-C+S Architects, Piazza GAMeC, Render by GDA-Visualization
Proseguono a Bergamo i lavori per la nuova sede della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, che troverà casa nell’ex Palazzetto dello Sport di via Pitentino: a completare l’intervento sarà una nuova piazza urbana, pensata come estensione naturale del museo e dispositivo di connessione tra spazi pubblici, verde e tessuto cittadino. Il progetto, firmato dallo studio C+S Architects di Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, è stato recentemente approvato dalla giunta comunale e prenderà forma tra il 2025 e il 2026, in parallelo con l’apertura del museo. L’intervento ha un valore complessivo di 2 milioni di euro ed è una delle tappe chiave del più ampio piano di rigenerazione urbana in corso a Bergamo.
L’architettura del nuovo museo nasce da un’operazione di retrofit radicale: le gradinate dell’ex palasport verranno eliminate, ma sarà conservato l’impianto strutturale originario, con i suoi pilastri ellittici in cemento armato a vista. All’interno di questo involucro, sarà inserita una “lanterna luminosa” che ospiterà spazi espositivi, archivi, aree didattiche e luoghi pubblici, definendo un contrasto poetico tra materia grezza e superfici rifinite.
Il rivestimento esterno sarà realizzato in pietra bianca sabbiata di Apricena, lo stesso materiale che caratterizzerà anche la nuova piazza Tiraboschi, creando un dialogo materico tra edificio e spazio pubblico. La hall del museo è pensata come un luogo poroso, fluido e accogliente, accessibile anche senza biglietto, dove i cittadini potranno studiare, incontrarsi, lavorare o semplicemente passare del tempo.
La nuova piazza Tiraboschi si configura come un elemento di connessione tra GAMeC, città e paesaggio: un’area pedonale sopraelevata, connessa da rampe e scale che garantiscono piena accessibilità, e rivestita anch’essa in pietra di Apricena. L’idea è quella di trasformare il museo in città, abbattendo le barriere – fisiche e simboliche – che spesso isolano le istituzioni culturali.
«Spesso i musei intimoriscono un po’ i cittadini, in particolare gli adolescenti», ha spiegato Maria Alessandra Segantini. «Con questa soluzione progettuale vogliamo che il museo esca dai propri confini e diventi città attraendo gruppi sociali diversi in ore diverse del giorno e dell’anno. Trasformiamo la hall del museo in uno spazio ibrido, fluido e attrattivo dove anche le giovani generazioni possano decidere di spendere il loro tempo e dove diversi gruppi sociali possano alternarsi in uno spazio accogliente all’interno e all’esterno del museo».
Uno degli elementi più originali del progetto è la grande fioriera fuori scala posta dietro una seduta ovale, concepita come giardino inaccessibile per l’uomo, ma ospitale per insetti e piccoli animali. La selezione botanica, composta da erbacee perenni, graminacee leggere e piante autoctone, è pensata per minima manutenzione e massima resa estetica, anche nei periodi di minor fioritura. Il paesaggio vegetale dialoga con i filari esistenti, rafforzati da nuove alberature, generando quinte visive che incorniciano da un lato la facciata del museo, dall’altro le colline bergamasche.
Il progetto, coerente con l’approccio etico e sociale di C+S Architects, si inserisce all’interno di una rete territoriale più ampia, connettendo il museo ai parchi cittadini (Suardi, Marenzi, Galgario), al polo delle ex caserme Montelungo/Colleoni, e ai nodi infrastrutturali della zona. Le rampe di accesso rendono la piazza interamente fruibile, mentre la pavimentazione in lastre regolari segue il disegno dei sistemi di raccolta delle acque. Anche gli elementi funzionali – come i corrimano in acciaio color bronzo – riprendono le tonalità dei serramenti del museo, costruendo una coerenza estetica tra spazi interni ed esterni.
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