BIASIUCCI, Cornerstones, veduta della mostra al Castello di Barletta, 2024
Si presta a molteplici letture la mostra Cornerstones, in corso fino al 17 novembre nei sotterranei del Castello di Barletta. 14 autori contemporanei, tra i piĂš significativi del panorama italiano, compongono un percorso transdisciplinare, offrendo le loro opere a una riflessione aperta, caratterizzata da punti di vista plurimi. Innanzitutto, quello della sperimentazione contemporanea: gli autori invitati offrono uno spaccato significativo dello scenario artistico italiano, combinando temi e materiali eterogenei in un tracciato coinvolgente. Essi assurgono a âpietre angolariâ della riflessione sul presente, dando prova della polimorfia ma anche della pregnanza speculativa della sperimentazione artistica odierna.
Filosoficamente, le pietre angolari rappresentano ciò che rende possibile la costruzione, il punto su cui tutto può poggiarsi e trovare equilibrio. Una pietra angolare non è solo un blocco fisico, è unâidea, un principio che permette a ogni struttura di elevarsi. Nellâarte, le pietre angolari rappresentano la possibilitĂ di costruire visioni, di radicare il pensiero e la memoria. Esse sono lâossatura su cui lâartista poggia il proprio discorso, ma anche unâapertura verso la continuitĂ e il cambiamento.
Ma la mostra è anche un omaggio al passato e al presente dellâAccademia di Belle Arti di Foggia. Lâistituzione, infatti, si presenta attraverso gli artisti di maggiore notorietĂ che vi hanno insegnato o vi insegnano tuttora, rivelando la sua identitĂ e la sua storia recente, trasferendo di sĂŠ unâimmagine di qualitĂ e costante rinnovamento.
Curatrice dellâevento è Giusy Caroppo, barlettana, anche lei docente dellâAccademia foggiana, che ha strutturato un percorso ben integrato tra le opere e la struttura accogliente, aprendo la riflessione ad unâulteriore lettura, quella che chiama in causa lâinterazione tra architettura antica e arte contemporanea. Il concept dellâesposizione si sviluppa attorno allâidea degli artisti come pilastri dellâidentitĂ culturale collettiva, fondamentali per la costruzione e la conservazione della memoria.
Promossa da OPERA OMNIA e sostenuta dal progetto regionale âRadici e Aliâ, lâesposizione conferma la vocazione del Castello di Barletta come crocevia tra tradizione e sperimentazione. Cornerstones è un tracciato che si snoda tra sculture, installazioni, fotografie e opere multimediali, ideato per coinvolgere il visitatore in una narrazione avvolgente. Apre il percorso il lavoro di Domenico Borrelli che, con i suoi personaggi ibridi e stranianti, introduce il tema dellâalteritĂ ma anche dellâidentitĂ , parafrasando nellâindividuo il tassello di ogni costruzione sociale.
Vito Maiullari propone una scultura sonora in pietra che recupera memorie arcaiche ed evoca un senso di primitivismo ancestrale. Alla stessa temperie culturale rinvia il grafismo bestiale e onirico di Raffaele Fiorella. Memento mori di grandi proporzioni è Ciò che resta, ipertrofico teschio attraverso cui Paolo Grassino pone il visitatore dinnanzi alla caducitĂ della vita e allâineluttabilitĂ della morte, senza mediazioni o camuffamenti.
Medesimo soggetto adotta anche Antonio Biasucci. La sua ricerca fotografica applicata al duplice simbolismo di teschio e pane si traduce in unâarticolata composizione sospesa tra polittico e quadro radiografico, in cui, attraverso un efficace contrappunto tra vita e morte, si fondono antropologia ed estetica. Il duo Bianco-Valente esplora in video la forza evocativa della parola, giostrando abilmente tra forza del segno, incisivitĂ della scrittura ed espansione dellâacqua, rivelando in termini visivi il sottile confine che separa la dissolvenza del ricordo e la persistenza della memoria.
Nella dimensione tecnologica, il video di Maria Grazia Pontorno, Super Hu.fo_Voynich, partendo da un antico manoscritto esoterico del XV secolo, riflette sul dialogo tra arte e intelligenza artificiale, mentre le pennellate di Pierluigi Pusole e Marco Neri tracciano paesaggi che spaziano tra calore e freddezza cromatica; paesaggi che nelle parvenze del reale celano riflessioni interiori e indagini introspettive.
Una suadente superficie nera percorsa da andamenti rettilinei interni, resi visibili dal variare della luce e dal mutare del nostro punto di vista, ossia del nostro essere al mondo, costituisce la raffinata riflessione spaziale di Giuseppe Teofilo. Le caratteristiche opere in cartapesta di Perino&Vele, foriere di riflessioni sul problematico connotarsi della quotidianitĂ , si offrono al visitatore con unâironia pungente. La stessa che anima i mosaici pop di Leonardo Pivi in cui lâesultanza del colore si lega allâestetica del potere. Nicola Verlato presenta un movimentato Autoritratto allâetĂ di cinque anni, riflettendo sulle propensioni che emergono nella fase infantile ed evocando il suo legame spirituale con Caravaggio. Igor Imhoff chiude il percorso con Oblivion, un cortometraggio in bianco-nero nel quale affronta un immaginario dark, vicino alla sensibilitĂ della Generazione Z.
14 artisti, tutti legati allâAccademia di Belle Arti di Foggia, si presentano non solo come docenti ma come pilastri che sostengono e trasformano il tessuto del pensiero contemporaneo, elaborando un linguaggio visivo capace di esplorare lâincontro tra passato e futuro, memoria e innovazione, fragilitĂ e resilienza. In unâatmosfera sospesa tra ombra e luce, le opere offrono uno sguardo profondo sul concetto di fondamento culturale, esplorando il rapporto tra memoria e identitĂ , fragilitĂ e resistenza.
Gli elementi scultorei, le proiezioni e i suoni guidano il visitatore attraverso un itinerario multisensoriale, in cui la materialitĂ delle âpietre angolariâ si carica di simboli e visioni, offrendo al pubblico una prospettiva diversa su ciò che costituisce il fondamento della nostra cultura. Le installazioni sono distribuite in modo da dialogare con le pietre antiche, creando un racconto corale in cui ogni lavoro rappresenta un tassello di unâidentitĂ collettiva complessa.
La mostra invita il pubblico a riflettere sul rapporto tra le fondamenta fisiche e simboliche delle nostre societĂ , tracciando una linea tra lâesperienza accademica e lâespressione artistica. Essa invita il visitatore a una riflessione sulle radici della nostra identitĂ collettiva, conducendolo in un percorso immersivo che svela la tensione tra i materiali e i significati delle opere. Il visitatore, attraversando le gallerie e incontrando i âfondamentiâ artistici in esse proposti, è invitato a riflettere su quali siano le proprie pietre angolari, su cosa resta e cosa si trasforma nella ricerca dellâidentitĂ , abbracciando lâidea che lâarte sia non solo rappresentazione, ma sostegno e rifugio per le generazioni future.
La nascita della Sonnabend Collection Mantova, dentro il restaurato Palazzo della Ragione â inaugurata il 29 novembre 2025 con 94…
Alcuni dei suoi edifici sono i piĂš importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse piĂš…
La SocietĂ delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…
Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…
Ă morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dellâarte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…
La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…