Un autobus percorre le strade di Milano. Lo seguiamo nel suo viaggio e siamo invitati a guardarvi all’interno attraverso il video Preghiera a mio padre di Lucia Uni. Sulle note del bandoneon osserviamo il movimento del grande soffietto dell’autobus articolato, in una perfetta sincronia fra immagini e musica. Sul suono e il movimento è incentrato anche il lavoro dell’artista austriaco Thomas Baumann. In Die Feder (The Spring) fa produrre delle onde da due lastre d’acciaio, che provocano uno schioccante suono nell’abbattersi sul pavimento. E lungo una strada si trovano le giovani madri, fotografate da Paola De Pietri, mentre tengono in braccio i loro bimbi. Nella serie Here again, oltre a riflettere sulla figura umana in relazione al contesto, si viene anche a rapportare questa alla propria origine. All’interno dell’abitazione sembrano proiettare le splendide tele, dipinte ad acrilico e grafite, dalla berlinese Beate Spalthoff; elementi d’arredo che, disposti sulle pareti, suggeriscono la familiarità di un ambiente domestico. Attraverso la proiezione di immagini di memoria pubblica sulle pareti del luogo espositivo lo spagnolo Antoni Muntadas crea, con Spazi della memoria: il mercato ortofrutticolo, uno degli interventi più suggestivi. La XVI edizione di Fuori Uso viene, infatti, ad essere ospitata negli spazi dell’ex mercato all’ingrosso di frutta e verdura. Nel definire il tema, la curatrice ha da una parte voluto rispettare l’intento di far rivivere spazi abbandonati da tempo, e dall’altra evidenziare le caratteristiche architettoniche del luogo stesso, quasi una strada coperta. Attraverso le opere dei 20 artisti presenti, provenienti da diversi paesi, il tema viene interpretato ed arricchito, di stimoli e significati, anche tramite la proiezione del film La strada di Federico Fellini, del
1954.
In un equilibrio sottile fra leggerezza e tragicità , i lavori di Marisa Merz e Petra Peter sembrano quasi evocare il film, mentre arrivano a percorrere, ad utlizzare, la strada le opere di Valio Tchenkov e Alessandro Dal Pont. A simboleggiare l’incontro di vite e culture diverse stanno i lavori di Marcela Cernadas, Jimmie Durham, Tomas Saraceno, Reto Emch. Pensati in stretto rapporto con il luogo che li ospita sono gli interventi installativi di Lawrence Carroll, Jorg Mandernach, Letizia Cariello, mentre le opere delle artiste Michaela Neumann, Lorenza Lucchi Basili, Donatella Di Cicco esprimono maggiormente la concezione dell’abitare. A trasportare nuovamente i rumori delle attività dell’uomo, del vento e della pioggia, all’interno dell’edificio è l’opera del greco Zafos Xagoraris che riesce, attraverso microfoni, amplificatori e altoparlanti, a comunicare l’unione inscindibile, intrinseca nell’origine di questo luogo, fra interno ed esterno.
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