MASCIARELLI ART PROJECT IV. Combriccola al Castello by Francesco Simeti ph. Barbarossa
Cosa ci fa un orso marsicano accanto a un cammello? E un lupo appenninico a pochi passi da un ghepardo? Perché l’antico ulivo e la stella alpina convivono nella stessa immagine con una palma? È l’ecosistema inconsueto e inatteso scaturito dall’opera di Francesco Simeti (Palermo, 1968), che nel rappresentare e porgere omaggio all’Abruzzo cerca anche di indagarne la storia iconografica e molto di più: parlando di flora e fauna, proietta uno scenario del futuro prossimo, distopico quanto non del tutto improbabile.
Si intitola Combriccola al Castello l’ultima opera dell’artista siciliano di base a New York, che ha scelto il medium dell’arazzo per omaggiare la storia di un luogo ma senza alcuna retorica. L’occasione è stata quella dell’invito di Marina Cvetic Masciarelli e di Miriam Lee Masciarelli, proprietarie di Masciarelli Tenute Agricole, che per il quarto anno consecutivo chiamano un artista contemporaneo a realizzare un’opera che rimanga negli ambienti interni o esterni del Castello di Semivicoli, palazzo baronale del XVII secolo e quartier generale della cantina che sta costruendo, di anno in anno, un’importante collezione dedicata alla propria storia.
Dopo Job Smeets, Marcantonio e Agostino Iacurci, è Francesco Simeti a immergersi nei dettagli complessi e sorprendenti di questo luogo, firmando la quarta edizione di Masciarelli Art Project. Per l’occasione, ha realizzato anche una speciale etichetta destinata al Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2019, tra i vini più apprezzati della produzione, in cui alcune delle figure animali e vegetali presenti nell’opera vengono riprese e poste su fondo oro, a celebrare la preziosità della regione e la ricchezza del paesaggio.
«L’Abruzzo mi ha colpito per il suo essere una regione intrinsecamente selvatica e piena di storia, seppur meno nota rispetto ad altre parti d’Italia», racconta Simeti ad exibart. Combriccola al Castello è una stampa su arazzo che prosegue la ricerca dell’artista, in cui la realtà si mescola alla finzione, l’elemento decorativo a quello politico, l’iconografia classica alla rivisitazione personale. Una stratificazione continua in cui l’immagine diventa attore politico attivo e la superficie delle cose inganna la percezione del pubblico via via che si manifesta e muta nell’atto dell’osservazione.
È la stessa dinamica che accade all’interno dell’arazzo concepito per la tenuta Masciarelli: se a un primo impatto vediamo un groviglio di specie animali e vegetali, delle fiere celate nella selva oscura, basta ripercorrere le trame dell’opera per notare che qualcosa non è come appare di primo acchito: assieme alle figure attinte da manoscritti, codici miniati e libri antichi, notiamo elementi scintillanti e variopinti di tutt’altro genere. Per questi ultimi, l’artista si è rivolto a uno strumento appartenente all’epoca presente, ovvero all’intelligenza artificiale. L’effetto complessivo è armonico e allo stesso tempo straniante, una consapevolezza da conquistare concedendosi il tempo di perdersi negli innumerevoli dettagli dell’opera.
Combriccola al Castello è un racconto corale, una favola appartenente a diversi tempi storici, ma anche il monito di un futuro imminente. Avete presente quella sensazione di sottile inquietudine che proviamo quando vediamo un geco a Milano, o assistiamo all’invasione dei pappagalli asiatici a Roma e a qualsiasi accadimento in cui riscontrare concretamente un’anomalia del nostro ecosistema naturale? È una migrazione che potrebbe avvenire in ogni parte del mondo e la causa risale proprio nelle attività antropiche. D’altronde «è interessante pensare come l’essere umano si consideri da sempre qualcosa d’altro rispetto alla Natura. Lo si capisce quando diciamo frasi come “andiamo a fare una passeggiata in mezzo alla natura”» racconta ancora Francesco Simeti.
La rottura dell’equilibrio è quindi imminente, già in atto, sottile e impetuosa, sicuramente percepibile oltre le apparenze. A essere necessarie sono la consapevolezza e la forza di comprendere, le stesse che mettiamo in atto di fronte a un’opera il cui significato è molteplice. Questo è probabilmente l’insegnamento più prezioso di cui tener conto.
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