Il tema suggerito per l’Esposizione Universale che marca il passaggio di millenio, “L’Uomo, la Tecnologia e l’Ambiente”, propone un modo nuovo di pensare questa manifestazione che in passato é stata il simbolo della corsa all’ industrializzazione.
Un cambiamento che determina una maggiore attenzione alla programmazione degli interventi, con una logica di Life Cycle Assisment che rende sostenibile anche un evento globalizzante. Cosi mentre i teorici si interrogano sul significato di una esposizione universale nell’ era dell’ informazione in rete, le argomentazioni trattate riportano il fenomeno ad una scala umana fatta di socializzazione e di esperienza. Ma la visione é comunque progressista, nel recupero di tradizioni valide da un lato, e nell’ evoluzione tecnica dall’ altro.
In molti padiglioni ed in tutti gli allestimenti tematici abbondano le presentazioni multimediali, le proiezioni e le attrezzature interattive. Il risultato puo essere interessante, come in “Mobilità” ed in “Lavori nel futuro”, entrame di Jean Nouvel, in “Energia” di Wolfram Wohr, ed in “Ambiente”.
Ma è solo in “Benessere futuro” di Toyo Ito che gli strumenti informativi escono dal banale uso didattico e diventano Architettura: sdraiati su ondeggianti poltrone ci si immerge nella Blurring Architecture, l’ involucro si dematerializza e lo spazio si fluidifica; l’ informazione coinvolge una nuova dimensione sensoriale. A questo punto la visita degli acclamati temi “Visioni del futuro” e “Il XXI secolo”, curati da Atelier 21, puo risultare addirittura fastidiosa per l’eccezionale barocchismo ludico.
Ma per un architetto, o artista che sia, é tra i padiglioni delle nazioni che occorre cercare il futuro. C’é in questa expo uno spunto innovativo comparabile alla Torre Eiffel, al Mies di Barcellona, alle tensostrutture di Montreal, alle costruzioni pneumatiche di Osaka?
E` presto per dirlo, ma se c’è stata un’ innovazione, questa potrebbe essere la grande attenzione data al legno come risorsa rinnovabile di materiale duttile e con buone caratteristiche tecniche; più che la riscoperta del legno, dunque, l’ acquisita consapevolezza del suo valore in uno sviluppo sotenibile, e la volontà di sperimentarne l’ uso in una nuova dimensione altamente tecnologica.
Il simbolo di questa expo é infatti la grande copertura lignea con immensi moduli a fungo realizzata da Herzog nel cuore della fiera (ed accanto ad un suo famoso edificio), ma tanti altri padiglioni forniscono esemplari interpretazioni dell’ uso di questo materiale. Il culmine si ha con il padiglione svizzero, dove Zumthor crea spazi poetici racchiudendoli con setti di legname inpilato senza giunzioni, e dunque facilmente riciclabile al termine delle manifestazioni.
Altri padiglioni assolutamente da visitare per il valore architettonico dell’ interpretazione del tema sono l’ ungherese di Vadàsz (magnifica la corte a forma d’ arca), l’ olandese di MVRDV (simbolica la stratificazione di istanze in una terra che non basta mai), ed il giapponese di Shigeru Ban (spazi poetici in una struttura di cartone).
In definitiva questa Expo, che istintivamente puo generare rigetto per l’ eccesso di didatticismo e per la sovrabbondanza di kitch, nasconde dei gioielli degni di una visita. Occorre non perdere tempo in brutti padiglioni come l’ italiano, il francese e l’ inglese, o in sovraffolate ed inutili attrattive come Planet M della Bertelsmann. Guardando oltre si scopriranno notevoli motivi di ispirazione.
Expo 2000
Fiera di Hannover, Germania
(Hannover Messe)
Ingresso 69DM (circa 69.000Lire)
Riduzioni per studenti, per gruppi, per visite plurigiornaliere
per visite serali;
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boh, de sta Expo i giornali ne parlano poco, eppure ci sarei voluta andare!
ma se il legno è il materiale del futuro, perchè in Italòia non piantiamo alberi?
non vale mica la pensa andarci sapete...
E' vero: il padiglione italiana è indecente; ma chi è il progettista?
Bisogna che ci mettete le foto degli altri padiglioni pero !!!
Il padiglione Rumeno è genialmente in tema!
Dove trovo una foto?
Io la pensavo come Ulisse, finchè ero là, ma poi a posteriori devo dire che sono contenta di essere stata partecipe di questo evento.
NB E' bello anche il padiglione Ceco.
Per l'Italia il fatto di avere un "brutto" padiglione alle Esposizioni Internazionali sembra esser cosa normale...anche a Lisbona non siamo stati particolarmente brillanti!
Concordo con Luca; anche il padiglione a Lisbona era d' altra parte firmato da Sturchio.
Ora, non per sminuire nessuno, ma come mai le altre nazioni mandano Architetti di grandissima fama a rappresentarle, e noi...