Due nuovi spazi per Gagosian e Pace Gallery, tra Gstaad e New York

Altro che crisi, chi non vuole sentir parlare di chiusure sono Gagosian e Pace, tra le gallerie più influenti al mondo, che hanno appena presentato le imminenti aperture di due nuove sedi, rispettivamente, nella cittadina di montagna di Gstaad e nella metropoli mondiale per eccellenza, New York.

Se Maometto non va alla montagna, Gagosian apre a Gstaad

Con questa apertura, Gagosian pizza la diciottesima bandierina, la terza in terra svizzera: «La Svizzera ha da tempo una ricca storia di collezionismo», ha dichiarato Millicent Wilner, direttrice di Gagosian, che ha aggiunto come il pubblico del Paese sia particolarmente esigente. Il nuovo spazio di Gagosian a Gstaad prosegue sulla scia dell’apertura della sede a Basilea, nel 2019. Ma già nel 2018 aveva organizzato una serie di mostre pop up, di artisti come Giuseppe Penone, Andreas Gursky, Marc Newson e Ed Ruscha, proprio nella piccola città delle Alpi Svizzere dove, peraltro, ha una sede anche Hauser & Wirth.

Apprezzata dal turismo internazionale di alto livello, Gstaad è un piccolo gioiello per gli sport invernali, con 200 chilometri di piste da sci. Insomma una clientela selezionata, a portata di mano e di occhi. Considerando che le fiere non se la stanno passando bene, tra rinvii e cancellazioni, difficoltà di spostamenti e timori per gli assembramenti, da Gagosian hanno pensato di far tesoro di quell’antica e saggia massima che chiama in causa Maometto e le montagne. E visto che Gstadd si trova a circa 3mila metri di altitudine, l’hanno interpretata in senso letterale.

La galleria di Gagosian aprirà il 14 febbraio, sulla strada principale del paese, la Promenade 79. Lo spazio è stato progettato da Rémi Tessier, che ha recentemente curato la nuova sede parigina. Per inaugurare degnamente lo spazio di Gstaad, Gagosian presenterà una mostra dedicata a Damien Hirst. Intitolata “Myths, Legends and Monsters”, la mostra includerà una serie di dipinti a olio monocromatici prodotti negli ultimi 15 anni che raffigurano personaggi famosi come Pablo Escobar, Marilyn Monroe, Sid Vicious, Andy Warhol e Malcolm X. Insomma, dopo gli NFT – nei quali Hirst si è tuffato e sembra riuscire a nuotare con naturalezza innata – si torna sul classico. E per chiudere il cerchio, Gagosian ospiterà un’altra mostra del bad boy dell’arte contemporanea, a New York, West 24th Street.

Pace Gallery ricomincia dalla sua storia

Dopo la presentazione della corazzata a Seoul, Pace ritorna a New York, quartier generale della super galleria ma, questa volta, in maniera indiretta, in un certo senso. Ad aprire una nuova galleria, infatti, non sarà propriamente Pace ma Arnold “Arne” Glimcher, lo storico fondatore di quello che sarebbe diventato un impero. Alla guida di Pace Gallery per quasi 60 anni, Glimcher darà il via a una nuova avventura professionale con questo project space all’angolo tra Broadway e Walker Street nel quartiere Tribeca di New York. Lo spazio si chiamerà Gallery 125 Newbury, un tributo alla storia personale: si tratta infatti dell’indirizzo della prima galleria in assoluto aperto da Pace, nel 1960, a Boston. La Gallery 125 Newbury lavorerà comunque in stretta continuità con Pace, che è attualmente guidata dal Presidente e CEO Marc Glimcher, figlio di Arne. Il programma prevedrà fino a cinque mostre all’anno, con focus su collettive tematiche e artisti emergenti, non tutti della scuderia di Pace. Arne e il suo team proseguiranno i progetti anche con la “casamadre”, comprese le prossime mostre personali di Robert Irwin, Richard Tuttle e Sam Gilliam.

Si tratta, insomma, di una sorta di buen retiro? Non proprio. «Quando ho fondato la Pace Gallery 60 anni fa, era un posticino minuscolo in Newbury Street a Boston. Sono abbagliato ogni giorno da ciò che è diventata la galleria e dai nostri incredibili artisti, e sono entusiasta di continuare a svolgere un ruolo nella visione di Marc. La Gallery 125 Newbury permetterà di espandere la mia storia e, allo stesso tempo, di tornare al punto di partenza, tornare alla piccola galleria che avevo una volta, tornare a lavorare in ogni aspetto della realizzazione di mostre, dal lavoro con gli artisti al contatto con il pubblico, che è la parte che amo davvero», ha dichiarato Arne.

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