EDIT Napoli giunge alla sua sesta edizione, dall’11 al 13 ottobre 2024, presso l’Archivio di Stato di Napoli e in varie location sparse per la città. In occasione di questa edizione, Untitled Association vi accompagna alla scoperta di mostre, eventi e iniziative legate al Festival e ai principali spazi cittadini, con itinerari pensati per professionisti del settore, conoscitori e appassionati d’arte. Ogni itinerario prevede il coinvolgimento di una o più sedi legate al programma di EDIT. Gli itinerari sono organizzati per zone geografiche e sono attinenti al programma in occasione della fiera (qui li trovate tutti).
Il terzo itinerario comincia da un altro luogo utilizzato per EDIT. Partiamo dunque dall’Ipogeo dei Cristallini, dove è presentata l’installazione L’uovo di Partenope di Allegra Hicks.
Torna infatti a EDIT Napoli anche Allegra Hicks, celebre per le sue opere che fondono arte e artigianato e che quest’anno presenta un progetto ispirato alle leggende partenopee. Al centro del lavoro è il mito della sirena Partenope e dell’uovo da lei deposto prima di morire, che si narra sia nascosto nelle fondamenta di Castel dell’Ovo. L’opera di Hicks è esposta all’Ipogeo dei Cristallini, un luogo suggestivo, nonché testimonianza di pittura ed architettura ellenistica, situato nel cuore del Rione Sanità-Vergini. In un simbolismo che richiama il mito della sirena, il lavoro di Hicks, proprio come l’uovo protagonista della leggenda, trova collocazione in una location sotterranea, invitando ad una riflessione sulla fragilità della bellezza e al contempo sulla sua tutela.
Allontanandoci dal quartiere della Sanità, raggiungiamo il Quartiere Latino, dove è possibile visitare la collezione permanente e gli studi d’artista, a cura di Nicola Vincenzo Piscopo e Marta Ferrara.
Quartiere Latino è il progetto che sta costituendo un museo condominiale a km 0. Sita a Napoli in Via Domenico Cirillo, la collezione in progress riunisce assieme opere permanenti realizzate negli ambienti condivisi di un tipico condominio napoletano, composto da un androne, da un piccolo cortile interno e da una caratteristica rampa di scale su cui affacciano numerosi appartamenti. Gli artisti sono chiamati ad interpretare lo spirito e la storia dell’edificio da un punto di vista personale, senza vincoli se non la site specificity dell’opera. Il risultato è un mosaico che si sta man mano componendo, una caleidoscopica visione da parte di una comunità artistica che si pone in dialogo con un contesto totalmente estraneo alle classiche dinamiche museali.
Al momento la collezione è composta dalle opere di Clarissa Baldassarri, Gabriella Siciliano, Paolo La Motta, Lucas Memmola, Veronica Bisesti, Andrea Bolognino, Antonella Raio, Fabrizio Cicero, Vincenzo Rusciano, Roberto Pugliese, Carmela De Falco e Miho Tanaka.
A breve distanza, in via Settembrini, giungiamo al Madre, dove è prevista la visita di due group show in corso: Vai, vai, Saudade, a cura di Cristiano Raimondi; e Cutting Clouds | Tagliando le nuvole, a cura di Marta Ferrara e Marta Wróblewska.
Vai, vai, Saudade (oggi alle 11:30 visita guidata con il curatore e l’artista Adriana Varejão) è una mostra collettiva che propone un itinerario poetico articolato in una serie di racconti legati all’arte prodotta in Brasile a partire dal secondo dopoguerra. Si tratta di “appunti di viaggio” che si fondono in un percorso espositivo libero ma interconnesso da tematiche formali e concettuali, spirituali e terrene, politiche e geografiche alla base di una narrazione che segue una logica simile a quella di un romanzo diviso per capitoli. Lambendo questioni urgenti del Brasile continentale, moderno e contemporaneo, la mostra prende il titolo da una samba composta da Heitor dos Prazeres (Rio de Janeiro, 1898 – 1966), artista Carioca che fu tra i primi a subire la censura della dittatura militare nel 1964.
