Leggendo l’incipit di Gomorra avete immaginato gli apocalittici
container descritti da Saviano? Dimenticateli. Nella mostra The Chinese Box dei Map Office si vedono dall’altra parte del
mare, in Cina, dove non hanno nulla a che fare con i nostri stereotipi, ma
viaggiano sornioni su una chiatta del Pearl River Delta, verso l’infinito
dell’infinita produttività post-consumistica cinese.
I Map Office non vogliono raccontare la Cina attuale –
mostrare una realtà inafferrabile in continua evoluzione significa non
ricercarla più – ma danno frame di esperienze vissute tutti i giorni a casa
loro, a Hong Kong; fanno vivere mondi rappresentati da media differenziati che
riproducono lo stesso soggetto, per darci la possibilità di un indefinito non
ancora colto.
Se in Lisbon Story di Wim Wenders i vhs registrati in strada
venivano preservati dallo sguardo contemporaneo per relegarli intatti agli
sguardi futuri, qui al contrario la stessa esperienza viene riprodotta da più
media, per celebrarne l’hic et nunc continuamente riproducibile.
I Map Office – nella mostra curata da Emilia Giorgi e Anne
Palopoli e promossa dalla Fondazione Volume! e dalle Officine Farneto –
raccolgono dati, dall’urbanistica alle conchiglie di ostrica sulla spiaggia, da
toccare e sentire nell’installazione One Square Meter Land, fino ai pensieri dei contadini
cinesi scritti a fumetto, per rivelarci come si adattano e trovano nuove regole
all’invasione delle megalopoli.
Le opere mostrano scatti della Cina che corre veloce e
spiazza i nostri preconcetti, li supera, li digerisce, percorre strade non solo
mai fatte da noi, ma neanche mai immaginate. La città invisibile a Google Earth
usa la copertura primordiale di un cavalcavia per riprodurre micromondi al di sotto,
non clandestini, perché ogni cosa logicamente pragmatica in Cina diventa
possibile con semplicità. Raffinati cinesi in réclame patinate pubblicizzano
nuovi giganteschi edifici residenziali di gusto occidentale, e bevono vino
rosso (da pochissimi anni). E se fino a non molto fa era servito con ghiaccio e
limone, ora è simbolo di ricercatezza e benessere.
La prospettiva dal soppalco dona una visuale d’insieme dei
micropaesaggi in mostra. Il layer della struttura di Del Debbio nelle storiche Officine Farneto
si sovrappone al layer
di pixel riprodotti nell’allestimento di IaN+, fino al layer del visitatore,
che si muove seguendo il suo percorso personale tra i lavori dei Map Office,
mentre fuori il bosco di Monte Mario sembra attendere minacciosamente la nostra
dipartita per riappropriarsi del suolo.
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Map
Office alla Biennale di Architettura 2008
laura pistoia
mostra
visitata il 16 aprile 2010
dal 16 aprile al 7 maggio 2010
The
Chinese Box
a
cura di Emilia Giorgi e Anne Palopoli
Officine
Farneto
Orario:
da lunedì a venerdì ore 8.30-20
Ingresso
libero
Catalogo
Volume!
Info:
tel. +39 066892431; info@fondazionevolume.com;
www.fondazionevolume.com
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