Musica etnica e videoproiezioni: la formula di Ethnodrome propone la commistione di due universi all’apparenza lontani, per creare una performance in cui tribale e digitale diventano uno il compendio dell’altro.
Singolare connubio, ma solo a prima vista: entrambi i linguaggi, infatti, quello della musica e quello delle immagini, sono fondati su una grammatica “universale”, essenziale e diretta anche nella complessità e nella varietà delle diverse elaborazioni. A questa esperienza sonora e visiva si è aggiunto, prima dello spettacolo, anche l’elemento tattile: nel tardo pomeriggio, in Piazza Duomo e in Piazza Roma, i passanti hanno avuto la possibilità di provare direttamente a suonare alcuni degli strumenti a percussione utilizzati poi sul palco, sotto la guida degli stessi artisti.
Ed è stata la suggestiva Piazza del Duomo di Monza ad ospitare la serata, che è iniziata con la Scuola brasiliana di Samba Mitoka Samba, per continuare con i ritmi sudamericani di Giorgio Palombino e degli Ethno Combo e per finire con le suggestioni aborigene dei didgeridoo del Papi Moreno Trio. Ogni sound era “commentato” dai visuals creati e mixati dal gruppo Visual Factory, proiettati su due pannelli alle spalle dei musicisti: un’iconografia fatta di volti, sagome animali, paesaggi o semplicemente simboli, tratti da foto o da immagini di computer grafica rielaborate e
Ethnodrome è stato pensato anche come un atto di omaggio alla memoria di un grande musicista, Candelo Cabezas, mai dimenticato percussionista di origine colombiana, che proprio in Italia ha svolto una parte importante della sua attività, collaborando con i protagonisti del nostro panorama musicale. Una selezione di immagini di Candelo è passata sugli schermi, a siglare le diverse valenze di una serata pensata come un momento di scambio: tra pubblico e artisti, tra culture e tradizioni, tra modi di “fare arte”, tra presente e passato, memoria e attualità.
monica ponzini
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