basta una ricerca su google per ideare a tavolino un 'opera con sopra 10.000 citazioni formali e concettuali. Le strade sono due: o 10.000 citazioni in un' opera o vibrarsi nel vuoto e vedere cosa succede.