Cutting Clouds | Tagliando le nuvole è un programma che include azioni legate dal comune denominatore dell’effimero e dell’impermanente. Il titolo si riferisce a Cloud Scissors, opera concepita nei primi anni ‘60 da George Brecht. Alcuni cartoncini indicanti luoghi, tempi e modalità sono istruzioni per un possibile happening combinato da più eventi: indicazioni aleatorie da seguire per spostare i limiti creativi attraverso il gioco e la sperimentazione. Gli strumenti lasciati in eredità da Brecht diventano lo stimolo per un esercizio immaginativo. Negli spazi liminali del museo, interventi e opere presentano una potenzialità, un’idea d’incompletezza, adottando diversi media. Cutting Clouds, riflettendo la natura mutevole delle nuvole, si evolve attraverso operazioni che mirano ad attivare creatività potenziali apprezzando il casuale, l’improvvisato e l’indeterminato.
Come ultima tappa del nostro itinerario di oggi possiamo visitare la Fondazione Made in Cloister, con due mostre presenti: Interaction, mostra collettiva a cura di Demetrio Paparoni, presso il chiostro, è un progetto biennale di arte contemporanea con artisti internazionali chiamati a interagire tra loro, con lo spazio e la comunità. Artisti e artiste di diversi paesi, generazioni e linguaggi sono chiamati a realizzare opere site-specific e a interagire tra loro, con lo spazio e con la comunità, dando vita ad un’esposizione corale.
Il titolo ha carattere programmatico: interagire significa confrontarsi, dialogare, abbassare le difese naturali e accettare di crescere e lavorare insieme. C’è una parola africana, “Ubuntu”, che esprime benissimo questo concetto e il cui significato è: “io sono perché noi siamo”. Un messaggio chiaro, radicato nelle culture popolari, eppure troppo spesso disatteso e ignorato. Artisti che interagiscono tra loro e con lo spazio che li ospita possono contribuire a dare a questo termine la forza del cambiamento e della trasformazione.
The Other and Otherness è il tema dell’edizione 2024, che affronta le molteplici sfaccettature dell’Alterità. Un’edizione che si arricchisce con la sezione Off-site e l’obiettivo di estendere la mostra all’intero quartiere di Porta Capuana, area di “periferia urbana”, sebbene nel pieno del Centro Storico della città, per includere ancora di più il quartiere multietnico e i suoi abitanti, coerentemente con la missione di Made in Cloister di rigenerazione urbana e inclusione sociale attraverso l’arte.
Nel Lab.oratorio invece è esposta La Casa di Wendy, installazione site-specific di Gabriella Siciliano, artista classe 1990. Visitabile fino a novembre 2024 e realizzata nell’intimo spazio riconvertito in sede espositiva nel complesso monumentale di Santa Caterina a Formiello, Siciliano ha messo in scena un’ambientazione in cui albergano, come assopiti, presente, passato e futuro.
EDIT @ Ipogeo dei Cristallini
L’uovo di Partenope
Allegra Hicks
11.10 → 13.10.2024
Quartiere Latino
Via Domenico Cirillo,18
quartierelatinomuseo.it
@quartiere_latino_napoli
Clarissa Baldassarri, Gabriella Siciliano, Paolo La Motta, Lucas Memmola, Veronica Bisesti,
Andrea Bolognino, Antonella Raio, Fabrizio Cicero, Vincenzo Rusciano, Roberto Pugliese,
Carmela De Falco, and Miho Tanaka
Permanent collection curated by Nicola Vincenzo Piscopo and Marta Ferrara → ongoing
Madre – Museo d’arte contemporanea Donnaregina
Via Luigi Settembrini, 79
madrenapoli.it
@museomadre
Vai, vai, Saudade
Group show curated by Cristiano Raimondi
→ 04.11.2024
Cutting Clouds | Tagliando le nuvole
Group show curated by Marta Ferrara and Marta Wróblewska
26.09 → 07.01.2025
Fondazione Made in Cloister
Piazza Enrico de Nicola, 48
madeincloister.com
@fondazionemadeincloister
At Chiostro
Interaction
Group show curated by Demetrio Paparoni
→ 16.11.2024
At LAB.oratorio
La Casa di Wendy. Gabriella Siciliano
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