Cent’anni e mille artisti: intervista a Lorenza Trucchi

di - 25 Gennaio 2022

Conosco Lorenza Trucchi da molti anni. Oltre a essere una studiosa, giornalista e critica d’arte di prim’ordine, è una persona davvero speciale. Nel 2018 la intervistai per parlare di Jean Dubuffet, a seguito della sua donazione alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, nel 2016, di un suo quadro, La vie pastorale II, olio su tela del 1964. È stata Lorenza a far conoscere, prima in Italia, l’opera del grande artista francese. Questa di seguito è l’intervista, inedita.

Lorenza Trucchi e Maria Sensi, Roma, 24 febbraio 2017

Com’era Dubuffet? E dove l’hai conosciuto?
Dubuffet era molto generoso e gentile, un amico fedele, aveva un carattere amabile. Ho sempre avuto grande ammirazione e amicizia per lui. Lo conobbi a Parigi, dove dovevo incontrare Renato Barilli, che doveva fare degli articoli per la rivista “L’Europa letteraria”, diretta da Vigorelli. Barilli invece quella mattina mi telefonò dicendomi che non poteva, perché finalmente aveva ottenuto l’appuntamento allo studio dove Dubuffet realizzava nuove incisioni e che quindi doveva andare lì. Allora io gli risposi che non faceva nulla, che ci saremmo visti l’indomani, aggiungendo «Beato lei!». Allora Barilli mi propose di andare con lui, visto che vi si recava da solo. Mi disse: «non c’è neanche il pittore, venga pure». Sono andata, ho visto le nuove incisioni e, mentre stavamo uscendo, è entrato un uomo un po’ curvo. Chissà perché, vedendo il suo lavoro, mi aspettavo una persona più giovane. Porgendomi la mano mi ha chiesto: «Madame o Mademoiselle?». Ho risposto: «Mademoiselle». E lui: «Mademoiselle, comme toutes les grandes Mesdemoiselles, Greta Garbo ou Coco Chanel». Io ho detto due cose sulle incisioni e poi siamo usciti. Alloggiavo all’albergo Lutetia e c’era un altro amico, un letterato spagnolo, che mi aspettava. Poi ho spedito dei fiori alla moglie di Dubuffet e lui mi ha mandato delle incisioni, che ancora conservo.

Poi sei tornata a Roma?
Sì certo. Sono tornata a Roma e, dopo qualche mese, mi ha chiamato Marisa Volpi, che si occupava della sala di esposizioni della libreria Einaudi in via Veneto, situata dopo l’albergo Ambasciatori. Lì c’era una grande sala per conferenze, dove Giulio Carlo Argan e Marisa, che era il braccio operante, allestivano mostre. Proposi a Marisa di farne una di Dubuffet ed essi lo contattarono, chiedendogli chi voleva che gli presentasse la mostra. Dubuffet rispose: Lorenza Trucchi. Argan mi telefonò e mi chiese come mai, e gli dissi che l’avevo conosciuto. E così gli ho fatto la prima presentazione. Mi pare fosse il 1962.

Lo avevi conosciuto l’anno prima, nel 1961.
Infatti. Nel 1962 ho fatto questo foglietto, che conservo ancora, con questa presentazione. Poi sono tornata a Parigi. A un certo punto, indipendentemente, De Luca, il cui padre, ancora giovane, era deceduto, volle riprendere in mano la casa editrice. Non sapevano esattamente quale artista pubblicare, nella casa editrice volevano che fosse un italiano. Ma il loro giovane impaginatore, Gabriele Stocchi, aveva pensato di fare Dubuffet. Così andammo a Parigi, con il giovane Stefano De Luca e il geniale Stocchi, e ne venne fuori il libro che tu conosci.

Certo, la monografia su Dubuffet a tua cura, apparsa nel 1965.
È un libro particolarmente bello, con una copertina originale, che aveva realizzato lui e l’aveva data a Stefano. Devo dire che era un vero e proprio quadro. Da allora nacque una grande amicizia tra Dubuffet e me. Ogni volta che mi recavo a Parigi lo andavo a trovare. Divenni anche molto amica della moglie e lui mi presentò molte persone.

Nel 2014 De Luca ha pubblicato il tuo carteggio con Dubuffet, il quale, quando ti scriveva, iniziava ogni sua lettera chiamandoti “merveilleuse Lorenza”.
Era anche galante, se vogliamo. E generoso. Ha offerto il viaggio a New York a me e a un suo amico letterato e critico, in occasione di una sua mostra. Allora con gli aerei non era come adesso. Io andai prima a Parigi e vi dormii una notte. Poi partimmo tutti per New York, ospiti di Dubuffet. Alloggiammo in un albergo al Village. La mattina uscivamo e facevamo colazione fuori. In quell’occasione abbiamo incontrato molte persone interessanti, critici d’arte. Conoscemmo anche Hubert Damisch.

A proposito di stranieri, del 1992 è il libro “Arte per tutti”, curato da Giuseppe Appella per le Edizioni della Cometa, contenente i tuoi articoli pubblicati riguardanti solo artisti stranieri, da Vermeer, a Ingres, Corot, Nevelson, Picasso, Chagall, Magritte, Oppenheim, Matisse, Braque, Wols, Calder e tantissimi altri…
Esatto.

Per quanto riguarda le mostre su Dubuffet in Italia, nel 1989-1990 tu curasti una sua grande retrospettiva alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma con l’allora direttrice Augusta Monferini .
Con Augusta siamo molto amiche, siamo sempre andate d’accordo. Ci divertimmo, anche, a fare quella mostra. Siamo state varie volte a Parigi.

Jean Dubuffet, La vie pastorale II, ph. Roberto Mongarthaler

Hai donato il tuo quadro di Dubuffet, La vie pastorale II, del 1964, alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, che non aveva opere del maestro francese.
Sì, e mi hanno fatto una riproduzione fotografica di formato un po’ più piccolo, ma in modo mirabile, che ho collocato al posto dell’originale, come puoi vedere, perché mi faceva un po’ impressione vedere in casa quello spazio vuoto.

Lorenza, nella tua vita hai incontrato moltissimi artisti. Ce ne sarebbero tre, tra tutti, dei quali conservi un ricordo particolare?
Sì, infatti, ho conosciuto davvero molti artisti. Per citarne solo tre, potrei dirti tre personalità molto marcate, estremamente diverse tra loro. Nutro molta ammirazione per il loro lavoro, sono forse i miei prediletti. Te li dico in ordine di conoscenza: il primo è Burri, il secondo è Dubuffet e il terzo è Bacon. Facendo questi tre nomi non voglio sembrare orgogliosa, ma non penso di aver sbagliato.

*Lorenza Trucchi, nata nel Principato di Monaco, ha compiuto 100 anni il giorno 11 gennaio 2022; in tale data, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma le ha dedicato, in sua presenza, un omaggio alla carriera.

**Maria Sensi, nata ad Antibes, residente a Parigi, è titolare di un dottorato in storia dell’arte conseguito all’Università Paris-Sorbonne.

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