A Berlino aprirà un nuovo, piccolo museo dedicato al grande George Grosz

di - 3 Febbraio 2022

Se l’arte contemporanea di Parigi è in pieno fermento, dopo l’annuncio di una nuova fiera griffata Art Basel, l’atmosfera si scalda anche a Berlino, dove la George Grosz Estate ha annunciato i piani di aprire un nuovo museo dedicato al grande artista, anzi, più precisamente un piccolo museo. Il nome scelto, infatti, è “Das Kleine Grosz Museum”, cioè “Il piccolo museo di Grosz”, giocando con il nome del pittore, Groß, che, in tedesco, significa appunto “grande”. Tipica ironia mitteleuropea e tipico anche l’approccio architettonico, volto alla rifunzionalizzazione delle numerose e sempre affascinanti archeologie industriali che caratterizzano l’impianto urbanistico e la storia della Capitale (come nel caso, solo per ricordare il più recente, della nuova Kunsthalle Berlin, negli spazi dello storico aeroporto di Tempelhof): il museo, che dovrebbe aprire le sue porte da maggio, sorgerà infatti in una ex stazione di servizio.

George Grosz nella sua Berlino

Grosz nacque a Berlino nel 1893 e nella stessa città morì, in circostanze tanto tragiche quanto sfortunate – cadendo dalle scale di casa – nel 1959. Si arruolò nell’esercito tedesco nel 1914 ma fu congedato per problemi di salute la cui natura non è ancora stata chiarita. Partecipò alla rivolta socialista della Lega Spartachista e nel 1919 fu arrestato, si unì al Partito Comunista di Germania. Considerato uno dei baluardi dell’arte degenerata, fu costretto a fuggire a New York ma, non appena fu possibile, se ne tornò in Germania. Pur caratterizzate da tutti i segni dell’universalità e dell’innovazione, le sue opere, da quelle della giovinezza a quelle della maturità, sono profondamente radicate negli eventi tragici che stavano travolgendo l’Europa e il mondo nella prima metà del ‘900. Insomma, vita e arte strettamente legati alla sua piccola e grande patria ma anche decine di mostre organizzate nei musei più importanti al mondo. Eppure, a Berlino manca un luogo in cui ricordare, studiare e tramandare degnamente la sua arte e la sua vita.

George Grosz, Berlino, 1930

Un museo sorto per iniziativa privata: dieci mostre in cinque anni

L’Associazione George Grosz è stata fondata nel 2015 proprio per accrescere la sua presenza in città, su iniziativa di Ralph Jentsch, amministratore delegato della Grosz Estate e curatore del catalogo ragionato dell’artista (a proposito di cataloghi, qui una bella sorpresa per chi non può fare a meno delle opere di Robert Rauschenberg). E per colmare definitivamente questa lacuna sorgerà il nuovo museo, che in effetti, secondo quanto dichiarato da Pay Matthis Karstens, che ne sarà il curatore, è stato finanziato da un gruppo di sponsor privati della città.

© planungsbüro brakel, Berlin

Tuttavia, il museo sarà temporaneo e, almeno in questa prima fase, sarà aperto solo per cinque anni, nella stazione di servizio risalente agli anni ’50, in Bülowstrasse, non lontano dalla Neue Nationalgalerie, trasformata nel 2008 in abitazione dal mercante d’arte Juerg Judin. Judin concederà l’edificio al museo, che ospiterà anche una caffetteria e un negozio. Oltre a una mostra permanente di opere, nei prossimi cinque anni sono previste ben dieci mostre temporanee, con prestiti dalla famiglia, dalla Grosz Estate e da collezionisti privati. «Non è nostra intenzione competere con altri musei di Berlino per i finanziamenti statali», ha messo subito in chiaro Karstens: «Lavoreremo con fondi privati. Speriamo che i berlinesi siano entusiasti e che possa diventare permanente».

La prima mostra, “Gross Before Grosz”, si concentrerà sui primi anni di Grosz come artista, quando era ancora conosciuto con il suo nome di battesimo, Georg Ehrenfried Gross. Ciascuna delle mostre affronterà un aspetto diverso e ancora poco conosciuto della sua carriera e sarà accompagnata da un catalogo. «In linea con la controversa personalità di Grosz, il museo ha lo scopo di promuovere un vivace scambio tra generazioni e schieramenti politici, per affrontare le sfide sociali del presente», si legge in una nota diffusa alla stampa.

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