Arrivato alla quarta edizione, I Giardini di Xpò ha proposto quest’anno come tema-guida quello della Natura. Vista come epidermide cosmica, elemento ctonio e fonte di bellezza, esplorata attraverso quelle che sono le sue “propaggini” create dall’uomo (l’arte, la scienza e la magia, passando per quella dimensione a metà tra empirico e animistico che è l’alchimia).
Dal 9 al 24 maggio, in diversi luoghi della città, il festival ha presentato un ricco calendario di eventi, votati alla sperimentazione e alla contaminazione tra i generi: performance, sonorizzazioni, percorsi interattivi, spettacoli, convegni, stage e video. In questo panorama variegato, anche la scelta delle location ha avuto una grossa importanza, dato l’impegno programmatico non solo di agire attraverso le forme d’arte presentate al festival, ma di farle agire in simbiosi e in sinergia con gli spazi ospitanti.
In particolare il video, a detta degli stessi organizzatori, si presta ad essere interpretato come luogo-non luogo dalle notevoli implicazioni: tubo catodico e pixel sono
Così, la video installazione Slow Water di Florian Oberrauch era dislocata all’interno di un vecchio tubo dell’acquedotto, posto all’esterno dello Spazio e abbastanza largo da ospitare fino a tre spettatori: sullo schermo ad una delle estremità venivano proiettate immagini di acqua in movimento, mentre la sonorizzazione all’interno ne riproduceva il costante, placido gocciolio. Diversa impostazione per il visual set e concerto di Tatiana (vj della crew Box) e Mercoledì trio: sonorità realizzate con generatori di suono analogici e stralci audio di vecchi film si sono amalgamati alle immagini proiettate con effetto speculare su un doppio schermo, per arrivare ad un ininterrotto flusso sensoriale, in cui il tema di fondo, la contrapposizione acqua-siccità, veniva ripreso dalle tonalità blu e ocra del visual.
Purtroppo cancellata dal programma per cause di forza maggiore la prevista videoinstallazione The Alchemical Lab, dell’artista australiano Benjamin Laden, dove suggestioni alchemiche e cabbalistiche si sarebbero dovute intrecciare in un luogo dall’identità, ancora una volta, sfuggente e ricca di significati allo stesso tempo.
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monica ponzini
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